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I Giochi degli intellettuali

Res publica   10.08.12  

A ogni edizione dei Giochi Olimpici non manca mai la facile ironia sugli sport che per voluta ignoranza vengono considerati di nicchia.

Faccio un tifo affettuoso per le ragazze coi nastri e le clavette, eppure non posso evitare di domandarmi: siamo alle Olimpiadi o al circo Togni? Ho il massimo rispetto per coloro che li praticano con dedizione e destrezza, ma ai Giochi ci sono sport che sembrano, appunto, dei giochi. Ieri, prima delle clavette, ho visto gente buttarsi da un muro con delle bici e poi pedalare sopra le montagne russe. Sembrava una pubblicità sullo stato d’animo dei risparmiatori italiani o uno spareggio di "Giochi senza frontiere". Invece era una gara olimpica, il Bmx. Poi ci sono le sirenette che danzano in acqua. E quelle che prendono a racchettate un volano come bambini sulla spiaggia. Perché il volano sì e il calciobalilla no? E il flipper? E il vecchio caro ruba-bandiera? Il tiro alla fune in tv sarebbe uno spettacolo, per non parlare della corsa nei sacchi: vedrete che la inseriranno in programma, prima o poi.

Questo troppismo è il sintomo di una civiltà guastata dall'incapacità di scegliere e dalla smania di accontentare qualsiasi nicchia. Si pubblicano troppi libri, si organizzano troppi convegni, stipando il palco con troppi ospiti. Si fa assomigliare la vita a certi buffet economici, dove la qualità non eccelsa dei cibi è mascherata dalla loro esorbitante quantità. O a quelle stanze (la mia, per esempio) in cui nulla si butta e tutto si stratifica: foto, vestiti, pensieri dismessi. Per fortuna la memoria è selettiva e alla fine dei Giochi trattiene il ricordo di chi corre, nuota, tira di scherma e gioca a basket o a pallavolo. La memoria è più saggia di noi: le interessa solo l'essenziale.

A questo giro è il caso di Massimo Gramellini al quale andrebbe ricordato che il taekwondo viene pratico da qualcosa come venti secoli o che il tiro alla fune è stato inserito nel programma olimpico di ben 6 edizioni dei Giochi, 8 anni prima dell'introduzione del calcio; o ancora che la ginnastica ritmica e il badminton erano sport praticati da decine di migliaia di atleti quasi 80 anni prima che venissero codificate le regole del basket o che si sentisse il fischio del calcio d'inizio del primo campionato italiano di calcio e che la prima gara di nuoto sincronizzato anticipa di ben 7 anni il suddetto scudetto del 1898.

L'ignoranza sportiva è purtroppo una piaga italiana. Uno snobismo culturale che ci fa considerare discipline sportive praticate con profitto in cinque continenti da centinaia di milioni di appassionati dei semplici giochi da bambini.
Una stupidità radicata che si riflette nei risultati tutto sommato modesti dell'Italia ai Giochi Olimpici. Risultati tra l'altro tenuti a galla proprio da quei campioni di quelle discipline sportive sulle quali scherzare ci fa sentire tanto intellettuali.

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Diritto certificato di voto

Res publica   03.11.11  

La boutade demagogica del giorno di Gramellini.

Dirò una cosa aristocratica solo in apparenza. Neppure le sacrosante primarie bastano a garantire la selezione dei migliori. Per realizzare una democrazia compiuta occorre avere il coraggio di rimettere in discussione il diritto di voto. Non posso guidare un aeroplano appellandomi al principio di uguaglianza: devo prima superare un esame di volo. Perché quindi il voto, attività non meno affascinante e pericolosa, dovrebbe essere sottratta a un esame preventivo di educazione civica e di conoscenza minima della Costituzione?

Della serie mi si nota di più se faccio il populista o il ribelle?

In verità se la proposta di Gramellini fosse accettata si verrebbe a creare un paradosso per cui il primo a non ricevere il patentino sarebbe, ironicamente, proprio lui.

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