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Mary Shelley e il moderno Prometeo ovvero la narrazione della perdita in Frankenstein

Multimedia   14.04.25  

Quando Mary Shelley concepì per la prima volta la trama di Frankenstein, aveva solo 18 anni. Tuttavia, la sua vita era già segnata da profondi dolori: aveva perso una figlia, nata prematuramente e deceduta solo due settimane dopo la nascita. Questo tragico evento causò in Shelley una profonda depressione, e le sue esperienze di perdita influenzarono in modo significativo la sua opera più celebre.
La morte di sua figlia e la perdita della madre, avvenuta quando Mary aveva appena dieci giorni, non solo alimentarono la sua creatività, ma plasmarono anche i temi centrali del romanzo, come l'abbandono, la morte e la resurrezione. Frankenstein può essere interpretato come un'esplorazione del desiderio di riunirsi con ciò che è stato perduto, un richiamo alla speranza di rivivere la figlia defunta.

Great Books Explained esplora le esperienze personali che rendono l'opera di Shelley ancora più profonda e toccante. Il suo racconto di Victor Frankenstein e della sua creatura è il grande mito gotico dell'orrore che introduce una riflessione sulle conseguenze della perdita, sul desiderio di controllare la vita e la morte. La lotta del protagonista con i temi etici della responsabilità, della morale e della giustizia risuona con il dolore e la solitudine che Shelley stessa ha vissuto.

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Le implicazioni etiche di Frankenstein

Multimedia   20.11.23  

Storied approfondisce le dinamiche del romanzo di Mary Shelley, Frankenstein o il moderno Prometeo che solleva questioni fondamentali sull'ambizione umana e le sue conseguenze. Victor Frankenstein, con la sua sete di conoscenza e il desiderio di superare i limiti imposti dalla morte, si lancia in un esperimento scioccante.
Il suo intento di creare vita rivela una presunzione e una mancanza di considerazione per le implicazioni morali ed etiche delle sue azioni. La sua ossessione per la scienza e il suo desiderio di dominarla lo spingono oltre i confini del razionale e lo portano a sfidare la stessa natura.

La creatura che Frankenstein crea, inizialmente priva di nome, diventa un esempio eloquente delle conseguenze nefaste di tali azioni. La sua esistenza è tormentata dalla solitudine, dalla mancanza di affetto e dall'alienazione dalla società umana.
Non è un mostro innato, ma diventa tale a causa dei pregiudizi e delle paure degli altri. La sua bruttezza esteriore diventa il simbolo della sua emarginazione e del suo stato di reietto.

Il romanzo di Shelley affronta anche l'etica della scienza e il pericolo di scatenare forze che non si è in grado di controllare. Frankenstein, con la sua ricerca della conoscenza proibita, si arroga il potere di creare e distruggere la vita.
Questo tema richiama il mito di Prometeo, che rubò il fuoco divino agli dei per donarlo all'umanità, ma fu punito per la sua arroganza. Frankenstein, allo stesso modo, viene punito per la sua pretesa di essere un dio, creando una creatura che sfugge al suo controllo.

Shelley ci mette di fronte alle conseguenze delle nostre azioni e ci invita a riflettere sulle implicazioni etiche della scienza e della tecnologia. Ci ricorda che la conoscenza senza saggezza può portare al disastro e che l'ambizione umana illimitata può avere conseguenze devastanti.

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