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Bang-Bang Club, fotografare la violenza

Res publica   27.10.10  

Kevin Carter

Joao Silva era l'unico del Bang-Bang Club a non essere mai stato ferito. Ha fotografato il cadavere dell'amico Ken Oosterbroek, ammazzato da una pallottola vagante, sta a fianco di Greg Marinovich ogni volta (quattro) che viene colpito, ha accompagnato il feretro di Kevin Carter, ucciso dalle ferite che uno si porta dentro e dal monossido di carbonio esalato dal motore del suo pick-up rosso: aveva collegato una canna di gomma al tubo di scappamento. Sabato, in Afghanistan, embedded con le truppe americane per il New York Times, Joao Silva ha perso le gambe su una mina sepolta nella sabbia dai talebani.

Il Bang-Bang Club è stato probabilmente il gruppo di fotoreporter più famoso degli ultimi anni.
Attivi all'interno delle township del Sud Africa durante il periodo dell'Apartheid tra il 1990 e il 1994, hanno associato il loro nome ai principali teatri di guerra del mondo e a tragedie personali.

Greg Marinovich e Kevin Carter hanno entrambi vinto un premio Pulitzer.

Due pellicole raccontano la loro storia.
Il documentario The Life of Kevin Carter, nominato agli Oscar nel 2006 e The Bang Bang Club, di Steven Silver con Ryan Phillippe, presentato in anteprima al Festival Internazionale del Cinema di Toronto nel 2010.

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