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Il periodo della droga e altre sciocchezze

Multimedia   01.08.11  

Qualcuno spieghi ad Alberoni che Back to Black andava ascoltato. Non fumato.

Dopo la morte di Amy Winehouse ho ricevuto molte telefonate di persone addolorate che mi chiedevano perché tanti cantanti muoiano così giovani di droga. E, ricordando Jim Morrison, Adam Goldstein, Sid Vicious, Jimi Hendrix fino a Elvis Presley, mi è venuto spontaneo fare un confronto. Puccini per comporre le sue opere stava sul lago di Massaciuccoli, solo e, nel più assoluto silenzio, dava voce alle sue emozioni più intime.

Tutta la musica italiana, anche negli anni Sessanta, da Modugno a Endrigo a Mina a Battisti, esprime i sentimenti abituali, l'amore. Il rock no. È americano, nasce dall'espansione di sé, dal superamento delle emozioni normali. È espressione di esperienze parossistiche possibili solo con la droga. E anche chi ascolta questa musica in concerto o in discoteca, spesso, per viverla, deve fare lo stesso. Tutto è nato negli anni Sessanta negli Stati Uniti e in Inghilterra con una rivoluzione dei valori, del costume, della musica e la contemporanea diffusione dell'Lsd, dell'eroina, della marijuana, della cocaina. Da allora l'uso delle droghe ha continuato a crescere. Oggi ha già cambiato le relazioni fra i sessi e non solo nelle discoteche e nei droga party. E modifica le relazioni sociali perché numerosi professionisti che usano quotidianamente cocaina sono diventati emotivamente indifferenti e mostrano un'esagerata sicurezza. Un giorno gli storici ricorderanno questo periodo come «il periodo della droga», un po' come facciamo noi quando ricordiamo le fumerie d'oppio e la guerra dell'oppio in Cina. Un Paese che fino a quel momento si considerava il centro del mondo e il cui imperatore chiamava «caro vassallo» il re d'Inghilterra. Poi il contatto con la potenza tecnologica occidentale ha scatenato una crisi che durerà 150 anni e l'oppio ne è stata una espressione.

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