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Dicembre 2017 archivio

La natura in Liguria

Wow   25.12.17  
Un pulcino di gabbiano sulla Fortezza del Priamar
Un pulcino di gabbiano sulla Fortezza del Priamar

Calendario dell'Avvento 2017.
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La natura in Liguria: Alta Via dei Monti Liguri (-1)

Wow   24.12.17  

Da Ventimiglia a Ceparana. Una rete di sentieri ininterrotti di centinaia di chilometri tra le Alpi Marittime e l'Appennino ligure.

Il segnavia è composto dalla bandierina bianco/rossa con la scitta "AV" al centro, segnala tutto il tracciato suddiviso in otto ambiti territoriali omogenei facenti capo a località, gruppi montuosi o vallate.
Un percorso spettacolare immerso nella natura da cui è possibile ammirare contemporaneamente la Corsica, il Monviso e il Massiccio del Monte Rosa.

Lungo l'Alta Via sono inoltre numerose le tracce del patrimonio storico e culturale della Liguria, fortificazioni, castelli e insediamenti rurali.

Il sentiero attraversa il Parco naturale regionale del Beigua, il Parco Regionale delle Capanne di Marcarolo e il Parco naturale regionale dell'Aveto. Il punto di massima quota toccato dall'Alta Via è il Monte Saccarello (2201 m s.l.m.).

L'Alta Via è percorribile interamente a piedi e per lunghi tratti a cavallo ed in mountain bike. Alcune delle tappe o parti di esse sono percorribili in auto e moto su strada asfaltata o sterrata.

L'Alta Via dei Monti Liguri fa parte del sistema integrato di sentieri escursionistici chiamato Sentiero Italia.

Tappe dell'Alta Via dei Monti Liguri

Val Nervia

1 Ventimiglia - La Colla (10 km - 510 m Monte Baraccone)
2 La Colla - Colla Sgora (9 km - 1063 m Colla Sgora)
3 Colla Sgora - Colla Scarassan (12,2 km - 1587 m Testa d'Alpe)
4 Colla Scarassan - Sella d'Agnaira (13 km - 1909 m Passo della Valletta)

Alpi Liguri

5 Sella d'Agnaira - Sella della Valletta (15 km - 2201 m Monte Saccarello)
6 Sella della Valletta - Colle San Bernardo di Mendatica (10 km - 2085 m Monte Cimonasso)
7 Colle San Bernardo di Mendatica - Colle di Nava (10,5 km - 1356 m Poggio dei Preti)
8 Colle di Nava - Passo di Pralè (6 km - 1258 m Passo di Pralè)
9 Passo di Pralè - Colle San Bartolomeo d'Ormea (8,8 km - 1739 m Monte Armetta)

Melogno

10 Colle San Bartolomeo d'Ormea - Colla San Bernardo di Garessio (13,5 km - 1708 m Monte Galero)
11 Colla San Bernardo di Garessio - Colle Scravaion (9,4 km - 1084 m Bric Schenasso)
12 Colle Scravaion - Giogo di Toirano (5,7 km - 971 m Sella nord Monte Sebanco)
13 Giogo di Toirano - Giogo di Giustenice (7 km - 1389 m Monte Carmo)
14 Giogo di Giustenice - Colle del Melogno (9 km - 1335 m Bric dell'Agnellino)
15 Colle del Melogno - Colle San Giacomo (15 km - 1028 m Colle del Melogno)

Beigua

16 Colle San Giacomo - Colle di Cadibona (13 km - 821 m Monte Baraccone)
17 Colle di Cadibona - Le Meugge (11,4 km - 720 m Le Meugge)
18 Le Meugge - Colle del Giovo (11,7 km - 883 m Bric Sportiole)
19 Colle del Giovo - Prà Riondo (13 km - 1287 m Monte Beigua)
20 Pra Riondo - Passo del Faiallo (8,8 m - 1145 m Cima Frattin)

Praglia

21 Passo del Faiallo - Passo del Turchino (8,8 km - 1061 m Passo del Faiallo)
22 Passo del Turchino - Colla di Praglia (11,5 km - 960 m Colle sud Monte Foscallo)
23 Colla di Praglia - Passo della Bocchetta (13 km - 1065 m Sella nord Monte Taccone)
24 Passo della Bocchetta - Passo dei Giovi (6 km - 785 m Pian di Reste)
25 Passo dei Giovi - Crocetta d'Orero (7,4 km - 680 m Sella sud Monte Vittoria)
26 Crocetta d'Orero - Colle di Creto (7,8 km - 795 m Sella sud Monte Carossino)

Scoffera

27 Colle di Creto - Passo della Scoffera (14 km - 978 m Passo del Fuoco)
28 Passo della Scoffera - Sella della Giassina (8,2 km - 1080 m Valico Monte Lavagnola)
29 Sella della Giassina - Barbagelata (6,5 km - 1120 m Barbagelata)
30 Barbagelata - Passo di Ventarola (9,2 km - 1120 m Barbagelata)
31 Passo di Ventarola - Passo della Forcella (9,7 km - 1345 m Monte Ramaceto)

Zatta

32 Passo della Forcella - Passo delle Lame (7,2 km - 1300 m Passo delle Lame)
33 Passo delle Lame - Passo della Spingarda (7,6 km - 1701 m Monte Aiona)
34 Passo della Spingarda - Passo del Bocco (13,8 km - 1623 m Sella del Monte Nero)
35 Passo del Bocco - Colla Craiolo (9 km - 1404 m Monte Zatta)
36 Colla Craiolo - Passo di Centocroci (16 km - 1177 m Monte Ventarola)
37 Passo di Centocroci - Passo della Cappelletta (5 km - 1102 m Passo Scassella)

Val di Vara

38 Passo della Cappelletta - Passo dei Due Santi (17 km - 1583 m Monte Tecchione)
39 Passo dei Due Santi - Passo Calzavitello (11,6 km - 1583 m Monte Tecchione)
40 Passo Calzavitello - Passo del Rastello (5,6 km - 1161 m Monte Antessio)
41 Passo del Rastello - Passo dei Casoni (10,2 km - 1093 m Monte Fiorito)
42 Passo dei Casoni - Passo Alpicella (8,6 km - 1062 m La Conchetta)
43 Passo Alpicella - Valico del Solini (5,4 km - 720 m Monte Belvedere)
44 Valico del Solini - Ceparana (11,3 km -  575 m Valico del Solini)

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La natura in Liguria: Parco naturale regionale del Beigua (-2)

Wow   23.12.17  

Il territorio del parco, situato nell'Appennino Ligure Occidentale, è compreso tra il Giovo Ligure (516 m s.l.m.) e il Passo del Turchino (588 m s.l.m.). L'area è circoscritta da linee idrografiche importanti e ben segnalate: a Ovest il Torrente Teiro con l'affluente Malacqua e il Rio del Giovo; A Nord il Rio del Foresto il Torrente Orbarina e il Torrente Orba; a Est il Torrente Stura e il Torrente Leiro; a Sud viene intesa come limite oroidrografico la linea costiera (Molinari, 1973; Panu, 1997).
Lo spartiacque appenninico, in corrispondenza del tratto compreso nel Gruppo del Monte Beigua, si presenta come uno stretto altipiano, lungo circa 28 km, 18 dei quali a quote superiori a 1000 m. Sul versante meridionale, partendo dalla parte di Genova, il primo che si incontra è il monte Reixa, al confine del Comune di Genova e quello di Arenzano, poco distante dal passo del Faiallo. Da questa sezione del massiccio, in territorio genovese, parte la stretta e ripida valle del Cerusa, che sbocca a Voltri dopo aver fiancheggiato il Bric del Dente (1109 m s.l.m.) e le alture del passo del Turchino. A Ponente, in comune di Arenzano, segue la valle del torrente Lerone, stretto tra le pendici del Monte Reixa (1183 m s.l.m.) e del Monte Argentea (1086 m s.l.m.). La catena prosegue con il crinale del Prà Riondo, che prosegue nell'ampia dorsale sommitale del monte Beigua (1287 m s.l.m.); sono infine degni di nota il Monte Rama (1150 m s.l.m.), Monte Sciguello (1102 m s.l.m.) e il Monte Tardia (927 m s.l.m.). Il versante Nord comprende il Monte Ermetta (1267 m s.l.m.), la Rocca del Turnou (1198 m s.l.m.), il Bric Damé (1192 m s.l.m.), il Bric Parioli (1079 m s.l.m.), la Rocca della Biscia (1067 m s.l.m.), il Monte Avzè (1022 m s.l.m.) e la Rocca della Marasca (948 m s.l.m.) (Molinari, 1973). Oltre al tratto iniziale del Torrente Orba, vanno citati anche i suoi primi affluenti (Rio Galada, Rio Rostiolo e Rio Orbarina) caratterizzati da percorso breve ed impetuoso (Mariotti, 1980).

I versanti tributari del Mar Ligure sono ripidi e spesso rocciosi, con copertura arborea discontinua, formata in gran parte da pinete di pino marittimo (Pinus pinaster).

Altrove prevalgono pascoli di origine antropica, infatti, nel periodo compreso tra il 1200 e il 1600 i boschi, costituiti prevalentemente da leccete e boschi di roverella (a quote basse e medio basse) e boschi misti a faggio, rovere, acero di monte e abete bianco (a quote medie e alte) furono intensivamente disboscati per assicurare il legname necessario al fasciame e all'alberatura delle navi della marineria genovese.

Successivamente queste aree furono in gran parte convertite a pascolo (soprattutto a sfalcio), mentre i boschi del versante settentrionale, seppure soggetti a frequenti disboscamenti furono invece convertiti da alto fusto a ceduo. Ancora all'inizio degli anni sessanta il pinastro (presenza probabilmente naturale ma comunque favorita da rimboschimenti e da tagli selettivi) ricopriva gran parte delle pendici meridionali di queste montagne, fin verso i 500–600 m di altitudine. Successivamente si è osservata una progressiva degradazione delle aree boschive, per cause diverse: a parte l'aumentata frequenza degli incendi dolosi (legata anche all'abbandono del bosco e alla mancata opera di controllo da parte dei contadini) le pinete del Beigua sono state aggredite da parassitosi, come quella dovuta alla processionaria (che ha inferto gravi danni alle pinete soprattutto negli anni settanta e ottanta) e quella (più recente, risalente agli anni novanta) legata alla comparsa della "cocciniglia del pino" (Matsucoccus feytaudi), che ha colpito gran parte delle pinete presenti, arrivando ad uccidere fino all'80% degli esemplari. Inoltre il substrato (ofioliti del "Gruppo di Voltri") si rivela chimicamente ostile all'insediamento di comunità vegetali complesse e, assieme all'erosione prodotta dalle acque meteoriche, rallenta il reinsediamento del bosco, anche a quote medio-basse; tale processo di reinsediamento deve infatti essere preceduto da una fase preparatoria, durante la quale arbusti "ricostruttori" come le eriche mediterranee (Erica arborea ed Erica scoparia), il nocciolo o la ginestra dei carbonai (Cytisus scoparius) preparano un suolo più evoluto e ricco di humus, sufficiente ad assicurare il reinsediamento delle specie arboree tipiche delle zone meno elevate e più calde del massiccio, ossia lecci, roverelle, ornielli, carpini neri; anche i frequenti rimboschimenti nel piano montano (soprattutto a pino nero d'Austria) hanno dato risultati modesti.

A differenza di quelli meridionali i versanti settentrionali sono tuttora boscosi, con estese faggete e (al di sotto degli 800 m) querceti a rovere, roverella e cerro e castagneti; la riduzione delle pratiche di diboscamento selettivo e ceduazione, sta consentendo la riconversione dei boschi verso l'alto fusto.

Le aree sommitali, sono ricoperte da brughiere costituite in prevalenza da Calluna vulgaris ed Erica carnea, cui si possono associare Vaccinium myrtillus ed Erica cinerea, alle brughiere si alternano praterie montane, di origine antropogena (diboscamento intensivo) o antropozoogena (diboscamento seguito dal pascolo), che sono invece costituite da formazioni di graminacee come Brachypodium genuense, Sesleria pichiana, Nardus stricta, non mancano le zone umide montane, di cui sono tipiche le comunità a carici (Carex nigra, Carex demissa, Carex viridula, Carex lepidocarpa, Carex panicea e Carex echinata) e giunchi (soprattutto Juncus articulatus e, alle quote più elevate e nelle esposizioni più fresche, Juncus alpino-articulatus).

Il contingente floristico, di particolare pregio, è costituito da specie boreali od orofile inquadrabili come "relitti glaciali" (Aster alpinus, Viola biflora, Saxifraga paniculata, Saxifraga exarata, Pseudorchis albida, Antennaria dioica, Gentianella campestris, Helictochloa adsurgens e Pyrola rotundifolia) da specie tipiche delle praterie palustri e delle torbiere, ambienti gravemente minacciati in Liguria (Rhynchospora alba, Drosera rotundifolia, Gentiana pneumonanthe, Lysimachia tenella, Utricularia minor, Viola palustris, Menyanthes trifoliata, Dactylorhiza incarnata subsp. incarnata, Epipactis palustris, Spiranthes aestivalis, ecc.); da entità endemiche esclusive dell'area (Viola bertolonii, Cerastium utriense, Aquilegia ophiolithica); da entità endemiche con areale più ampio ma comunque circoscritto a poche zone dell'Italia nord-occidentale (Carex ferruginea subsp. tendae, Carex fimbriata, Leontodon anomalus, Tephroseris balbisiana, Luzula pedemontana, Hyacinthoides italica, Festuca inops); da specie serpentinofile (entità esclusive o comunque legate a questo tipo di substrati) come Daphne cneorum, Cardamine plumieri, Sesamoides interrupta, Robertia taraxacoides, Linum campanulatum, Alyssoides utriculata, Asplenium cuneifolium, Linaria supina; da "relitti atlantici", ossia specie diffuse prevalentemente nel settore occidentale e nord-occidentale del continente europeo e presenti nell'area del Beigua con stazioni disgiunte all'estremo orientale dell'areale (Narcissus pseudonarcissus, Erica cinerea, Euphorbia hyberna subsp. insularis) e infine da specie considerate rare o minacciate a livello regionale (Dictamnus albus, Iris graminea, Gladiolus palustris).

Tra le specie animali di maggior interesse vanno citate la martora (Martes martes), il lupo (che, estinto nel XIX secolo, è ricomparso all'inizio degli anni novanta), il biancone (Circaetus gallicus) presenza stagionale (estiva) nell'ambito del Parco, la poiana (Buteo buteo) segnalata in tutta l'area e presente con diversi esemplari, il gufo reale (Bubo bubo) e l'aquila reale (Aquila chrysaetos), che da pochi anni è tornata a nidificare sui pendii più elevati del massiccio.
Gli Anfibi presenti nel parco appartengono in parte alla fauna più tipicamente mediterranea sul versante meridionale, ove è presente ad esempio la raganella mediterranea (Hyla meridionalis) alle pendici del Monte Beigua nei pressi di Arenzano. All'interno del parco sono poi presenti la salamandra pezzata (Salamandra salamandra), il tritone alpestre (Ichthyosaura alpestris apuana), il tritone crestato italiano (Triturus carnifex), il tritone punteggiato (Lissotriton vulgaris), La rana montana (Rana temporaria), la rana agile (Rana dalmatina) ed il rospo comune (Bufo bufo).

Alcune zone, popolate dall'epoca preistorica, conservano tracce di quelle remote popolazioni (presso Alpicella, frazione di Varazze, tracce di raschiamenti graffiti sulle rocce per limare le punte di freccia). Interessante oltre che a livello geologico e paesaggistico anche per la via ferrata presente sul posto è la Cascata del Serpente, nei pressi di Masone. Di un certo richiamo è anche il lago dell'Antenna, sul confine settentrionale del parco, dove è stata istituita una riserva di pesca turistica con periodiche immissioni di trote.

Le rocce del gruppo del monte Beigua sono principalmente rocce magmatiche più o meno metamorfosate, composte in prevalenza da ofioliti a metamorfismo di tipo alpino (distinguibili così da quelle della Liguria orientale e della Toscana centro-settentrionale). Queste rocce (comunemente definite "pietre verdi") sono costituite soprattutto da serpentiniti e serpentinoscisti a forte metamorfismo e da metagabbri e prasiniti; appartengono al complesso geologico denominato Gruppo di Voltri.
Importanti giacimenti di Rutilio sono presenti nei pressi del Bric Tarinè.
L'elevato contenuto di minerali di magnesio rende questi substrati tossici per molte specie vegetali e favorisce l'insediamento di comunità vegetali peculiari, formate da piante tolleranti nei confronti delle alte concentrazioni di magnesio.

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La natura in Liguria: Riserva naturale regionale di Bergeggi (-3)

Wow   22.12.17  

La Riserva naturale regionale di Bergeggi è una riserva regionale costituita dall'Isola di Bergeggi, in Provincia di Savona. La superficie totale, di circa 8 ettari.
L'isola è circondata da un'area marina protetta.

L'isolotto di Bergeggi ha una costa rocciosa medio-alta, che si erge sul mare fino a 53 metri di altezza.
L'ambiente naturale include frammenti di macchia mediterranea. Sulle rocce bagnate dalle onde si trovano il finocchio di mare e Limonium cordatum, oltre ad altre specie quali la Campanula sabatia e l'Euphorbia dendroides.

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Quando il Colosseo era un giardino

Wow   21.12.17  
Il Colosseo nel XIX secolo dipinto da John Warwick Smith
Il Colosseo nel XIX secolo dipinto da John Warwick Smith

L'Atlantic racconta la rigogliosa vegetazione del Colosseo tra il V e il XIX secolo, esplorato e raccontato da poeti, scrittori e pittori a partire dal XVII secolo durante i loro viaggi a Roma.
All'interno dell'anfiteatro tra la Chiesa di Santa Maria della Pietà, piccole abitazioni e le edicole della Via Crucis, erette nel 1744 per volontà di papa Benedetto XIV che qualche anno dopo dichiarò l'intero Colosseo chiesa consacrata a Cristo e ai martiri cristiani, si estendeva uno giardino di centinaia di specie di piante, decine di erbe e fiori in un paeaggio di rovina e rinascita.

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La natura in Liguria: Oasi del Nervia (-4)

Wow   21.12.17  

L'Oasi del Nervia è un'area faunistica della provincia di Imperia compresa nel territorio comunale dei due comuni rivieraschi di Ventimiglia e Camporosso.
Inserita nella piana del torrente Nervia, ha una superficie complessiva di 60.000 m2.

La prima ufficializzazione o idea di progetto è avvenuta nel 1982 con la delibera di destinazione, da parte del consiglio provinciale di Imperia, dell'area della foce del Nervia a zona di protezione. La proposta provinciale ha avuto poi concretezza nel 1984 con la richiesta di attuazione ai due comuni interessati, Ventimiglia e Camporosso.

Nonostante l'impegno di entrambe le parti il progetto è rimasto in stato vegetativo per ben quattro anni tanto che, nel 1988, l'area ha iniziato a registrare un lento degrado favorito dalla presenza abusiva di orti e discariche lungo la parte sinistra del torrente.

La zona è stata quindi sottoposta più volte a ripulitura e bonifica da parte delle associazioni ambientaliste locali, con una sensibilizzazione delle popolazioni rispetto all'importanza di tale riserva naturale. Nel biennio compreso tra il 1989 ed il 1990 tale opera ha portato alla soppressione di abusi ed inquinamenti.

Proprio nel 1990 ha avuto inizio l'iter per la costituzione dell'oasi e, nel 1992, grazie ai vari finanziamenti della provincia imperiese, si è intrapreso lo studio di fattibilità. Il 10 luglio del 1998 il Ministero delle Finanze ha attribuito la concessione all'amministrazione provinciale imperiese che ha stipulato poi un accordo con il WWF il 23 settembre dello stesso anno.

Nel frattempo sono stati avviati contatti con i due comuni interessati che, dopo aver ultimato la fase di preparazione tecnica, si sono impegnati nella salvaguardia del periodo di nidificazione e del flusso migratorio, mettendo allo studio anche un progetto di allargamento dell'oasi di protezione.

All'interno dell'oasi sono state catalogate quasi 160 specie botaniche, la maggior parte comprese da alberi di alto fusto come la tifa, la veronica e il crescione. Sono inoltre presenti vaste aree di canneti utili soprattutto ai volatili come habitat naturale o per l'autodepurazione della zona faunistica.

I volatili sono stati censiti e catalogati in 140 specie quali lo svasso, il tuffetto, l'airone, anatre, limicoli, gabbiani, rallidi, passeriformi e altre specie. Tra i mammiferi si segnalano la volpe, il riccio, il toporagno, il mustiolo, l'arvicola e i rettili orbettino, ramarro, il colubro lacertino e la natrice viperina.

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La fotografia secondo Annie Leibovitz

Wow   20.12.17  

Da oltre 40 anni Anna-Lou "Annie" Leibovitz è tra i ritrattisti più affermati, celebrati e copiati al mondo.
Il suo caratteristico stile, nato tra il 1970 e il 1983 durante gli anni della sua collaborazione con la rivista Rolling Stone, prevede una sinergia tra fotografo e modello volto a creare un rapporto più intimo che si riflette poi nella spontaneità dell'immagine scattata.

Ora per la prima volta Leibovitz condividerà online su Masterclass la sua esperienza, insegnando il processo creativo, la tecnica e la capacità di sviluppare una narrazione coerente e significativa.

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La natura in Liguria: Giardino botanico di Pratorondanino (-5)

Wow   20.12.17  

Il Giardino botanico montano di Pratorondanino è un'area protetta provinciale situata nel comune di Campo Ligure, in Provincia di Genova.

Situato a circa 750 m s.l.m. e ideato nel 1979 dal G.L.A.O. (Gruppo Ligure Amatori Orchidee), dal 1983 ha allargato il suo campo a numerose altre specie botaniche principalmente della flora alpina, appenninica e montana in generale.

Il Giardino botanico è aperto da aprile a settembre; i periodi durante i quali le piante fioriscono maggiormente sono tra maggio e giugno.

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La natura in Liguria: Aree Wilderness del Monte Camulera (-6)

Wow   19.12.17  

Le Aree Wilderness del Monte Camulera (Bric Zionia, L'Urséra, Brizzuléra, Rio Pregalante) occupano una superficie complessiva di 128,1 ettari, nel Comune di Murialdo.

Le Aree interessano una serie di rilievi boschivi selvaggi e disabitati (faggete e castagneti) lungo le Alpi Marittime.

Designate con Deliberazioni del Consiglio Comunale n. 6 dell'11 gennaio 1993 e n. 21 del 24 ottobre 2002 e con atto privato tra i proprietari e l'Associazione Italiana per la Wilderness, le Aree Wilderness attorno al Monte Camulera hanno avuto origine da una prima Area designata dal Comune di Murialdo su proposta dell'Associazione Italiana per la Wilderness, dopo che questa vi aveva constatato la presenza di luoghi aventi le caratteristiche necessarie per un loro riconoscimento quali "Wilderness" e quindi meritevoli di una salvaguardia secondo questo spirito conservazionistico, severo per quanto riguarda la tutela del territorio ma rispettoso del diritto tradizionale e consuetudinario di prelievo delle risorse naturali rinnovabili da parte della collettività locale.

Nello stesso complesso del Monte Camulera l'AIW ha inoltre designato due Zone di Tutela Ambientale private estese complessivamente 1 ettaro, mentre una terza Zona, di 18,6 ettari, è stata delimitata dal Corpo Forestale dello Stato per la tutela dell'habitat del Picchio nero.

La bellezza ed il pregio dell'area Wilderness del Monte Camulera consistono soprattutto nelle caratteristiche selvagge della sua foresta e nell'isolamento dei luoghi rispetto ai più vicini presidi della civiltà umana. Per tale ragione l'area Wilderness è povera di sentieri e di strade.

Le Aree sono poste nella regione di incontro tra la vegetazione alpina e quella appenninica, con interessanti elementi di entrambe, tra i quali l'endemico Zafferano ligure, le rare Senape montana, specie di ambiente alpino ed appenninico, ed il Caprifoglio nero, specie alpina di quote superiori. Degna di interesse è inoltre la Camomilla montana, tipica degli Appennini, ma anche il Semprevivo ragnateloso, il Rapònzolo montano, il Giglio Rosso ligure, e la localizzata Bocca di leone selvatica. Importanti sono alcuni popolamenti isolati di Erica da scope, specie tipica di ambienti mediterranei. I boschi sono molto fitti, composti prevalentemente da castagni e faggi, ma con grande presenza di pino silvestre, betulla, ontani, carpino nero, carpino bianco, rovere ed molte altre specie. Frequenti sono i ruscelli e le sorgenti.

Particolarmente scenografica è la grande cresta di rupi emergenti nel Bric Zionia (1000 m). Nell'area sono compresi i resti di una vecchia miniera di grafite, con numerosi cunicoli di escavazione del materiale e ruderi di strutture pertinenti alla lavorazione.

Per quanto riguarda la fauna vi vivono il cinghiale, il capriolo, il tasso, vari mustelidi e roditori, nonché rare presenze di rapaci diurni di foresta (astore e biancone), e molte altre specie di uccelli.

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