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I post con tag "Economia" archivio

Il nuovo ceto medio africano

Res publica   19.04.12  

Cresce in tutta l'Africa il numero di persone che guadagnano fino a venti dollari al giorno e capaci di alimentare un'economia di consumi interna.
Secondo gli economisti si tratta di una situazione paragonabile a quelle viste in India e Cina venti anni fa.

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Il modello argentino

Res publica   14.03.12  

Il modello economico su cui l'Argentina ha impostato il boom post-default sta entrando in crisi e i margini di recupero sono stretti.

Argentina now faces the double whammy of a slowing global economy and productivity-sapping domestic economic distortions. The deteriorating balance of international payments is stimulating speculation about a new peso devaluation, while the country's increased levels of protectionism are generating threats of retaliation from its regional trade partners.

Less tangible, but more ominous, there has been a decline in the quality of governance across the decade. Argentina has seen a marked deterioration in the World Bank's measure of government effectiveness and the rule of law, even as the government's increased reach has produced a significant drop in most dimensions of economic freedom.

Argentina's post-crisis model is thus coming unraveled, and the economy appears on course for another reality check. As in past run-ups to disaster, Argentine wealth is fleeing the country despite the government's tightening of capital controls. A new financial crisis could be especially devastating because the country's differences with foreign debt holders (other than official lenders like the IMF) are still unresolved, effectively freezing it out of global capital markets.

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La Cina e la crescita lenta

Res publica   13.03.12  

Nella Cina continentale le disuguaglianze e le tensioni politico-sociali sono diventate un problema pressante di stabilità interna a lungo termine.
La vertiginosa crescita economica degli ultimi decenni convince sempre meno milioni di cinesi della classe media che non hanno avuto accesso alla redistribuzione della ricchezza, tanto da far riconsiderare a Pechino i suoi obiettivi economici e politici nel medio periodo.

The central priority for the Chinese government is no longer simply about economic growth. Rather, the chief challenge is dealing with the sociopolitical tensions and inequalities that are products of that growth. On these two fronts, the Wen administration record has been far less than stellar. Moreover, facing the unprecedented ferocity of public opinion, the government is increasingly having its feet held to the fire on issues of social equality and quality of life...

... After 35 years of breathless expansion of the economy, the growth story is less compelling for the Chinese public. Growth alone is no longer the panacea that papers over structural problems or ensures political legitimacy of the regime.

Why? Because the Chinese public, particularly the rising middle class, has started to notice that for all the talk of the Chinese economic miracle, they have not miraculously grown wealthy. Some have indeed become obscenely rich, which only serves to reinforce the sentiment that the system is tilted towards the few and stacked against the many. Adding fuel to the fire is that those who have been blessed by the growth miracle happen to be the political class itself or just one degree removed...

... But it is the nearly 3,000 delegates of the NPC who broadly represent the establishment that has disproportionately benefited from China's economic pie. Of the thousands of delegates, 70 of the richest have a combined net worth of $90 billion, according to Bloomberg. To put that figure in context, it translates into more than $1 billion per delegate, while the average urban income is just $3,500 in 2011...

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La fragilità cinese

Res publica   29.02.12  

La bolla cinese raccontata da Michael Schuman.

[W]e can see the pieces of a crisis falling into place: excessive, misguided investment, including a giant property boom, propelled on by debt and the decisions of government bureaucrats. Sound familiar? A crisis, of course, is not inevitable - if China's leadership takes action and reorients the direction of the economy. The positive thing is that at least some top policymakers understand the need to change. In policy pronouncement after policy pronouncement, the government pledges to reform. The problem is that China's government is not taking its own advice. The economy needs to rebalance away from investment and exports to a more consumption-driven growth model with a primary focus on quality of growth, not high rates at any cost. That’s not happening, or not happening quickly enough.

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Standard & Poor's declassa l'Europa

Res publica   13.01.12  

Francia e Austria perdono la tripla A, l'Italia scende a BBB+. La scure dell'agenzia di rating si abbatte poi su Spagna, Portogallo, Malta, Slovacchia e Slovenia.
14 stati dell'eurozona, tutti eccetto la Germania, mantengono un outlook negativo. Equivale a dire che entro i prossimi dodici mesi potrebbero esserci ulteriori downgrade.

Erano misure attese.
Non è un dramma. E gli Stati Uniti sono lì a ricordarcelo ogni giorno dopo il declassamento ad AA+. E' però un pericolo per il fondo salva stati che basa la sua tripla A proprio sui rating degli stati membri.

Il lato positivo di questa nuova crisi, più mediatica che strutturale, sarà un ancora maggiore sforzo politico comune europeo per far virare l'obiettivo dell'agenda economica da rigore a crescita.

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Declassati

Res publica   19.09.11  

Standard & Poor's ha declassato il debito dell'Italia.
Ora il nostro debito sovrano a breve termine vale appena una A, mentre quello a lungo termine una A -1 con outlook negativo.

Ennesimo grande successo del governo Berlusconi - e di chi lo ha votato, non dimentichiamocene mai - che non tarderà a trasformarsi in un nuovo, intenso, dramma finanziario.

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L'ultimo falco della BCE

Res publica   10.09.11  

Le dimissioni a sorpresa di Jurgen Stark, dal board della BCE, hanno gettato ieri pomeriggio i listini nel panico e assestato un duro colpo alla credibilità della Banca Centrale Europea.
La scelta di sostenere il debito pubblico dei paesi in difficoltà acquistando titoli di stato, in attesa dell'entrata in vigore del fondo Efsf, non è andato giù al garante di quell'ortodossia in salsa Bundesbank rappresentata da Stark in seno all'Eurotower.

A bocce ferme e a mercati chiusi l'addio dell'economista tedesco assume un significato meno apocalittico e anzi può trasformarsi in un vantaggio per il futuro dell'area euro.
Successore di Otmar Issing, ma senza averne la finezza di analisi, Jurgen Stark era considerato il delfino dell'ex governatore della Bundesbank Tietmeyer. Lo stesso governatore che in nome del rigore monetario contestò a più riprese la decisione di Helmut Kohl di concedere la parità tra marco federale e marco dell'est e di avviare un gigantesco trasferimento di risorse ovest-est in seguito alla riunificazione. La reazione della Bundesbank a quella visione di unità fu una politica di rialzo dei tassi che portò la Germania post-muro in una grave recessione che squassò a più riprese l'intera Europa.

Stark wie die Mark, forte come il marco. Così veniva soprannominato in patria il falco della BCE.
La sua intransigenza rischiava di minare le fondamenta dell'euro ancora di più delle politiche di finanza creativa.
Oggi all'Unione serve sviluppo e crescita e Stark non era l'uomo adatto a sostenerle. Troppo occupato a studiare i commi dei trattati per prevedere e appoggiare le mosse della Banca Centrale a sostegno dell'eurozona.

Strak era un burocrate orgoglioso al punto di dimettersi a mercati ancora aperti pur di segnare un punto e mettere in crisi la politica europea di Angela Merkel.
Non ne sentiremo la mancanza.

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La crisi si autoalimenta

Res publica   08.08.11  

Il giorno del giudizio dopo il downgrade del rating USA è arrivato e non è passato inosservato.
Paul Krugman sintetizza il rischio loop della crisi in quattro punti.

1. US debt is downgraded, sparking demands for more ill-advised fiscal austerity

2. Fears that this austerity will depress the economy send stocks down

3. Politicians and pundits declare that worries about US solvency are the culprit, even though interest rates have actually plunged

4. This leads to calls for even more ill-advised austerity, which sends us back to #2

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Cronache del dopo downgrade

Res publica   06.08.11  

Sarah Palin, Randy Paul, Michele Bachmann

E' il primo grande successo politico del Tea Party. La rielezione del presidente Obama ora non sembra affatto così granitica come qualche mese fa.
Per riportare in corsa i propri candidati la politica miope della destra ultraconservatrice e bigotta ha prodotto il primo declassamento del debito americano della storia. Standard & Poor's ora valuta i titoli di stato a stelle e strisce AA+.

Il giorno del giudizio è atteso per domenica sera, alla riapertura dei mercati asiatici.

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