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Spegnere incendi con la benzina

Res publica   14.12.09  

Ci sono momenti in cui è necessario mettere da parte i complottismi, riporre i "se", i "ma" e i "però" per ritrovare un minimo di oggettività e serietà.
Oggi è uno di quei momenti. Di fronte all'aggressione, alla violenza, è desolante ascoltare dichiarazioni e analisi ricche di distinguo e ammiccamenti.

Prima la classe politica farà suo questo comportamento e prima l'Italia e la sua democrazia potranno iniziare a definirsi mature. Senza rischiare di inciampare e tagliarsi sull'affilato rasoio di Occam.

anche nel tentativo di giustificare l'ingiustificabile, bisognerebbe avere l’onestà di non cadere in contraddizioni grandi quanto burroni. Chi sostiene che quanto accaduto ieri è conseguenza diretta di un clima d'odio e intolleranza fra gli schieramenti politici, generato da azioni e linguaggi politicamente violenti, credo non possa fare a meno di includere nell'elenco anche chi quotidiamente sostiene che Berlusconi è come Hitler, come Videla o come Mussolini (a quel punto la resistenza anche violenta sarebbe non tanto un rischio, quanto un diritto e forse un dovere) e soltanto qualche giorno fa diceva che «il governo è sordo alle richieste dei cittadini e se non si assume responsabilità ci potrebbe scappare l'azione violenta». Se uno pensa che è Berlusconi è un tiranno al pari dei più grandi sterminatori del Novecento, forse dovrebbe essere conseguente fino in fondo con la sua impegnativa asserzione, oppure magari evitare di delirare dall’alto di un pulpito che dovrebbe comportare grandi responsabilità. In ogni caso, va da sé che non si può contemporaneamente sostenere sia questa tesi che quella secondo cui si è trattato del gesto isolato di un pazzo e quindi non c'è niente di cui preoccuparsi.

Via Francesco Costa.

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