Children of men
E' stata probabilmente una delle migliori pellicole del 2006.
Sto parlando di Children of men, diretto da Alfonso Cuaron e tratto dall'omonimo romanzo della scrittrice britannica Phyllis Dorothy James.
Su una Terra, dove da 18 anni non nasce un bambino, l'umanità in via di estinzione è allo sbando.
Guerre e terorsimo sono all'ordine del giorno.
Solo il Regno Unito ancora resiste, ma ad un prezzo altissimo. La nazione è militarizzata, il controllo sugli immigrati ferreo e quelli già residenti sul suolo britannico vengono incarcerati in campi di concentramento.
La speranza per il genere umano però arriverà proprio da una ragazza nera diciottenne.
Aiutata e ostacolata da personaggi ambigui e spesso inconsapevoli dovrà fuggire continuamente per salvare la sua vita e quella della bambina che porta in grembo. Raggiungere la nave "Tomorrow" e dunque il Progetto Umano.
Children of men è un film crudo, pieno di simbolismi.
E' una critica al mondo moderno e alla paura del diverso che spesso ci spinge a compiere atti terribili e spesso controproducenti.
Cuaron ci regala atmosfere cupe e tristi. Ci descrive un uomo in trappola, braccato e che nonostante la minaccia dell'estinzione non può fare a meno di odiare e uccidere il suo prossimo.
Ma ci dona anche la speranza e un bambino come sua metafora.