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I post con tag "Agricoltura" archivio

Il campionato mondiale di aratura

Res publica   25.11.18  
Il campionato mondiale di aratura Germania 2018
Il campionato mondiale di aratura Germania 2018

Come molte competizioni insolite, anche l'aratura competitiva ha una sua sottocultura e le sue leggende.
A quanto pare in questo particolare sport agreste gli irlandesi dominano per bravura e per capacità di realizzare grandi tornei con importanti premi in denaro.

L'aratura competitiva è senza dubbio uno sport, in quanto è un'attività fisica organizzata con un corpo dirigente e regole severe, ma è giusto dire che il fisico di un aratore di livello mondiale non richiama immediatamente alla mente un Novak Djokovic o un Cristiano Ronaldo. Arare - dopo un po' di pratica - può davvero essere eccitante nella sua millimetrica precisione e tecnica, ma non è un passatempo che richiede fisico da atleta o anche un BMI sano. Un recente vincitore dell'annuale British Plowing Championship aveva 82 anni. [...]

[...] Ma se arare in qualche modo non è uno sport in termini di velocità o pericolo, supera i parametri degli altri sport. Come il tiro con l'arco, diciamo, è un'abilità antica, ma laddove il tiro con l'arco è ormai diventato un hobby, l'aratura rimane un lavoro nella vita reale, ormai da millenni. È la professione più antica del mondo - la seconda più antica, come dicono gli aratori, se si considera la prostituzione.

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L'agricoltura secondo gli olandesi

Geek   07.09.17  

I piccoli Paesi Bassi sono il secondo esportatore di alimenti al mondo e il più efficiente nella produzione agricola per ettaro. Il National Geographic racconta il successo dell'agricoltura olandese basato su sostenibilità e innovazione tecnologica.

That copious output is made all the more remarkable by the other side of the balance sheet: inputs. Almost two decades ago, the Dutch made a national commitment to sustainable agriculture under the rallying cry "Twice as much food using half as many resources." Since 2000, van den Borne and many of his fellow farmers have reduced dependence on water for key crops by as much as 90 percent. They've almost completely eliminated the use of chemical pesticides on plants in greenhouses, and since 2009 Dutch poultry and livestock producers have cut their use of antibiotics by as much as 60 percent.

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Sto con McDonald's, ma anche con la panissa

Res publica   28.04.10  

Si sa il rapporto tra junk food e slow food è da sempre complicato dalle peggiori chiusure ideologiche al limite della guerra di religione. Negli ultimi decenni la battaglia si è spostata anche nel campo della politica.
Chiarirsi sul concetto di "sostenibilità", "territorio", "tradizioni culinarie", "biodiversità" ed "ecosistemi agricoli" diventa fondamentale se vogliamo coniugare salute e piaceri della tavola.
Abbandonare le ristrette visioni ideologiche forse aiuterà ad impugnare meno torce e forconi contro i fast food e a difendere la proverbiale qualità alimentare del made in Italy con meno paraocchi.
La qualità non stà da una parte sola. Metanolo, formaggi avariati riciclati e mozzarelle di bufala contaminate doc vi fanno suonare dei campanelli?
Sul tema si interroga Antonio Pascale, commentando il saggio di Luca Simonetti "L'ideologia di Slow Food".

Aggiungerei solo una chiosa: il mondo muta, per fortuna. E non esistono prodotti e tradizioni immutabili. A noi piace credere nei prodotti tipici, come risultati di antichissime tradizioni. Ma sono mitologie. Di stampo creazioniste. E fatte proprie dalla Lega. Che ha inventato, lo sappiamo, un territorio che mai è esistito solo per ragioni di marketing politico. La tristezza è che su molti aspetti la sinistra ha preparato questa tendenza, inventando una tradizione alimentare – e i mores conseguenti – che non esisteva. Andando sul pratico, il pomodoro Pachino è un prodotto tipico, da tempo immemorabile coltivato sulla costa siciliana da bravi contadini arcaici e incorrotti, oppure è un'ottima cultivar ottenuta da un incrocio ottenuto in Israele e arrivato in Sicilia negli anni '80?
La seconda che ho detto. E il pomodoro Pachino ha sconvolto le tradizioni locali, i mores, ecc, o ha creato nuove opportunità e dunque dobbiamo ringraziare anche i genetisti che in laboratorio hanno realizzato quella cultivar? Non è che questo discorso sulle tradizioni alle fine riguarda pure i nostri migranti? Loro, arrivando in Italia, sconvolgono o non sconvolgono i mores? Tra l'altro sono i principali consumatori di fast food o di kebab. E ci credo, costano poco. Che si fa in questi casi? Si mettono barriere? Si grida al barbaro consumista e omologato? Insomma, l'ideologia di Slow Food non sembra diversa dalle tante che ci circondano, e che si basano tutte su un trucco: contestare la modernità e i prodotti da questa ottenuti e nello stesso tempo sfruttarne i vantaggi.

Scrive Luca Simonetti:

Nel "sistema" di Slow Food hanno grande importanza la critica dell'agricoltura industriale e l'elogio di quella "tradizionale". Innanzitutto, la storia dell'agricoltura occidentale viene vista dal movimento come un graduale ma continuo, e da ultimo rapidissimo e inarrestabile, passaggio dalla "naturalità" all'"innaturalità". Purtroppo però il concetto di "naturalità", applicato all’agricoltura, risulta quanto mai problematico. Se, infatti, la "storia dell’agricoltura è stata la storia dell’umanità fino al diciannovesimo secolo", è inevitabile concluderne che l'agricoltura è – come molte altre attività umane – un intervento artificiale sulla natura, una modifica di questa, magari anche una violenza. Qualcosa di profondamente innaturale, dunque; e la consapevolezza dell’intrinseca artificialità dell’agricoltura è costante nella cultura occidentale. [...]
Questo non vuol dire, naturalmente, che siccome ogni attività agricola è "innaturale" ognuna è lecita: significa però che la "naturalità" non può rappresentare il discrimine tra ciò che in agricoltura si può e non si può fare, proprio perché la naturalità, in agricoltura, non esiste. Viceversa, per Slow Food l'agricoltura sarebbe divenuta "innaturale" sono in tempi assai recenti: precisamente con la green revolution, cioè col trionfo della chimica (fertilizzanti, pesticidi) e degli "input estranei agli ecosistemi millenari", e con la rinuncia a coltivare e allevare solo le "varietà e le razze autoctone", che, in quanto "inserite nell'ecosistema che le ha viste nascere ed evolvere, sono la garanzia di mantenimento di quell’ecosistema". La verità è che non esistono prodotti agricoli "ben inseriti negli ecosistemi originali", per la semplice ragione che non esistono "ecosistemi agricoli originali".

Entrando a gamba tesa annuncio che questo blog appoggia la petizione per l'apertura di un McDonald's nella Vecchia Darsena a Savona.
Appoggia altresì la diffusione dei panini con le fette (di panissa, n.d.r.).

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Un mondo senza fosforo

Geek   22.04.10  

Era il 1938 quando il presidente Franklin Delano Roosevelt metteva in guardia gli Stati Uniti sulla difficoltà di reperire in futuro il fosforo, essenziale per l'agricoltura in quanto elemento base per i concimi.
Vero motore degli ultimi sessant'anni per la crescita costante e una migliore qualità dei prodotti coltivati.

Oggi, se possibile, le cose sono peggiorate.
Le analisi mostrano che l'erosione del suolo non riesce più a trattenere il fosforo che si disperde nell'ambiente.
Il fosforo estratto in miniera potrebbe finire già entro la metà del secolo.

Ulteriore motivo di preoccupazione è la quasi totale concentrazione delle riserve di fosforo in sole cinque nazioni. Gli Stati Uniti, il Sud Africa, la Cina, il Marocco e la Giordania.
Evidenti i possibili attriti internazionali, soprattutto in Marocco dove le miniere sono ubicate nel conteso territorio del Sahara Occidentale.

Possibili soluzioni potrebbero venire dal riciclo e da un più ampio e migliorato utilizzo dei rifiuti organici e da un uso massiccio di cultivar OGM resistenti alle infestazioni e agli agenti esterni.
Due soluzioni ad oggi difficilmente conciliabili.

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Siamo tutti ortolani

Res publica   16.11.09  

Bellissima, questa idea della Farmville, per molti ragazzi può essere l'occasione di passare dal virtuale al reale. Spero proprio che siano in tanti.
Sono su Facebook, l'ho appena visto e sto per lanciare un appello in rete: giocate tutti, la simulazione è importante per imparare a fare cose nuove. Nel nostro Paese le possibilita' di dedicarsi all'agricoltura ci sono, garantisco io. Abbiamo approvato una legge che destina terre demaniali incolte ai giovani, attraverso Facebook voglio informare tutti di questa possibilita.
E' un segno dei tempi. Qualche anno fa avrebbero fatto furore altri giochi di ruolo, tipo Wall Street... Questo, invece, mi sembra molto più interessante, oltre che reale. Farmville puo' benissimo servire come veicolo di promozione delle attività legate al settore. Da ministro questo non posso ignorarlo

Così Luca Zaia, ministro delle Politiche agricole, nell'intervista a Repubblica.
Quello dello sciopero dell'ananas e del kebap.

Capito? Farmville. Ve lo riscrivo. Farmville.
Ora voi, lì in prima fila che sghignazzate e vi date di gomito, sappiate che gli innumerevoli Zaia passeggiano amabilmente per corridoi ministeriali con i loro fazzolettini verdi per causa vostra. Vostra. E lo fanno da quindici anni.

Ve li meritate Farmville, le analisi sociologiche di Zaia e Hello Kitty.

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