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Il copione è già visto, ma con la crisi dell'editoria, ora si ripropone con toni più drammatici e perentori: le agenzie e i quotidiani tradizionali (che investono molte risorse per la produzione di notizie originali) intendono mettere ordine nell'attuale anarchia, iniziando a punire i tanti «parassiti» (gli aggregatori e i motori di ricerca) che riprendono e distribuiscono le notizie senza offrire nulla in cambio.
AP CONTRO GLI AGGREGATORI - «Non possiamo più permetterci di stare fermi a guardare chi ci sta togliendo il lavoro senza fare nulla» ha spiegato ieri Dean Singleton, presidente di AP, una delle più grandi agenzie globali, finanziata dal New York Times e migliaia di altri quotidiani statunitensi. Singleton ha annunciato la messa a punto di strumenti più efficaci: un software che permetterà di tracciare chi utilizza illegalmente i contenuti e un motore di ricerca in grado di premiare le fonti che producono news originali. In tutto ciò si annunciano battaglie legali anche nei confronti di chi pubblica brevi estratti delle notizie e poi rimanda alla fonte originale con un link (come fa Google News). A cominciare dai tanti aggregatori che vanno alla grande negli Stati Uniti, come l'Huffington Post, The Daily Beast e Drudge Report: testate che ormai, per numero di visitatori, rivaleggiano con i grandi dell'informazione, pur limitandosi soltanto a segnalare notizie interessanti pescate qua e là in rete. Ma in questa battaglia, c'è anche un altro imputato eccellente: Google e la corazzata di aggregatori automatici, che generano guadagni pubblicitari sulle notizie senza disporre nemmeno di una redazione.Via Corriere della Sera.