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La tazza perfetta per bere a gravità zero

Geek   16.04.24  

Bere da un bicchiere può sembrare un'azione naturale sul nostro pianeta, ma quando la gravità inizia a diminuire, avvicinandosi a zero, le cose si complicano. Parecchio.
Gli astronauti devono affrontare sfide quotidiane che noi, sulla Terra, diamo per scontate. La gravità gioca un ruolo fondamentale in questo.
In uno stato di microgravità il liquido non scende naturalmente verso il basso, ma rimane in sospensione, formando bolle più o meno regolare che fluttuano nello spazio vuoto appena si prova a versarle a un recipiente. Ecco perché tradizionalmente le missioni spaziali prevedono bottiglie a pressione con cannucce.

Almeno sino a quando l'astronauta Don Pettit, usando fogli di poliestere e del nastro di pellicola poliammide Kapton, ha inventato a bordo della ISS una tazza che permette di bere comodamente anche quando ci si trova a fluttuare in microgravità.
The Action Lab spiega il funzionamento di questa ingegnosa invenzione che sfrutta la tensione superficiale del liquido per mantenerlo all'interno della tazza, consentendo agli astronauti di bere senza che il liquido si disperda in tutti gli ambienti.

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Etna la Signora degli Anelli

Geek   12.04.24  

Gli anelli di vortice vulcanico sono cerchi naturali e quasi perfetti di gas emessi da un vulcano in determinate condizioni e il Monte Etna ne emette più di ogni altro vulcano attivo sulla Terra.
Si tratta di un fenomeno relativamente raro causato da una costante emissione di vapori e gas. La massa gassosa sale rapidamente attraverso la parete centrale del condotto vulcanico, favorendo la formazione di anelli quasi perfetti di gas. Proprio come saprebbe fare un esperto fumatore di pipa.

Secondo i vulcanologi, la frequenza con cui il Monte Etna produce questi anelli di fumo è notevole. La sua attività costante, con una storia di eruzioni che si estende per millenni, e la sua posizione geografica lo rendono un luogo ideale per lo sviluppo di questo fenomeno affascinante.
Da qui il soprannome di Signora degli Anelli dato dalle comunità che vivono all'ombra della montagna siciliana.

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Breve guida alle eclissi solari

Geek   06.04.24  

Cameron Duke di MinuteEarth racconta la lunga storia dello studio delle eclissi solari e spiega come gli esseri umani abbiano imparato a prevederle.

Scopriamo che la ragione per cui non abbiamo eclissi ogni mese è dovuta all'inclinazione dell'orbita della Luna rispetto all'orbita della Terra intorno al Sole.
Il perché ci sono più eclissi nell'emisfero nord che in quello sud è invece dovuto al fatto che l'emisfero boreale è più vicino al percorso dell'ombra proiettata dalla Luna rispetto all'emisfero australe.
Viene infine spiegato perché le eclissi si spostano da ovest verso est, perché sono rare e perché gli animali potrebbero comportarsi in modo strano durante questo affascinante fenomeno astronomico.

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Il curioso e vasto mondo dei picchi

Geek   31.03.24  

I picchi sono uccelli affascinanti e curiosi, noti per il loro caratteristico comportamento di picchiettare sui tronchi degli alberi. Ma oltre alla loro caratteristica abilità, i picchi presentano una sorprendente varietà di dimensioni, colori e adattamenti che li rendono una delle famiglie di uccelli più interessanti e diversificate del mondo con oltre 230 specie.

Cornell Lab of Ornithology ci conduce in un viaggio attraverso la diversità di questa razza di uccelli, mostrandoci specie provenienti da ogni angolo del pianeta. Potremo ammirare l'imponente picchio imperiale, con la sua spettacolare cresta rossa e nera, o il piccolo picchio delle Filippine, che è una delle specie più rare al mondo. Scopriremo anche il picchio nero dell'America settentrionale, noto per il suo piumaggio nero lucido e il caratteristico richiamo.
Ma non sono solo le dimensioni e i colori a differenziare i picchi. Questi uccelli si sono adattati a una vasta gamma di habitat, dalle foreste pluviali alle regioni montane, dai deserti alle tundre. Alcune specie sono specializzate nel cercare cibo sotto la corteccia degli alberi, mentre altre si nutrono principalmente di insetti che trovano nel suolo o tra l'erba.
Apprenderemo le curiose abitudini dei picchi, come il loro modo unico di comunicare attraverso i tambureggiamenti sui tronchi o la costruzione delle loro tane all'interno degli alberi. Scopriemo come i becchi robusti si sono adattati consentendo loro di resistere alle forti sollecitazioni causate dal picchiettare costante.
Attraverso immagini mozzafiato e informazioni dettagliate, esploreremo la natura unica di questi uccelli e verremo catturati dalla bellezza e dalla varietà di questa straordinaria specie di volatili.

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Come gli antichi egizi costruirono la Grande Piramide

Geek   30.03.24  

Appena il faraone Khufu salì al trono intorno al 2575 a.C., iniziarono i lavori per il suo luogo di riposo eterno. L'architetto della struttura, Hemiunu, stimò che avrebbe avuto bisogno di 20 anni per completare la tomba reale. Ma ciò che non poteva prevedere era che questo monumento sarebbe rimasto la struttura artificiale più alta del mondo per oltre 38 secoli.

Soraya Field Fiorio, su TED-Ed esplora la costruzione della Piramide di Cheope, una delle sette meraviglie del mondo antico e uno dei monumenti più iconici e misteriosi della storia umana. Le dimensioni imponenti e la precisione della sua costruzione hanno affascinato studiosi e visitatori di tutto il mondo per secoli.
La costruzione di una struttura così monumentale richiese un'enorme quantità di manodopera, risorse e pianificazione. Gli antichi egizi impiegarono una combinazione di abilità architettoniche, ingegneristiche e organizzative per realizzare questa meraviglia. La base della piramide copre un'area di oltre 13 acri, con blocchi di pietra di enormi dimensioni che vennero trasportati e posizionati con una precisione significativa.

Una delle domande più affascinanti riguardo alla Grande Piramide è come gli antichi egizi riuscirono a sollevare e posizionare i massicci blocchi di pietra che costituiscono la struttura. Gli studiosi hanno ipotizzato diverse teorie, tra cui l'uso di rampe, argani, leve e persino l'uso di acqua per agevolare il movimento dei blocchi. Nonostante le ipotesi, la tecnica esatta rimane ancora oggetto di dibattito e studio.
Oltre alla sfida della costruzione fisica, gli egizi dovettero anche affrontare questioni logistiche complesse. Era necessario fornire cibo, acqua e alloggio per migliaia di lavoratori durante i lunghi anni di costruzione. I materiali da costruzione dovevano essere estratti da cave remote e trasportati sul luogo di costruzione. Tutto ciò richiedeva un'organizzazione efficiente e una pianificazione attenta.

La Piramide di Cheope rimane un testamento alla maestria degli antichi egizi nel campo dell'architettura e dell'astronomia.
Attraverso lo studio della sua costruzione, possiamo affondare nelle abilità e nella creatività degli antichi egizi. La loro dedizione, il loro ingegno e la loro visione hanno dato vita a un monumento che rimane un simbolo silenzioso della passata grandezza dell'antico Egitto.

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I cinque punti più profondi della Terra

Geek   16.03.24  

La mappa animata di Esri ci offre un tour di quattro degli abissi più profondi della Terra e di un'area che molto probabilmente è stata creata dalla separazione dei fondali marini, quando due placche tettoniche si sono allontanate l'una dall'altra.

La Terra con oltre il 70% della sua superficie coperta dagli oceani è un pianeta d'acqua. Mapparli con la massima precisione è sempre stato una sfida, tanto che ancora oggi abbiamo carte geografiche di Marte più dettagliate rispetto a quelle dei nostri oceani.
L'iniziativa delle Nazioni Unite Seabed 2030 si propone di risolvere queste carenze creando una mappa batimetrica completa degli oceani entro la fine del decennio.

L'analisi di queste cinque profondità oceaniche, l'Abisso Molloy, la Fossa della Sonda, la Fossa delle Sandwich Australi, la Fossa di Porto Rico che rappresenta il punto più profondo dell'Atlantico e la Fossa delle Marianne con l'Abisso Challenger, ci offre una finestra su alcuni degli ultimi territori meno esplorati del nostro pianeta.

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I segreti della Stazione Spaziale Internazionale

Geek   15.03.24  

Il National Geographic esplora la Stazione Spaziale Internazionale, una meraviglia dell'ingegneria che spinge i confini umani nello spazio e approfondisce le sfide che gli astronauti affrontano vivendo a bassa gravità e le sofisticate soluzioni adottate per superarle.

Costruire e mantenere la ISS nell'ambiente estremo dello spazio è una sfida senza precedenti, non solo a livello tecnico, dato che i vari moduli e i sistemi di supporto vitale sono stati assemblati nello spazio, ma ha anche richiesto una complessa collaborazione internazionale.
La stazione spaziale genera la propria aria utilizzando l'elettrolisi per produrre ossigeno e l'acqua attraverso un complesso sistema di filtrazione a più stadi per riciclare l'acqua da diverse fonti. Inoltre la ISS si protegge dai micrometeoriti e altri detriti spaziali grazie a speciali configurazioni di scudi di Whipple e può manovrare cambiando altitudine per evitare impatti con oggetti di dimensioni maggiori.
Anche le intense variazioni di termiche sono una sfida e devono essere contrastate con un sofisticato sistema di raffreddamento che utilizza ammoniaca per dissipare il calore.
Mantenere una comunicazione costante con la Terra è fondamentale per il controllo delle missioni. L'ISS utilizza una rete di satelliti e connessioni laser per superare questo ostacolo.

La Stazione Spaziale Internazionale non è solo una meraviglia tecnologica e un laboratorio scientifico, ma serve anche come campo di addestramento per le missioni nello spazio profondo per comprendere gli effetti a lungo termine dei viaggi spaziali sul corpo umano e a testare innovative soluzioni adattabili per l'esplorazione spaziale, come il modulo espandibile BEAM, un prototipo per futuri habitat spaziali di grandi dimensioni.

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L'idea che ha salvato la Torre di Pisa

Geek   13.03.24  

Milioni di turisti si sono fatti immortalare mentre fingono di sorreggere la Torre di Pisa. A partire dal 1990 qualcuno lo ha fatto davvero.
Nel corso dei suoi circa sei secoli l'iconica inclinazione della torre in piazza del Duomo continuò ad aumentare fino a quando, nel 1990, la torre fu chiusa al pubblico per timore che fosse vicina al collasso. Il governo italiano nominò una commissione di ingegneri, architetti ed esperti di restauro conservativo per decidere come riparare definitivamente la struttura.
Grady Hillhouse, di Practical Engineering, analizza come un team di ingegneri perseveranti ed estremamente creativi utilizzarono tutto ciò che avevano a disposizione per mantenere la torre in piedi, riducendone l'inclinazione.

Tre idee si erano alternate su come preservare la Torre di Pisa.
La prima consisteva nel pompare l'acqua sotterranea dalla sabbia sotto il lato nord della torre, ma questa soluzione rischiava di peggiorare ancora di più la situazione.
La seconda ipotesi prendeva in esame l'elettrosmosi, ma si scoprì che il terreno era troppo conduttivo e tutti gli altri effetti della combinazione di elettricità e terreno saturo rendevano il processo praticamente inutile.
La commissione si trovò dunque concorde su una terza possibilità: lo scavo sotto la torre. Se non riuscivano a far consolidare il terreno sotto la torre, potevano semplicemente rimuoverne una parte. Alla fine, l'idea dello scavo sotto la torre funzionò bene e le tecniche innovative sono utilizzate ancora oggi. L'intento non era quello di raddrizzare perfettamente la torre, ma di evitare che si inclinasse così tanto da diventare pericolosa per il pubblico e di preservarne la sua caratteristica almeno per tre secoli a venire.

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Eliminare i rifiuti spaziali utilizzando un laser

Geek   06.03.24  

I detriti spaziali prodotti da lanci orbitali possono seriamente danneggiare i satelliti operativi, astronavi e le stazioni spaziali. Con un'industria spaziale commerciale in rapida crescita che ha messo in orbita un numero senza precedenti di nuovi satelliti e veicoli questo problema può solo peggiorare.

Gli scienziati si preoccupano di una situazione, ipotizzata negli anni '70, chiamata sindrome di Kessler, in cui una reazione a catena incontrollata di collisioni e frammentazioni produce una nuvola di detriti intorno alla Terra così densa da minacciare le future missioni spaziali.
Vox analizza le opzioni proposte per iniziare a ripulire i detriti che ci circondano.

Una strategia per gli oggetti più grandi, ovvero frammenti di dimensioni superiori a 10 centimetri, potrebbe essere quella di inviare un piccolo veicolo spaziale per rallentare l'orbita del detrito per permetterne un rientro atmosferico controllato.
Per la classe più piccola di detriti, che varia da 1 millimetro a 1 centimetro di dimensione, ci sono due idee principali. Una sarebbe quella di mettere in orbita un raccoglitore fisico per catturare o rallentare questi piccoli frammenti incontrollabili. L'altra propone di introdurre una nuvola di polvere di tungsteno in orbita per appesantirli e trascinarli nell'atmosfera terrestre. Entrambe le idee sembrano tuttavia poco pratiche e addirittura controproducenti.

È qui che entra in gioco l'utilizzo dei laser. Questo approccio prevede di tracciare i frammenti con un radar e colpirli con un laser, sempre con l'obiettivo di disturbarne l'orbita e neutralizzarli.

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Perché non usiamo ovunque la luce ultravioletta per uccidere i virus

Geek   03.03.24  

La scoperta dell'effetto letale della luce ultravioletta sui virus non è nuova, ma l'attenzione si è sempre focalizzata sugli effetti nocivi che questa radiazione può avere sulla nostra pelle.
L'ultravioletto C, o UVC, in particolare, è una forma di luce ultravioletta che ha dimostrato di essere altamente efficace nel neutralizzare i virus. Tuttavia, la radiazione UV è stata considerata dannoso per la salute umana a causa della sua capacità di danneggiare il DNA nelle cellule e causare il cancro. Questa è la ragione per cui negli anni abbiamo adottato misure di protezione come l'uso di creme solari e l'esposizione controllata al sole.

Tuttavia, nel 2020 è stata fatta una scoperta sorprendente nel tentativo di trovare una difesa efficace contro il Coronavirus. È emerso che l'UVC, se utilizzato a una specifica lunghezza d'onda, chiamata ultravioletto lontano, o FUV, può essere sicuro per l'uomo e allo stesso tempo efficace nel distruggere i virus. Questa scoperta ha suscitato grande interesse nella comunità scientifica e medica.

Nonostante i risultati promettenti, l'adozione diffusa dell'UV lontano per eliminare i virus non è ancora diventata una pratica comune.
Vox analizza le ancora molte domande aperte sulla sua sicurezza e sulla sua efficacia. Ad esempio, è necessario comprendere meglio gli effetti a lungo termine dell'esposizione all'UV lontano sull'uomo e determinare le dosi ottimali per un'efficace sterilizzazione. Inoltre, ci sono anche considerazioni economiche da valutare, come il costo degli apparecchi di illuminazione UV lontano e la loro manutenzione.
Solo attraverso un approccio scientifico rigoroso e una valutazione accurata della sicurezza e dell'efficacia dell'UV lontano, potremo determinare se e come questo potrebbe diventare una soluzione affidabile per la sterilizzazione e il controllo dei virus.

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