In un'epoca in cui la diffusione della conoscenza era limitata, gli uomini e le donne medievali cercavano risposte a un mondo che appariva caotico e spaventoso affrontando l'ignoto rifugiandosi in miti e storie e dando vita a un universo popolato da creature fantastiche.
James Wade di Medieval Madness ci offre uno sguardo sulle affascinanti credenze del Medioevo che oggi ci appaiono decisamente bizzarre.
Questo viaggio nel passato ci offre una prospettiva unica su come l'immaginazione umana, in mancanza di spiegazioni scientifiche, riesca dare vita a mondi di magia e mistero. La curiosità e il desiderio di comprendere il mondo hanno plasmato a racconti che, pur essendo stravaganti, ci parlano ancora oggi. Esplorando queste credenze possiamo cogliere le stranezze e apprezzare il potere della narrazione come strumento per affrontare l'ignoto.
Wes Anderson ha intrapreso una nuova avventura nel mondo della moda e del design, dirigendo una campagna pubblicitaria per il marchio Montblanc, ma non si è fermato qui; ha anche creato anche il design di sua concezione per una penna battezzata Schreiberling, che in tedesco significa scribacchino.
Questa penna esclusiva è venduta in edizione limitata di 1.969 pezzi, un chiaro riferimento all’anno della nascita di Anderson, che aggiunge un tocco personale e nostalgico al progetto. Il design della Schreiberling riflette l'estetica caratteristica di Anderson, con dettagli curati e un’attenzione maniacale per la forma e la funzionalità.
L'incontro tra il mondo del cinema e quello del design di lusso non è sorprendente, come abbiamo avuto modo di scoprire di recente da Ridley Scott a David Lynch, e questa pubblicità non fa eccezione.
Tutta la cinematografia e la narrazione di Anderson si respira in questo spot nel quale viene celebrata Montblanc e l'arte della scrittura, invitando gli appassionati a esplorare la bellezza degli oggetti di alta qualità.
Il linguista Rob Watts ha esplorato il sorprendente processo attraverso il quale i neonati apprendono come si parla, analizzando le interazioni con i loro genitori.
Watts sottolinea la sorprendente somiglianza della parola madre in molte lingue e dimostra quanto questa teoria sia universale. Queste somiglianze suggeriscono che il legame tra madre e bambino è profondamente radicato nella nostra cultura linguistica.
I neonati sono in grado di distinguere i suoni di quasi tutte le lingue umane, rendendoli dei veri e propri poliglotti in erba. Questa abilità innata non solo evidenzia la straordinaria plasticità del cervello umano, ma anche l'importanza dell'interazione sociale nel processo di apprendimento.
Promuovere un ambiente ricco di suoni e parole fin dalla nascita favorisce lo sviluppo linguistico e offre ai bambini l'opportunità di esplorare e apprezzare la diversità linguistica fin dai primi passi della loro vita.
Jackson Pollock, uno dei nomi più conosciuto dell'arte moderna, ha avuto solo una mostra di successo durante la sua vita, al Betty Parsons Gallery di New York nel novembre del 1949. Dopo l'evento, il collega Willem de Kooning affermò che Pollock aveva finalmente rotto il ghiaccio, sottolineando la sua importanza come primo astrattista americano a entrare nel mainstream dell'arte.
Pollock, con il suo stile innovativo e la sua ricerca interiore, si rivelò l'artista ideale per il nuovo mondo del dopoguerra.
James Payne, su Great Art Explained esplora queste dinamiche in una monografia in due parti, evidenziando l'importanza di Lee Krasner, moglie e collega di Pollock, e del suo contributo all'arte. Payne esamina le influenze significative che hanno plasmato il suo lavoro, tra cui il maestro Thomas Hart Benton e il muralista messicano David Alfaro Siqueiros.
Louis Menand, nel suo libro The Free World: Art and Thought in the Cold War, offre la sua visione su Pollock come una cerniera tra diverse correnti artistiche. Dopo Pollock, il modo di dipingere cambiò radicalmente; dopo Greenberg, anche il pensiero sull'arte subì una trasformazione.
L'influenza della psicologia di Carl Gustav Jung, con cui Pollock si confrontò negli anni trenta e quaranta, ha portato alla creazione di opere sorprendenti come i disegni psicoanalitici. Questi lavori, spesso trascurati rispetto ai celebri drip painting, rappresentano tappe fondamentali in un processo evolutivo complesso.
Uno degli spot più iconici è quello per il Macintosh, presentato durante il Super Bowl, in cui un'atleta distrugge un dittatore sullo stile di 1984, il romanzo distopico di George Orwell. Questo lavoro ha consolidato la reputazione di Scott come visionario, ma è facile dimenticare che le sue origini sono legate a pubblicità più tradizionali, come quelle per il pane Hovis e i pasticcini McDougall.
Nel 1999 una pubblicità dell'operatore telefonico Orange, diretto da Ridley Scott, proclamava: Nel futuro, l'e-mail renderà la parola scritta obsoleta. Questa visione futuristica, caratterizzata da ironia, riflette le aspettative di un'epoca che profetizzava una realtà dominata dalla tecnologia. Con il passare degli anni, possiamo osservare quanto queste previsioni si siano rivelate sia affascinanti sia inquietanti; una caratteristica tipica del lavoro di Scott, noto per il suo stile visivamente dirompente.
Shot, Drawn & Cut ha raccolto le pubblicità di Ridley Scott per raccontare la transizione creativa del regista. Questi elementi si riflettono in ogni sua opera, rendendolo un narratore perfetto nel mondo della pubblicità.
Quello che non manca mai è il suo distintivo tocco cinematografico; in questo ampio spettro di temi Scott evidenzia la sua capacità di mescolare nostalgia e avanguardia, creando narrazioni che risuonano con le emozioni del pubblico.
Come fanno i Muppets a passeggiare in un parco pubblico, andare in bici in strada o attraversare sulle strisce pedonali? Questi momenti, che sembrano magici, sono il risultato di un'accurata pianificazione e creatività.
L'analisi di Alex Boucher sulle tecniche ingegnose utilizzate da Jim Henson e dal suo talentuoso team per nascondere i corpi dei burattinai durante le riprese dei Muppets è affascinante. In particolare, Boucher si sofferma sulle riprese all'aperto, dove gli effetti speciali in-camera, privi di CGI, creano illusioni incredibili. Tecniche come specchi, oggetti a controllo remoto e posizionamenti strategici con monitor hanno permesso ai Muppets di apparire come piccole creature senzienti, libere dai loro burattinai.
Il primo test all'aperto è avvenuto nel 1979, con Kermit la Rana e Fozzie Bear in The Muppet Movie.
Henson desiderava portare i suoi personaggi fuori dal teatro di posa e testare se la magia potesse funzionare anche nel mondo reale. Insieme al regista James Frolley, hanno messo alla prova le loro idee, aprendo la strada a una nuova era di cinema per pupazzi. L'approccio innovativo di Henson ha non solo rivoluzionato il modo di realizzare film con pupazzi, ma ha anche ispirato generazioni di artisti e cineasti.
L'intervista di Flaminio Gualdoni, critico d'arte, storico dell'arte e museologo, a Arnaldo Pomodoro rappresenta l'opportunità per esplorare la storia e l'evoluzione della Fondazione Arnaldo Pomodoro, istituita nel 1994 come centro di documentazione e studio dedicato all'opera del maestro della scultura.
Questo spazio non è solo un archivio, ma un vero e proprio laboratorio per l'arte e la cultura, che mira a promuovere la conoscenza e la diffusione delle idee artistiche contemporanee.
Pomodoro e Gualdoni riflettono su come la Fondazione sia diventata un punto di riferimento per artisti, studiosi e appassionati d'arte. Attraverso mostre, eventi e programmi educativi, la Fondazione ha saputo creare un ambiente stimolante in cui la creatività può prosperare. Pomodoro, con il suo linguaggio scultoreo unico, condivide aneddoti e riflessioni sul suo lavoro.
Un incontro che è stato l'occasione per considerare il ruolo dell'arte nella società moderna e la forza che ha nel connettere le persone, stimolare il pensiero e promuovere dialoghi significativi.
Un tributo alla carriera di Arnaldo Pomodoro e alla sua Fondazione che continuerà a essere un faro di innovazione e ispirazione, creando nuove opportunità per l'apprendimento e la scoperta nell'ambito artistico.
Un team di astronomi dell'ESO, guidato da Enrico Congiu, ha recentemente prodotto un'immagine straordinaria della Galassia dello Scultore (NGC 253), situata a 11,4 milioni di anni luce dalla Via Lattea.
Questa nuova mappa rivela la galassia in tutta la sua complessità, mostrando migliaia di sfumature di colore e permettendo di distinguere le singole regioni di formazione stellare.
La Galassia dello Scultore è stata scelta per la sua posizione ideale, che permette agli scienziati di studiarne la sua struttura interna e i suoi componenti fondamentali con un dettaglio senza precedenti.
I dati sono stati raccoli utilizzando il Very Large Telescope (VLT) dell'ESO.
I componenti di una galassia, come stelle, gas e polvere, emettono luce di diversi colori. Più sfumature vengono catturate, maggiore è la comprensione del funzionamento interno della galassia. Mentre le immagini convenzionali offrono solo una manciata di colori, la nuova mappa della Galassia dello Scultore ne include migliaia, fornendo informazioni precise su età, composizione e movimento di stelle e gas.
Galassia dello Scultore
Per realizzare questa immagine, i ricercatori hanno osservato la galassia per oltre 50 ore con lo strumento Multi Unit Spectroscopic Explorer (Muse). Hanno unito più di cento esposizioni per coprire un'area di circa 65.000 anni luce. Questa mappa non solo consente di ingrandire per studiare singole regioni di formazione stellare, ma anche di rimpicciolire per analizzare la galassia nel suo complesso.
Come sottolinea l'INAF, nella prima analisi dei dati, il team ha identificato circa 500 nebulose planetarie e regioni di gas espulse da stelle morenti simili al Sole. Questo numero è notevole, considerando che in altre galassie simili di solito si trovano meno di cento sorgenti.
Le nebulose planetarie sono indicatori cruciali di distanza galattica, e trovare queste strutture permette di verificare la distanza della galassia, un'informazione fondamentale per tutti gli studi futuri.
Come fanno i matematici a trovare schemi in eventi caotici? Cosa collega un lancio di moneta alla previsione dei terremoti o alla distribuzione delle lentiggini sul viso? Gli eventi casuali ci circondano, ma la matematica può aiutare gli esperti a comprendere le strutture nascoste in quello che sembra caos senza fine.
Smithsonian Magazine esplora il concetto di casualità con l'aiuto del contributo pionieristico di Michel Talagrand sull'analisi funzionale e la teoria della probabilità.
Viviamo in un universo governato dal caos: qualsiasi sistema, se lasciato a se stesso, aumenterà gradualmente di entropia, una misura dell'incertezza o del disordine. La casualità, che non segue schemi, ci circonda.
Lo studio matematico della casualità affonda le sue radici nella teoria della probabilità, che ci aiuta a comprendere e quantificare l'incertezza. In sostanza, la teoria della probabilità si occupa della probabilità di risultati diversi in situazioni imprevedibili.
Un concetto chiave in questo campo è la variabile casuale, che rappresenta i risultati di un esperimento casuale, e le distribuzioni di probabilità, che descrivono la probabilità di risultati diversi.
La casualità viene spesso modellata attraverso processi stocastici, ovvero sistemi che evolvono nel tempo in modo imprevedibile. Si pensi alle fluttuazioni del mercato azionario o alla crescita dei batteri. Ora, grazie alle formule matematiche, i ricercatori stanno imparando a determinare i limiti massimi o minimi di questi processi, in sostanza, trovando un modo per imbrigliare il caos.
In definitiva, lo studio matematico della casualità è essenziale per comprendere fenomeni complessi del mondo reale e prendere decisioni informate in situazioni di incertezza.
Franco Fontana ha costruito la sua carriera su un approccio semplice, ma radicale per l'epoca: l'uso del colore. Mentre il mondo della fotografia negli anni '60 era dominato dalle immagini in bianco e nero, Fontana ha osato abbracciare il colore attraverso la saturazione, l'astrazione e l'emozione, trasformando i suoi paesaggi in campi visivi fatti di tensione e armonia.
Come racconta Faizal Westcott, utilizzando un teleobiettivo Fontana ha appiattito le sue composizioni in bande di colore, creando fotografie che sembrano più dipinti che immagini fotografiche, riducendo il mondo ai suoi elementi essenziali: un campo, un cielo, una strada. Questa tecnica di compressione elimina la profondità, rendendo lo spazio ambiguo. Ciò che rimane è una forma, blocchi di colore e linee geometriche che, pur avendo peso, evocano luoghi familiari.
Il lavoro di Fontana ha dimostrato che il colore non era solo per la pubblicità, ma poteva essere concettuale, poetico e serio. Una meditazione sullo spazio, la luce e la presenza che trasforma la realtà in narrazione poetica.