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La lettera aperta a Pisapia sul Vigorelli

Res publica   26.07.12  

La lettera da sottoscrivere paragrafo per paragrafo di Alberto Biraghi a Giuliano Pisapia sul velodromo Vigorelli e sul movimento pistard milanese.

Non ci vuole tanto a capire cosa fare col Vigorelli. Basta avere come obiettivo l'interesse della collettività e quel po' di onestà intellettuale che serve a informarsi, a chiedere alle persone che conoscono storia e attualità del ciclismo su pista. Ammessi e non concessi questi presupposti, la soluzione per il Vigorelli è già pronta. Per la miseria Giuliano, una volta che sia una, si possono fare le cose ∗per i cittadini∗ anziché per qualcuno aggregato a un carrozzone? Il Vigorelli lo merita. Allora, se hai pazienza un attimo ti dico la mia.

La trasformazione della pista da 400 metri a 250 è un'ipotesi assurda. Perché stravolgerebbe un monumento, il Vigorelli, ne violerebbe la luce, le geometrie, le tribune, l'anima. Perché la zona non è in grado di garantire viabilità e ospitalità necessarie in caso di eventi internazionali. Perché non ha senso spendere 15 o più milioni di euro, di questi tempi, per devastare un monumento (piuttosto, se Milano vuole tornare ai vertici del ciclismo professionistico su pista, si costruisca una struttura nuova in una zona appropriata).

La soluzione migliore è anche la più semplice ed economica, ovvero il restauro della pista da 400 metri, delle gradinate, dei locali annessi. Esiste un enorme popolo di appassionati della del ciclismo classico su strada (mai sentito parlare di Eroica?) che sognano di poter rivivere anche le classiche su pista. E' una comunità enorme, con forti interazioni internazionali, che riporterebbe il Vigorelli ai fasti dei record di Coppi, Maspes, Anquetil, Moser, restituendo finalmente dignità a un monumento milanese dello sport. Il sistema potrebbe mantenersi e addirittura generare utili grazie ai servizi accessori: bar, ristorante, officine, negozi specializzati, luoghi di incontro e proiezione, biblioteca sul ciclismo. Ed è certo che alcuni dei personaggi illuminati dell'industria lombarda sarebbero entusiasti di sostenere economicamente il progetto.

Guardati attorno Giuliano, ascolta e considera ciò che accade all'estero, con coraggio e onestà intellettuale. Milano ha più bisogno di persone che pratichino uno sport magnifico come il classico ciclismo su pista piuttosto che di un paio di kermesse professionistiche all'anno. Guardate il Mondo Nuovo, guardate Berlino. Loro non spendono milionate per promuovere il "brand" o per creare cittadini "smart", loro fanno le cose normali, sensate. Ma le fanno bene. E infatti il ciclismo su pista là è alla portata di tutti, in tutte le sue possibili declinazioni, tra cui quella classica è la più gettonata.

Ecco. Casomai ti venisse in mente di provare a ragionare su questa ipotesi, suggerirei l'affidamento del progetto a un gruppo di persone selezionate nei movimenti che hanno la bicicletta da pista come proprio riferimento. Quindi NON Ciclobby (massimo rispetto, ma di bici da pista ne sanno quanto ne so io di ingegneria aerospaziale), non l'ennesimo intrallazone legato a Baruffi o Maran, non un cacciatore di consulenze, non la Federazione. Ci sono gruppi sempre più numerosi di milanesi frequentatori abituali di Montichiari e Fiorenzuola che sarebbero felici di mettersi a disposizione per un progetto come questo.

Giuliano, dammi un colpo di telefono, te li indico io, nel massimo riserbo (che con noi sfascisti, diffamatori e stalker si sa di non dover avere relazioni) e ti do anche i nomi di alcuni potenziali sponsor.

Grazie, Alberto Biraghi.

PS: Giuliano, cazzo ci hanno suonato i Beatles, ci hanno sudato sangue i grandi della pista. Una volta, una sola, facciamo le cose bene, per Milano e per i milanesi, non per qualcuno che allunga le mani. Questa fottuta rivoluzione arancione al Vigorelli si può fare. Se la merita il Vigorelli e se la merita il magnifico mondo milanese del ciclismo classico in pista. Si può fare, basta volere.

PPS: come dice Mattia Curto, pistard dilettante Milanese, "l'attività amatoriale del velodromo di Fiorenzuola è seguita da un solo volontario il quale riesce ad organizzare due sessioni di allenamento settimanali e una gara ogni mese; Montichiari con tutto lo staff e il supporto della Federazione ha organizzato una sola gara dall'inizio dell'anno e chiuso agli allenamenti da marzo".

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