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I post con tag "Astronomia" archivio

ELT il telescopio progettato per sondare la natura dell'universo

Geek   14.03.25  

L'Extremely Large Telescope andrà ad affiancare gli altri telescopi e radiointerferometri operati dall'European Southern Observatory, come il Very Large Telescope che qualche anno fa ci ha rgalato la prima immagine di un sistema multiplanetario intorno a una stella simile al Sole.
La scelta del sito, a 3000 metri di altitudine e a 150 chilometri dalla città più vicina, non è stata casuale. Le condizioni atmosferiche, l'assenza di inquinamento luminoso e la stabilità del terreno hanno reso il deserto di Atacama il luogo ideale per questo gigante della scienza.
Il telescopio dell'ESO rappresenta un passo rivoluzionario nella nostra capacità di osservare l'universo, producendo immagini di pianeti lontani con una nitidezza 16 volte superiore a quella del telescopio spaziale Hubble e 6 volte più potente del James Webb.

B1M ripercorre le fasi della costruzione del telescopio, che ha richiesto la livellazione della cima del Cerro Armazones, e ne analizza la struttura principale, composta da cinque enormi specchi, è progettata per raccogliere 100 milioni di volte più luce rispetto all'occhio umano. Ogni specchio ha un ruolo specifico nel processo di cattura delle immagini, permettendo all'ELT di correggere le distorsioni atmosferiche tramite un sistema di ottiche attive.
L'Extremely Large Telescope cercherà pianeti extrasolari non solo attraverso misurazioni indirette del moto oscillatorio delle stelle perturbate dai pianeti che orbitano attorno a loro, ma anche l'imaging diretto di pianeti più grandi e forse anche la caratterizzazione delle loro atmosfere. Il telescopio tenterà di riprendere esopianeti simili alla Terra.
Gli strumenti dell'ELT consentiranno agli astronomi di sondare le prime fasi della formazione dei sistemi planetari e di rilevare acqua e molecole organiche nei dischi protoplanetari attorno alle stelle in formazione per trovare risposte a domande fondamentali sulla formazione e l'evoluzione dei pianeti.
Il telescopio fornirà indizi per comprendere la formazione dei primi oggetti che si sono formati e le loro relazioni. Le osservazioni delle galassie primordiali forniranno indizi che aiuteranno a comprendere come questi oggetti si sono formati ed evoluti.
Inoltre uno degli obiettivi dell'ELT sarà la possibilità di effettuare una misurazione approfondita dell'accelerazione dell'espansione dell'universo e verificare se le leggi della fisica sono davvero universali.

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La nuova mappa della Via Lattea secondo i dati di Gaia

Geek   10.03.25  

La missione Gaia dell'ESA ha rivoluzionato la nostra comprensione della Via Lattea, offrendo una visione senza precedenti della nostra galassia.
Questo ha compilato un catalogo di circa un miliardo di stelle fino alla magnitudine 20 con lo scopo di ottenere una mappa tridimensionale della nostra galassia, rivelandone la composizione, la formazione e la sua evoluzione.
La sua strumentazione scientifica consiste di due telescopi con campi di vista diversi e piano focale in comune, una serie di specchi e più di cento CCD che corrispondono a quasi un miliardo di pixel. Gaia scansiona continuamente tutto il cielo sfruttando i moti di rotazione e di precessione del satellite. Ogni zona del cielo verrà osservata circa settanta volte durante la sua vita operativa.

I dati ottenuti da Gaia hanno già ampliato la nostra conoscenza sulla Via Lattea. La distribuzione della massa nella galassia sembra ricalcare il modello Sbc secondo la classificazione di Hubble.
La Via Lattea non è piatta e non è una spirale posizionata su un piano, ma alcuni bracci sono deformati tra i 27.000 e 28.000 anni luce in un senso sopra il piano e alcune migliaia sul lato opposto, in misura asimmetrica. Questa conformazione, che si sposta e fluttua attorno alla galassia in un intervallo di alcuni milioni di anni, provoca da un lato una deformazione più pronunciata rispetto a quella del lato opposto.

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Come si misurano le distanze nell'universo

Geek   08.03.25  

Sin dai tempi degli antichi greci, l'umanità ha cercato un modo per stabilere l'esatta distanza tra gli oggetti nello spazio.
Be Smart esplora la storia della ricerca che ci ha permesso di misurare e calcolare le distanze dell'universo.
Gli astronomi utilizzano una pluralità di metodi per raggiungere questo scopo di solito dipendono dalla distanza dell'oggetto da misurare e dal tipo di oggetto, come stelle, galassie, pianeti o oggetti più esotici. I metodi più diretti, come la parallasse stellare, funzionano per oggetti relativamente vicini, mentre per oggetti più lontani si utilizzano metodi indiretti come la legge di Hubble e l'analisi dello spostamento verso il rosso. Con l'avanzare delle tecnologie, nuovi metodi di misura delle distanze cosmiche sono in continua evoluzione.

La parallasse stellare si basa sul principio che, quando la Terra si muove lungo la sua orbita, una stella vicina sembra spostarsi rispetto alle stelle di fondo più distanti. Misurando l'angolo di questo spostamento, la parallasse, si può calcolare la distanza usando una formula trigonometrica.
Il metodo delle candele standard si basa sul concetto che alcuni oggetti celesti, come le stelle variabili, hanno una luminosità intrinseca ben conosciuta. Misurando la loro luminosità apparente si può determinarne la distanza. Poiché la luminosità diminuisce con il quadrato della distanza, si può utilizzare questa relazione per calcolare la distanza.
Per oggetti molto lontani, come le galassie, gli astronomi utilizzano la legge di Hubble, la quale afferma che la velocità di recessione di una galassia, ovvero la velocità con cui si allontana da noi a causa dell'espansione dell'universo, è direttamente proporzionale alla sua distanza. Misurando la velocità di recessione delle galassie tramite lo spostamento verso il rosso è possibile calcolare la loro distanza.
Lo spostamento verso il rosso è un cambiamento nelle lunghezze d'onda della luce proveniente da un oggetto in movimento, che si sposta verso lunghezze d'onda più lunghe se l'oggetto si sta allontanando dalla Terra. Misurando il redshift di una galassia gli astronomi possono determinare la sua velocità di recessione e di conseguenza la sua distanza utilizzando la legge di Hubble.
In alcuni casi, come nella misurazione della distanza di oggetti vicini come la Luna, si utilizzano segnali luminosi inviati da telescopi o riflettori posti sulla superficie dell'oggetto. Per esempio, i riflettori lasciati dalle missioni Apollo sulla Luna permettono agli astronomi di misurare la distanza Terra-Luna con estrema precisione.
Il rilevamento delle onde gravitazionali da collisioni di buchi neri o stelle di neutroni offre un nuovo metodo per misurare distanze cosmiche, in particolare per oggetti estremamente lontani che potrebbero non essere osservabili con metodi ottici tradizionali.

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La forma a spirale della Via Lattea

Geek   12.10.24  

L'evoluzione della struttura della Via Lattea da un caos primordiale a una forma spirale definita è stata plasmata da forze e processi cosmici complessi. Le forze gravitazionali, le collisioni tra galassie e la formazione di stelle hanno plasmato gradualmente la nostra galassia in quella che vediamo oggi.
Scott Hershberger, su TED-Ed, esplora la struttura in evoluzione della nostra galassia attraverso le ere cosmiche, un viaggio che ci porta a comprendere meglio il nostro posto nell'immensità dell'universo. Ogni nebulosa, ogni stella, ogni sistema planetario racconta una storia di nascita e di cambiamento, testimoniando la straordinaria complessità e bellezza della natura che ci circonda.

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Il Sole osservato da vicino

Geek   17.05.24  

Solar Orbiter è la missione dell'ESA che promette di svelare i segreti del Sole e di migliorare la nostra comprensione degli effetti dell'attività solare sul nostro pianeta e sull'intero Sistema Solare.
Attraverso i suoi strumenti di bordo la sonda analizzerà la generazione, la composizione e l'accelerazione del vento solare, studierà il ciclo di attività magnetica del Sole, osserverà le regioni polari tutt'ora inesplorate e monitorerà il riscaldamento della corona solare.

In questa ripresa del settembre scorso, la sonda Solar Orbiter ha catturato con l'Extreme Ultraviolet Imager la transizione dalla bassa atmosfera solare alla corona esterna molto più calda. Le regioni più luminose raggiungono una temperatura di circa un milione di gradi Celsius, mentre il materiale più freddo appare scuro poiché assorbe la radiazione.

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Breve guida alle eclissi solari

Geek   06.04.24  

Cameron Duke di MinuteEarth racconta la lunga storia dello studio delle eclissi solari e spiega come gli esseri umani abbiano imparato a prevederle.

Scopriamo che la ragione per cui non abbiamo eclissi ogni mese è dovuta all'inclinazione dell'orbita della Luna rispetto all'orbita della Terra intorno al Sole.
Il perché ci sono più eclissi nell'emisfero nord che in quello sud è invece dovuto al fatto che l'emisfero boreale è più vicino al percorso dell'ombra proiettata dalla Luna rispetto all'emisfero australe.
Viene infine spiegato perché le eclissi si spostano da ovest verso est, perché sono rare e perché gli animali potrebbero comportarsi in modo strano durante questo affascinante fenomeno astronomico.

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I paradossi di un universo finito o infinito

Geek   03.03.24  

La domanda su cosa si trovi al di fuori dell'universo è un interrogativo complesso che ha affascinato filosofi, scienziati e pensatori per secoli. L'universo, come lo conosciamo, comprende tutto ciò che esiste: spazio, tempo, materia ed energia. Quindi, se ci riferiamo a ciò che si trova oltre l'universo, stiamo implicitamente cercando di comprendere cosa esista al di fuori di tutto ciò che esiste. È un concetto che sfida la nostra comprensione e supera i confini della nostra esperienza.

Kurzgesagt si interroga sulla natura dell'universo, prendendo in esame sia la teoria di un universo finito in espansione e virtualmente senza confini e l'ipotesi di un universo veramente infinito.
Sappiamo che l'universo ha avuto origine circa 13,8 miliardi di anni fa e che da allora ha continuato a espandersi. Quando parliamo dell'espansione dell'universo, ci riferiamo al fatto che le galassie e le strutture cosmiche che le uniscono gravitazionalmente si stanno allontanando l'una dall'altra nello spazio. Tuttavia, è importante sottolineare che l'espansione dell'universo non implica necessariamente l'esistenza di un bordo o di un limite fisico. Se l'universo avesse la forma di un'ipersfera, di una sella o toroidale potremmo attraversarlo senza percepire mai una fine. Inoltre la sua costante espansone potrebbe anche rendere impossibile ritornare al punto di partenza compiendo un giro completo, proprio perché il punto di origine si allontanerebbe sempre di più man mano che avanziamo verso di esso.
Se invece fosse finito, a seconda della sua forma, ci troveremmo d'innanzi a continui paradossi spaziotemporali.

La teoria di un'universo infinito è ancora più complessa da afferrare.
Un universo infinito presuppone anche infinite possibilità. Uno spazio infinito può diventare più grande. In uno spazio infinito potremmo scoprire infinite varianti di noi stessi, ma non riuscire mai a incontrarle.

Data la natura di questi problemi, gli astronomi tendono a definire lo spazio secondo i concetti di universo osservabile, in questo caso è ragionevole definirne una dimensione conosciuta seppur senza bordi, e la totalità dell'universo che non ci è dato sapere se sia finito o infinito.

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Come rilevare una stella di Hawking

Geek   23.01.24  

PBS Space Time ipotizza la presenza di un micro buco nero all'interno di una stella come il Sole, per comprendere come un fenomeno di questo tipo potrebbe avere ripercussioni sull'evoluzione dell'astro e su come rilevarlo nello spazio.
Queste particolari stelle, chiamate stelle di Hawking in onore dell'ominimo fisico, permetterebbero di comprendere più approfonditamente la teoria e le implicazioni dei buchi neri primordiali (ovvero quelli che non si sono formati dal collasso gravitazionale di una stella, ma dall'estrema densità della materia presente durante il Big Bang) e su come questi potrebbero essere dei validi candidati per la formazione di materia oscura nell'universo.

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Un anno di esplorazione spaziale con l'ESA

Geek   14.12.23  
ESA Highlights 2023
ESA Highlights 2023

Il report annuale dell'ESA sullo stato dell'agenzia, sull'esplorazione spaziale, sulla ricerca e sullo sviluppo tecnologico.

Nel 2023 l'ESA ha conosciuto un anno di trasformazione con l'inaugurazione della sua rinnovata sede di Parigi. Al di là dei miglioramenti estetici, questa pietra miliare simboleggia l'evoluzione dell'ESA verso una maggiore agilità e prontezza per la nuova era spaziale. Eventi degni di nota includono i lanci di Juice ed Euclid, insieme all'arrivo di Andreas Mogensen sulla Stazione Spaziale Internazionale. L'anno è servito anche a ricordarci la fragilità del nostro pianeta, catturata dai satelliti di osservazione. L'ESA Highlights 2023 non solo racconta le tappe fondamentali, ma mette anche in luce il lavoro pionieristico, compresi gli sforzi nell'uso sostenibile dello spazio e i progressi nelle tecnologie quantistiche.

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Gli effetti della distruzione di un buco nero

Geek   27.08.23  

Kurzgesagt ipotizza la possibilità di distruggere un buco nero e gli effetti che un evento di questa portata potrebbe avere sulla gravità, sui corpi celesti e sul tessuto spaziotemporale.
Questo punto di vista insolito ci invita a riconsiderare la nostra percezione sui buchi neri e sull'orizzonte degli eventi che impedisce alla singolarità di stravolgere la nostra realtà.
L'idea che i buchi neri possano essere visti come potenziali guardiani delle leggi fisiche piuttosto che come gargantuesche minacce è affascinante. Ci spinge a riflettere sulla complessità dell'universo e sulla nostra continua ricerca di conoscenza.
Forse, nel tentativo di comprendere queste meraviglie cosmiche, potremmo anche scoprire nuove prospettive che ci permettano di abbracciare l'ignoto con più curiosità e meno timori.

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