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Cosa fare se cade Berlusconi

Res publica   04.08.10  

Al primo incidente si vota

L'ipotesi di una caduta di Berlusconi potrebbe non essere così remota. La tenuta del Governo è appesa a pochi fili stretti nelle mani di Fini.
Quali prospettive si aprono e quali i possibili scenari per il centro sinistra?
Elezioni a novembre (o al più tardi in primavera) o governo di transizione?

Paradossalmente è la sinistra ad avere più paura nell'eventualità di un crollo dell'esecutivo.
Divisi, senza un leader, senza un programma, con il problema delle alleanze e l'incognita UDC difficilmente potrebbero spuntarla nel caso del ricorso alle urne immediato.
La Lega molto probabilmente incrementerà il suo bottino elettorale e il PdL potrebbe reggere meglio del previsto il colpo.
Molto dipenderebbe da Fini e dal peso politico che saprà ritagliarsi la sua creatura, Futuro e Libertà per l'Italia. Dai primi sondaggi sembra chiaro che riuscirebbe a raccogliere voti sia al PdL sia al PD, nel caso si presentasse da sola alle elezioni. Nella situazione attuale ciò significa un danno principalmente per il PD costretto a dover rincorrere.
Il Movimento 5 Stelle di Grillo potrebbe essere un'ulteriore spina nella zampa. Il bacino elettorale che andrà ad intaccare sarà quello del centro sinistra e difficilmente si apparenterà con il PD in caso di elezioni anticipate.
Infine l'attuale legge elettorale è tagliata su misura per riportare subito in sella Berlusconi con un unico alleato, la Lega di Bossi (o a rendere il paese ingovernabile con un Senato senza maggioranza). Un governo a briglie sciolte e per assurdo ancora più spostato a destra.

La seconda ipotesi è il governo di transizione. Un esecutivo a termine in grado di riformare la legge elettorale e poco più.
Darebbe alla sinistra tempo per organizzarsi e trovare la quadra (o almeno tentare) per presentarsi il più unita possibile e con un programma condiviso. Lascerebbe il tempo per realizzare eventuali primarie e decidere il candidato premier.
Le difficoltà di questa ipotesi sono tuttavia molteplici. Innanzi tutto trovare una nuova maggioranza; le chiusure di PdL e Lega non fanno ben sperare. Ci sarebbe poi il dilemma sulla scelta del nuovo Presidente del Consiglio. Le voci su Monti o sul sempreverde Tremonti lasciano il tempo che trovano. Al momento tante le ipotesi, poche quelle concrete.
Infine potrebbe essere mal vista da un numero consistente di italiani. Il termine "inciucio" monopolizzerebbe nuovamente la scena politica, minacciando il risultato elettorale delle opposizioni "traditrici della volontà popolare emersa nel 2008".

Motivi per cui in molti nicchiano aspettando che il passaggio dell'estate porti qualche buona idea e qualche nome su cui iniziare a fare i conti.

Le eventuali primarie di coalizione oggi potrebbero rivelarsi un vero gioco al massacro.

Bersani è un ottimo ministro. Quello sa fare e quello deve fare.
Ci ha provato è innegabile, ma non ha la stoffa del leader di partito. Gli è stata aperta una linea di credito e l'ha sprecata. Difficilmente potrà rifarsi.

Vendola avrebbe il carisma, ma gioca per perdere. Non ha l'intelligenza politica di saper parlare al suo popolo senza al contempo spaventare gli indecisi e le frange più moderate.
Dubito saprà cambiare pelle. Va per i 52 anni, non è più un ragazzino. Se raggiunta e superata la maturità non si sa ancora dosare le forze si è finiti o semplicemente si è destinati a guidare una minoranza nella minoranza.

Di Pietro è l'uomo forte dell'opposizione, ma non ha le carte né tantomeno le capacità per guidare una nazione. Inoltre una volta tramontata la sua nemesi, Berlusconi, potrebbe perdere molto del suo appeal iniziale.

I giovani di belle speranze sono almeno due. Serracchiani spedita immantinente a Bruxelles e Renzi che sta facendo bene a Firenze, dopo la fruttuosa parentesi in provincia.

E quelli che navigano a vista. Scalfarotto è bravino, ma non ha certo la fortuna dalla sua e questo per un politico è mortale.
Civati è dinamico, ma deve ancora dimostrare di avere le palle. Finora tante ottime parole, ma ben pochi fatti.

Marino, non pervenuto.

Prodi. Andrebbe prima scongelato.

Montezemolo. Vroom! Vroom!

Il male minore, comunque la si guardi, resta il governo di transizione. Poi rimboccarsi le maniche e ripartire dall'unità. Iniziare a svecchiare la classe dirigente con iniziative coraggiose. Imparare a leggere il mondo e la società che ci circonda fuori dagli schemi degli anni '70. Puntare su pochi temi decisivi e condivisi. Cinque o sei, non di più. Nessuno leggerà mai un programma di 200 pagine. Uscire dalla sudditanza sindacale. Anche la CGIL a volte sbaglia, si può dire non è peccato. Iniziare a guardare all'Europa come a casa nostra e non come ad un ospizio dove depositare politici più o meno sgraditi in patria. Parlare di sicurezza e interessi nazionali senza che sia più un tabù per la sinistra.
E trovare un volto. Possibilmente non decrepito, magari donna. Non per forza bello o intelligentissimo. Un volto che sappia riassumere lo schieramento. Un volto in grado di catalizzare un messaggio, che possa attrarre la propria base e quella fetta di indecisi a loro volta decisivi nell'urna elettorale.

Un nome? Rosy Bindi.

Sembra utopia, ma è tutta roba normalissima che in paesi normalissimi avviene quasi ad ogni elezione.
Vogliamo fare qualcosa per l'Italia? Torniamo ad essere normali.

L'immagine è presa da qui.

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