Studiare gli odori del passato per conservare l'eredità culturale
Per scienziati e storici l'odore è diventato il Santo Graal della scienza della conservazione e del restauro.
Alcuni odori infatti sono segnali d'allarme per scoprire possibili indizi sul decadimento dei reperti. Conoscerli significa individuarli più facilmente e dunque migliorare la conservazione dei manufatti o tentare di rallentare e finanche invertire i processi di decadimento.
Inoltre la relazione che esiste tra il senso dell'olfatto e alcuni stati d'animo permette ai ricercatori di decodificare e ricostruire le emozioni provate dai nostri antenati alle prese con questi reperti.
Il problema, afferma Michelle Francl, una ricercatrice di chimica computazionale del Bryn Mawr College, è che ciò che profuma di ribes e cioccolato per una persona può essere un semplice calice di gioia per altri. Parte della nostra difficoltà nel descrivere gli odori è la mancanza di un vocabolario comune con cui farlo. La classificazione degli odori richiede una connessione standard con un singolo odore e una parola, in modo tale che chiunque identifichi un odore specifico utilizzi la stessa parola per descriverlo. Sebbene non sia preciso come usare uno spettrometro per misurare il colore di un oggetto, la standardizzazione del vocabolario degli odori può dare ai ricercatori un punto di partenza.
Profumieri e viticoltori, che dipendono dalla capacità di interpretare e descrivere profumi precisi, furono i primi a costruire una base linguistica del genere. Negli anni '80, Ann C. Noble, chimico sensoriale dell'Università della California, sviluppò uno strumento chiamato ruota dell'aroma del vino per aiutare a standardizzare le descrizioni dei vini, rendendo più semplice identificare aromi come caramello e frutta da associare ad aggettivi precisi come miele, butterscotch o melassa. Le ruote aromatiche per la birra e il caffè arrivarono subito dopo, diventando un punto fermo dell'industria alimentare e degli aromi.