Ciò che non era prevedibile è il ruolo politico assunto dall'attuale Presidente della Camera. Soprattutto dopo il voto delle regionali che ha rafforzato il governo e il ruolo del Pdl, l'On. Gianfranco Fini ha via via evidenziato un profilo politico di opposizione al governo, al partito ed alla persona del Presidente del Consiglio. Non si tratta beninteso di mettere in discussione la possibilità di esprimere il proprio dissenso in un partito democratico, possibilità che non è mai stata minimamente limitata o resa impossibile. Al contrario, il Pdl si è contraddistinto dal momento in cui è stato fondato per l'ampia discussione che si è svolta all'interno degli organismi democraticamente eletti.
Le posizioni dell'On. Fini si sono manifestate sempre di più, non come un legittimo dissenso, bensì come uno stillicidio di distinguo o contrarietà nei confronti del programma di governo sottoscritto con gli elettori.e votato dalle Camere, come una critica demolitoria alle decisioni prese dal partito, peraltro note e condivise da tutti, e infine come un attacco sistematico diretto al ruolo e alla figura del Presidente del Consiglio.
In particolare, l'On. Fini e taluni dei parlamentari che a lui fanno riferimento hanno costantemente formulato orientamenti e perfino proposte di legge su temi qualificanti come ad esempio la cittadinanza breve e il voto agli extracomunitari che confliggono apertamente con il programma che la maggioranza ha sottoscritto solennemente con gli elettori.
L'ufficio di presidenza del PDL ha sancito la definitiva rottura tra Berlusconi e Fini con la cacciata di quest'ultimo e il deferimento di Granata, Bocchino e Briguglio.
33 voti a tre, ovvero i finiani Andrea Ronchi, Adolfo Urso e Pasquale Viespoli.
Berlusconi inoltre aggiunge la sua personale sfiducia al ruolo ricoperto da Fine quale presidente della Camera.
Allo stato viene meno la fiducia nei confronti del ruolo di garanzia del presidente della Camera indicato dalla maggioranza uscita vittoriosa dalle elezioni.
Il PdL finisce oggi e rinasce Forza Italia con tutto ciò che ne consegue.
Ora si andrà alla conta e al gruppo autonomo.
I finiani possono contare tra i 30 e i 34 deputati e almeno 15 senatori, il che comporta una serie di criticità per il Governo che ora si troverà costretto a contrattare manciate di voti per ogni provvedimento in esame.
Un'alternativa al caos del centro destra italiano non è comunque all'orizzonte.
Fini, in questa fase, ha i numeri per creare qualche fastidio al Berlusconi, ma non a prendere le redini di un nuovo progetto.
Le opposizioni non si rendono ancora conto di quello che è successo e si presentano in ordine sparso.
Rutelli e Casini restano alla finestra pronti a vendersi al migliore offerente.
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