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Islam e democrazia

Res publica   06.02.12  

I partiti islamici e il processo di democratizzazione irreversibile nei paesi arabi secondo Olivier Roy.

I politici dei partiti islamici non sono laici né progressisti ma possono essere democratici. La loro linea politica infatti non è determinata tanto dalle convinzioni dei dirigenti del partito quanto dai vincoli dell’ambiente che li circonda. Questi vincoli fanno sperare in una lenta istituzionalizzazione dello spazio democratico, anche se le politiche adottate non sembrano affatto progressiste. Innanzitutto i partiti islamici fanno il loro ingresso in uno spazio politico nuovo: la rivoluzione non ha sostituito la dittatura con un regime simile al precedente. Ci sono state delle elezioni, c'è un parlamento e ci sono dei nuovi partiti. Nonostante i timori e le delusioni della sinistra laica, sarà difficile annullare tutto questo, tanto più che i fattori che ne hanno permesso la creazione (una nuova generazione connessa a internet con un radicato spirito di contestazione) sono ancora presenti. I movimenti islamici agiscono in uno spazio democratico che non hanno crea­to e che è ancora legittimo agli occhi della popolazione. E' interessante notare che in nessun pae­se delle rivolte arabe si è imposto il culto del capo carismatico. Al suo posto ci sono i partiti e una nuova cultura del dibattito, che ha influenzato anche i movimenti islamici.

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