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Nell'anniversario di Nassiriya la rabbia di Nunzio Bruno: accuse durissime

Res publica   11.11.04  

Bersaglieri a NassiriyaA 12 mesi dalla strage di Nassiriya, Nunzio Bruno, padre di Massimiliano, carabiniere, morto nell'attacco, pronuncia parole che sono un vero e proprio atto d'accusa: "Lì non dovevano proprio esserci soldati nostri a fare la guerra. E non, come si dice in maniera mascherata, per 'motivi di pace'. E' stato un omicidio. E' come averli mandati a morire. Perché era una guerra che a noi non interessava. Siamo andati per difendere che cosa? Solo per un capo del governo strisciante, tutto gongolante, soddisfatto e orgoglioso di quello che faceva. Ma faceva solo danni a noi e altri popoli".

Il padre prosegue: "Ci sono motivi nascosti: il petrolio, dominare, dimostrare la forza degli americani. La storia ci dice che quando un popolo non è contento dei propri governanti, si ribella. Gli iracheni, se non erano contenti del loro governo, si potevano fare loro la rivoluzione".

Anche Lorenzo, il fratello maggiore di Massimiliano è d'accordo: "Sarebbe stato più opportuno presentarci insieme alla Comunità europea piuttosto che insieme agli americani. Ancor meglio con l'Onu, ma sembra sia un meccanismo che non funziona. Essere alle spalle degli Stati Uniti ci ha messo in una luce pericolosa. Gli iracheni, la piccola parte che porta questi attacchi, ci ha visto come collaboratori degli americani, ci hanno visto come il nemico".

Se la prende con il governo, l'uomo che ha perso un figlio in Iraq, un governo "fatto di gente che vuole fare bella figura".

"Quando vanno all'estero si genuflettono davanti agli altri. Il nostro presidente del consiglio ha fatto quello che ha voluto il presidente Usa. Qualsiasi cosa dice lui non è una richiesta, è un ordine. Questo vassallaggio mi dà fastidio".

Nunzio Bruno ha parole anche per il comandante generale di Brigata dell'esercito che "ha pensato ai pericoli che correva il contingente e ha provveduto con filo spinato e qualche sacco di sabbia. Lui però si è andato a rinchiudere in un bunker, con i ragazzi lasciati nella più assoluta vulnerabilità".

La sua condanna è senza appello: "Uomini invertebrati e senza dignità. Andrebbero allontanati invece di attribuirgli compiti più grandi di loro che sfociano in disastri".

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