13 piccoli passi per l'Ucraina
I 13 punti dell'accordo per il cessate il fuoco negli oblast orientali dell'Ucraina. Crimea esclusa.
I 13 punti dell'accordo per il cessate il fuoco negli oblast orientali dell'Ucraina. Crimea esclusa.
In attesa che l'eventuale invio di armi americane all'esercito di Kiev destabilizzi i pacifici oblast dell'Ucraina orientale, i ribelli filorussi lanciano segnali di distensione sotto forma di missili nel centro di Kramatorks. In attesa di un piano per una tregua duratura, l'uomo di pace in visita al Cairo porta in dono un kalashnikov. Così per sottolineare.
Foreign Policy elenca le dieci zone calde del pianeta, interessate da guerre, conflitti in corso e potenziali, di cui sentiremo parlare quest'anno.
The last year was a bad one for international peace and security. Sure, there were bright spots in 2014. Colombia’s peace process looks hopeful. The last round of Iran's nuclear talks was more successful than many think. Tunisia, though not yet out of the woods, showed the power of dialogue over violence. Afghanistan bucked its history and has, notwithstanding many challenges, a government of national unity. President Barack Obama's restoration of diplomatic relations with Cuba can only be positive.
But for the most part, it has been a dispiriting year. Conflict is again on the rise after a major decrease following the end of the Cold War. Today's wars kill and displace more people, and are harder to end than in years past.
The Arab world's turmoil deepened: The Islamic State captured large swathes of Iraq and Syria, much of Gaza was destroyed again, Egypt turned toward authoritarianism and repression, and Libya and Yemen drifted toward civil war. In Africa, the world watched South Sudan's leaders drive their new country into the ground. The optimism of 2013 faded in the Democratic Republic of the Congo (DRC), Ebola ravaged parts of West Africa, and Boko Haram insurgents stepped up terrorist attacks in northern Nigeria. The international legal order was challenged with the annexation of Crimea by Russia, and war is back in Europe as fighting continues in eastern Ukraine.
So what do the last 12 months tell us is going wrong?
Stabilire se si è o meno in guerra non così semplice come si potrebbe pensare.
La definizione di guerra è giuridicamente così labile che gli Stati Uniti oggi possono definirsi sia in pace sia in guerra; e in quest'ultimo caso impegnati a combatterne da 5 sino a un massimo di 134 conflitti contemporaneamente.
Il New York Times tiene il conto, giorno per giorno, delle vittime palestinesi e israeliane in seguito all'offensiva dell'IDF nella Striscia di Gaza contro le milizie di Hamas.
Nel condurre la campagna di bombardamenti sulle aree residenziali a Gaza, le Forze di Difesa Israeliane danno normalmente due preavvisi ai potenziali abitanti. Il primo in genere sotto forma di telefonate o tramite volantini lanciati dai droni, mentre il secondo è quello chiamato in gergo la "bussata sul tetto", un colpo di avvertimento scaricato sulla sommitatà degli edifici qualche minuto prima dell'arrivo del bombaradamento vero e proprio.
Foreign Policy fa il punto della situazione sui conflitti in corso e quelli per cui dovremmo prepararci nel corso di quest'anno.
So how does this list compared with that of last year? Five entries are new: Bangladesh, Central African Republic, Honduras, Libya, and North Caucasus. Five remain: Central Asia, Iraq, the Sahel, Sudan, and Syria/Lebanon. Of course, by their nature, lists beget lists. It would not have been too difficult to draw up a completely different one. In addition to Pakistan and Turkey, Afghanistan, Somalia, and the Democratic Republic of the Congo (DRC) have been omitted, though all could have easily merited a place. Nor did South Sudan, apparently on the cusp of civil war, make it onto this year's list.
Per segnare l'anniversario dello scoppio del conflitto Reuters ha raccolto 45 immagini della guerra in Iraq.
L'ex premier francese Dominique de Villepin ha le idee molto chiare circa l'esito dell'avventura militare in Mali contro il terrorismo islamico voluta dal presidente Hollande.
In Mali non abbiamo alcuna possibilità di successo. In Mali ci batteremo alla cieca. Arrestare lo sfondamento degli jihadisti verso sud, o riconquistare il nord del paese, o sradicare le basi di al Qaida nel Maghreb sono tutti obiettivi bellici differenti, nettamente diversificati. Per di più in un quadro che vede il nostro partner, il governo del Mali, del tutto instabile politicamente e in assoluta carenza di un appoggio regionale solido E conclude:
Entrare in guerra, senza avere chiaro quale sia il suo obiettivo finale e senza alleati sicuri sullo scenario regionale è possibile. Ma porta alla sconfitta. Questo è esattamente quello che ha fatto François Hollande, nella sua prima impresa africana.