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La rivoluzione non è finita

Res publica   12.02.11  

Manifestanti yemeniti mostrano le mani con la scritta 'go out' rivolta al governo'></p>
<p>Centinaia di arresti ad Algeri durante un'imponente manifestazione per chiedere <a href=democrazia e la fine del regime di Bouteflika, che gioca la carta della repressione.
Lì dove tutto è iniziato come una protesta per il carovita, trasformatosi rapidamente in movimenti per maggiori diritti civili, riprende vigore la protesta di un popolo stremato da decenni di corruzione, terrorismo e repressione.

Intanto in Giordania re Abdullah deve ancora nominare un governo dopo aver sciolto l'esecutivo a inizio gennaio ai primi sentori dei moti di protesta.

In Yemen le manifestazioni nella capitale San'a e nell'importante porto commerciale di Aden non accennano a diminuire. Nonostante la promessa del presidente Ali Abdullah Saleh di non ricandidarsi non si fanno accenni a riforme strutturali e civili in grado di risollevare un paese allo sbando.

In Siria si da respiro a internet. Cessano i blocchi su Twitter, YouTube, Facebook e Myspace, mentre il presidente Bashar al-Assad firma l'approvazione di sussidi per il riscaldamento.

In Iraq il premier Nouri al-Maliki conferma di non volersi ricandidare per un terzo mandato e ordina tre mega-generatori da installare a Baghdad per supplire alla carenza cronica di elettricità nella capitale.

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