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I post con tag "Sport" archivio

Come uno sport diventa uno sport olimpico

Res publica   25.07.21  

Vox analizza il processo decisionale del Comitato Olimpico Internazionale col quale vengono scelti o eliminati gli eventi sportivi inseriti nel programma dei Giochi Olimpici in accordo con il direttivo della città ospitante.

Questa mescolanza senza fine di eventi sportivi deriva da un'iniziativa progettata per aggiornare e rinnovare i Giochi Olimpici, chiamata "Agenda 2020". Un programma adottato dal Comitato Olimpico Internazionale (IOC) nel 2014 che mira a dare alle singole città ospitanti più controllo sugli eventi sportivi inseriti nella competizione. L'obiettivo, nel complesso, è quello di rendere i Giochi Olimpici meno gargantueschi e una macchina mangia soldi.

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I Giochi Medievali

Res publica   24.07.21  

La fine dei Giochi Olimpici antichi non ha segnato l'abbandono dei grandi eventi sportivi, anzi, al contrario di quanto comunemente si ritiene, nel corso del Medioevo hanno continuato a esistere ed evolversi, come raccontato dallo Smithsonian Magazine.

Nell'Impero bizantino, gli eventi come le gare di bighe rimasero popolari e parte della vita civica a Costantinopoli (e altrove) almeno fino al XI secolo. Questo è stato uno sport immensamente popolare nell'Impero romano d'Oriente, con vere e proprie squadre in competizione tra loro. I fan delle squadre riempivano gli stadi, le bancarelle di fast food, e tifavano con entusiasmo i loro campioni, che spesso provenivano da popolazioni rese schiave dall'altra parte del Mediterraneo. Sebbene molti siano morti durante il corso delle gare, alcuni [...] riuscirono a diventare favolosamente famosi e ricchi.

[...] Un altro esempio viene menzionato da Jean Froissart, un cronista del tardo XIV secolo, che grazie al patrocinio del Regno d'Inghilterra poté viaggiare ampiamente durante la guerra di cento anni. Il cronista racconta una particolare giostra tenuta a St. Inglevere (vicino a Calais, in Francia). Durante una pausa nelle ostilità tra i re dell'Inghilterra e dalla Francia, tre cavalieri francesi annunciarono un torneo che attirò partecipanti e pubblico da ogni dove. L'eccitazione crebbe particolarmente in Inghilterra, dove un gran numero di nobili voleva sfidare questi cavalieri francesi. Il torneo durò 30 giorni e i tre cavalieri francesi si alternarono nelle giostre con decine di sfidanti, uno alla volta, fino a quando ognuno ebbe avuto la sua occasione. Alla fine, tutti erano soddisfatti e gli inglesi e i francesi si elogiarono a vicenda e si salutarono in un modo amichevole.

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L'evoluzione degli umani in atleti

Res publica   23.07.21  

In occasione dell'apertura dei Giochi della XXXII Olimpiade, l'archeologa Anna Goldfield racconta come l'evoluzione della nostra specie abbia sviluppato le abilità umane per renderci atleti sempre più forti, veloci e perfetti.

Mentre la metà inferiore del nostro corpo si è evoluta molto lontano dal nostro primigenio stile di vita arboreo, la nostra parte superiore del corpo conserva ancora i tratti che abbiamo ereditato dagli abitanti degli alberi. Il nostro giunto gleno-omerale, l'articolazione presente della spalla, ci consente di oscillare le braccia in una rotazione completa. Questo è un tipo di mobilità che ci differenzia notevolmente dagli altri animali quadrupedi che non vivono sugli alberi: le gambe anteriori di un cane o di un gatto, ad esempio, oscillano principalmente avanti e indietro e non possono eseguire una tipica bracciata del nuoto a farfalla. Noi, invece, possiamo.

La nostra articolazione della spalla ci consente anche di lanciare oggetti a grande distanza. La capacità di lanciare accuratamente e con forza sembra aver avuto origine almeno 2 milioni di anni fa, con i nostri antenati homo erectus. Recenti ricerche hanno anche dimostrato che i Neanderthals potrebbero aver avuto la capacità di gettare lance per cacciare a distanza. Dati i pochi manufatti ritrovati di lance di Neanderthal, per molto tempo si è pensato che questi utensili venissero impiegati solo per uccidere la preda a distanza ravvicinata, questo perché le simulazioni compiute dai ricercatori con repliche di lance non riuscivano a coprire grandi distanze.

Tuttavia di recente i ricercatori hanno testato questo tipo di lance affidandole alle mani esperte dei lanciatori di giavellotto restando increduli nel constatare che le armi potevano volare con precisione molto più velocemente e e molto più lontano di quanto previsto, sino a superare i 20 metri di distanza.

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I Giochi degli intellettuali

Res publica   10.08.12  

A ogni edizione dei Giochi Olimpici non manca mai la facile ironia sugli sport che per voluta ignoranza vengono considerati di nicchia.

Faccio un tifo affettuoso per le ragazze coi nastri e le clavette, eppure non posso evitare di domandarmi: siamo alle Olimpiadi o al circo Togni? Ho il massimo rispetto per coloro che li praticano con dedizione e destrezza, ma ai Giochi ci sono sport che sembrano, appunto, dei giochi. Ieri, prima delle clavette, ho visto gente buttarsi da un muro con delle bici e poi pedalare sopra le montagne russe. Sembrava una pubblicità sullo stato d’animo dei risparmiatori italiani o uno spareggio di "Giochi senza frontiere". Invece era una gara olimpica, il Bmx. Poi ci sono le sirenette che danzano in acqua. E quelle che prendono a racchettate un volano come bambini sulla spiaggia. Perché il volano sì e il calciobalilla no? E il flipper? E il vecchio caro ruba-bandiera? Il tiro alla fune in tv sarebbe uno spettacolo, per non parlare della corsa nei sacchi: vedrete che la inseriranno in programma, prima o poi.

Questo troppismo è il sintomo di una civiltà guastata dall'incapacità di scegliere e dalla smania di accontentare qualsiasi nicchia. Si pubblicano troppi libri, si organizzano troppi convegni, stipando il palco con troppi ospiti. Si fa assomigliare la vita a certi buffet economici, dove la qualità non eccelsa dei cibi è mascherata dalla loro esorbitante quantità. O a quelle stanze (la mia, per esempio) in cui nulla si butta e tutto si stratifica: foto, vestiti, pensieri dismessi. Per fortuna la memoria è selettiva e alla fine dei Giochi trattiene il ricordo di chi corre, nuota, tira di scherma e gioca a basket o a pallavolo. La memoria è più saggia di noi: le interessa solo l'essenziale.

A questo giro è il caso di Massimo Gramellini al quale andrebbe ricordato che il taekwondo viene pratico da qualcosa come venti secoli o che il tiro alla fune è stato inserito nel programma olimpico di ben 6 edizioni dei Giochi, 8 anni prima dell'introduzione del calcio; o ancora che la ginnastica ritmica e il badminton erano sport praticati da decine di migliaia di atleti quasi 80 anni prima che venissero codificate le regole del basket o che si sentisse il fischio del calcio d'inizio del primo campionato italiano di calcio e che la prima gara di nuoto sincronizzato anticipa di ben 7 anni il suddetto scudetto del 1898.

L'ignoranza sportiva è purtroppo una piaga italiana. Uno snobismo culturale che ci fa considerare discipline sportive praticate con profitto in cinque continenti da centinaia di milioni di appassionati dei semplici giochi da bambini.
Una stupidità radicata che si riflette nei risultati tutto sommato modesti dell'Italia ai Giochi Olimpici. Risultati tra l'altro tenuti a galla proprio da quei campioni di quelle discipline sportive sulle quali scherzare ci fa sentire tanto intellettuali.

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