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Kingston brucia

Res publica   27.05.10  

Lo scontro tra l'esercito jamaicano e i fedeli del narcotrafficante Christopher "Dudus" Coke si è risolto in una strage che ha insanguinato le vie della capitale Kingston.
Ora si teme che i disordini possano allargarsi al resto del paese, mentre il super criminale è scomparso, probabilmente fuggito a Cuba.

Se Kingston è una cittá morta questo è il suo cimitero. I garanti spediti dal governo a controllare con la Croce Rossa la situazione raccontano un incubo che non puó essere vero. Il ministero dell'Informazione conta soltanto 44 civili morti e giura che erano quasi tutti picciotti del "don" che sembra sparito nel nulla. Ma i sopravvissuti all'assedio per catturare Christopher "Dudus" Coke mostrano i tetti bruciati del quartiere e lanciano accuse da brivido: ci hanno bombardati. Il colonnello Rocky Meade risponde sdegnato: non abbiamo neppure i jet per farlo. Ma i cronisti del "Gleaner" scrivono che sui cieli di Downtown è stato visto volare perfino un drone.

Kingston brucia ancora e Dowtonwn resta off limits anche se la battaglia - si spera - per adesso sembra conclusa. Sugli schermi della Jtv, Jamaican TeleVision, scorre l'avvertimento che senti ogni dieci minuti in radio: "Be Safe". Siate prudenti. Restate al sicuro. Non muovetevi. Il traffico caotico di questa capitale del Terzo Mondo sembra tornato indietro di cinquant'anni. Per quella King's Street che taglia in due la Cittá bassa vedi solo qualche strafattone e agli angoli le pattuglie della polizia. Tutti i negozi chiusi. Nel quarto giorno di stato d'emergenza la gente ha capito che questa è una guerra. Partono le sirene della polizia e sfreccia la scorta che porta un pullman fuori dall'inferno. Dentro è imbottito di gente: fino all'altra sera viaggiava vuoto. Un altro segno che il padrino, forse, è partito. Vero è che la gente di Tivoli Gardens era scesa in strada a urlare che "Dudus" è come Gesù e per lui sarebbe stata pronta a morire. Ma molti che invece erano pronti a partire sono rimasti prigionieri dei ricatti degli uomini del boss. Tra le centinaia di feriti lo spettacolo più raccappricciante è quello degli accoltellati. La polizia almeno quello non lo fa: i tagli sono la punizione dei picciotti per chi non ha voluto combattere e difendere il "Presidente". Fa sorridere amaro il profilo del ministero della Salute che si affaccia sulla strada proprio in questo momento. Tutto chiuso, tutto serrato: macché salute.

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