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I post con tag "Leggende E Miti Della Liguria" archivio

Leggende e Miti della Liguria: Aleramo e Adelasia (-1)

Wow   24.12.20  

Adelasia (talvolta chiamata anche Alassia) era figlia di Ottone I il Grande imperatore di Germania, bellissima e di una pietà esemplare.
Tuttavia un giorno un cavaliere vestito con una splendida armatura nera insinuò che la giovane fosse una ragazza di facili costumi. Adelasia indignata si offrì di provare la sua innocenza con un singolar tenzone.
Aleramo, scudiero dell'imperatore, si presentò come campione della fanciulla. I due cavalieri si affrontarono a lungo nel duello, ma infine Aleramo trionfò. Il cavaliere sconfitto e furioso allora si rivolse alla folla che era accorsa e insinuò ancora che tra Adelasia e Aleramo ci fosse una passione colpevole.

La folla mormorava e il suo stesso padre era incerto al riguardo. La ragazza in lacrime chiese allora di ricorrere alla prova del fuoco per salvare il suo onore.
Quattro servi approntarono una pira e provarono a darvi fuoco numerose volte senza successo. Venne allora distesa davanti ad Adelasia una scia di carboni ardenti e la ragazza, tra lo stupore generale, riuscì a superare anche questa prova incolume.

Di fronte a tali prodigi il cavaliere in armatura nera fuggì e Adelasia decise di abbandonare il padre, reo di non averle creduto sin da principio, assieme al prode Aleramo.

Dopo un lungo viaggio i due giunsero nell'odierna baia di Alassio, dove vissero un'esistenza semplice e felice.

Molti anni dopo vennero a conosenza che Ottone I sarebbe venuto in visita alla città di Albenga e che il comune in suo onore avrebbe organizzato un grande torneo.
Alla giostra si presentò anche un cavaliere sconosciuto con una croce vermiglia segnata sul cuore. Dopo innumerevoli scontri fu proprio questo misterioso cavaliere che mai si era levato l'elmo a vincere il torneo.
Venne dunque presentato al cospetto di Ottone I e tra la meraviglia della corte, quando il cavaliere infine rimosse il suo pesante elmo, si scoprì che era Aleramo.
Ottone I colmo di gioia riabbraccio dopo molti anni la sua adorata figlia e il suo fedele scudiero. Ormai i vecchi rancori del passato si erano estinti e Aleramo venne nominato marchese e come primo suo atto, perché il ricordo della sua amata potesse durare in eterno, battezzo quel lembo di terra dove aveva vissuto con Adelasia, Alassio.

Si racconta che anche il nome Monferrato sia dovuto al marchese Aleramo, infatti durante una cavalcata in quelle terre fu costretto a fermarsi per ferrare il suo cavallo con un mattone. Da quell'episodio deriverebbe il nome della marca.

Antologia di Miti e Leggende liguri.

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Leggende e Miti della Liguria: il fantasma del teatro Carlo Felice di Genova (-2)

Wow   23.12.20  

Nell'alto medioevo, dove oggi si trova piazza De Ferrari, sorgeva la basilica genovese di Sant'Egidio. Nei suoi sotterranei i primi cristiani avevano scavato un vasto reticolo di catacombe ampliando un più antico tempio dedicato al dio Mitra.
Verso la fine del 1300 la basilica fu riconvertita nella chiesa e nel convento di San Domenico che dal 1540 venne designata come sede cittadina della Santa Inquisizione.

In quelle aule nel 1580 fu emessa una sentenza di stregoneria contro la figlia sedicenne di un liutaio residente in vico del Filo. La ragazza di nome Leila Carbone morì di terrore ancor prima di subire la tortura e il suo corpo, sepolto nelle catacombe, venne dimenticato.

Nel 1797 le truppe napoleoniche invasero la Repubblica di Genova e i cannoni francesi distrussero il complesso di San Domenico.
In seguito al Congresso di Vienna, la Repubblica ligure fu annessa al Regno di Liguria passò sotto il Regno di Sardegna e il governo del re Carlo Felice decise di costruire un sontuoso teatro dell'opera sulle rovine di San Domenico. Il Carlo Felice venne inaugurato il 7 aprile 1828 con l'opera in due atti Bianca e Fernando di Vincenzo Bellini.
Quella sera la musica destò dal suo sonno eterno il fantasma di Leila. Da allora si aggira per il teatro, vestita con un lungo sudario di velluto e ogni apparizione è accompagnata da un lieve sentore di rosa.

Durante i bombardamenti che Genova subì durante la II Guerra Mondiale in molti giurarono di vedere lo spettro abbracciato alla statua di marmo del Genio dell'Armonia posta nel pronao, che rimase miracolosamente intatta mentre il teatro veniva avvolto dalle fiamme per un giorno e una notte.
La città dovette attendere il 7 aprile 1987 quando a 42 anni dalla fine della guerra venne posata la prima pietra del nuovo teatro Carlo Felice. Durante la costruzione molti nel cantiere incontrarono la pallida fanciulla vestita di scuro che fece in modo che i lavori terminassero dopo appena mille giorni e senza alcun incidente.

Il 18 ottobre 1991, le note de Il Trovatore di Verdi riusonarono durante l'inagurazione e durante la canzone di Manrico i più attenti udirono che qualcuno prolungò intenzionalmente gli accordi del liuto e c'è chi afferma di aver scorto nel foyer una pallida fanciulla scalza con una veste di velluto scuro. A un ignaro spettatore che le aveva rivolto la parola, la ragazza rispose: "Questa è da sempre e sarà per sempre la mia dimora", per poi fuggire via e svanire tra la folla.

Da allora Leila è diventata l'anima della musica del teatro Carlo Felice di Genova.

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Leggende e Miti della Liguria: la pietra delle streghe a Deiva Marina (-3)

Wow   22.12.20  

A pochi chilometri dal centro di Deiva Marina si trova la frazione Piazza dove si erge la chiesetta di origini longobarde dell'Assunta.
Non troppo distante esisteva una lastra di pietra che si mormorava avesse incise le impronte dei piedi di numerose streghe. Quello era infatti un luogo prediletto per loro dove celebrare i Sabba e ballare tutta la notte. La leggenda racconta che le streghe potevano perdere la vita se venivano sorprese dalle prime luci dell'alba, ma se si fossero pentite in punto di morte la Madonna avrebbe intercesso per loro tramutandole in formiche volanti.

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Leggende e Miti della Liguria: la vendetta delle anime del Purgatorio a Rezzo (-4)

Wow   21.12.20  

Nel mese di marzo, nel piccolo comune di Rezzo, si celebra una funzione per i morti. Una tradizione che va avanti da secoli.
Nel mezzo di una faggeta, tra i boschi che circondano il paese, sorge il Santuario della Madonna del Santo Sepolcro dove un'interessante sequenza di affreschi, risalenti al XV secolo, illustrano la Passione con la consueta processione di vizi, mostri e personaggi noti. Uno di questi personaggi è il malvagio marchese di Laigueglia.

Nell'anno del Signore 1515 il feudatario regnava su quelle terre con il pugno di ferro; stanchi dei continui soprusi, tre giovani decisero di ucciderlo assaltando la sua portantina, ma l'agguato fallì e il marchese infuriato ordinò di radere al suolo Rezzo.
Nel marzo di quell'anno la spedizione di mercenari calò sul borgo, ma successe qualcosa di così straordinario da essere ricordato per generazioni. Dai vigneti sottostanti il paese apparvero in un istante come fiammelle ardenti centinaia di anime del Purgatorio che misero in fuga i bravi del marchese, i quali mai più osarono mettere piede a Rezzo.

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Leggende e Miti della Liguria: u cianelun de Basure (-5)

Wow   20.12.20  

Si chiama U cianelun de Basure, lo spiazzo delle streghe in ligure.
È un vasto prato tra Andora e Villa Faraldi, sul Pizzo Aguzzo, dove secondo la tradizione popolare le streghe si radunano attorno a un grande falò per compiere i loro Sabba, ma se qualcuno si avvicina non invitato le fiamme divampano e si spengono dopo un lampo accecante e le basure svaniscono nell'aria come la foschia al mattino.

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Leggende e Miti della Liguria: i cavalieri dei monti di Genova (-6)

Wow   19.12.20  

Nel medioevo circolava una leggenda nell'entroterra di Genova. All'epoca la città estendeva solo attorno al porto, mentre le zone collinari erano sparse di piccoli borghi di contadini e allevatori.
Vi era un florido commercio tra la città e la sua campagna, ma nonostante la possibilità di fruttuosi guadagni nessuno osava passare la notte nei dintorni del monte Fasce o del Righi.
Lì infatti, nelle notti oscure, si diceva cavalcassero selvaggi i cacciatori notturni dei monti.
Queste creature, conosciute con il nome di Beatrici, regalavano selvaggina agli incauti viandanti che si erano attardati che alle prime luci dell'alba si tramutava in parti di uomini mutilati.

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Leggende e Miti della Liguria: il cavallo di Rolando a Bajardo (-7)

Wow   18.12.20  

Esiste una leggenda legata al nome del piccolo borgo di Bajardo.
I signori che lo governavano avevano un antenato di origine francese che combattè fieramente al fianco del conte palatino Rolando a Roncisvalle.
Il coraggio sul campo di battaglia e la fedeltà dimostrata furono premiate da Rolando con il piccolo feudo ligure a patto che gli venisse dato il nome del suo amato cavallo, Bajardo.

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Leggende e Miti della Liguria: la processione dei morti a Portofino (-8)

Wow   17.12.20  

La notte del 31 ottobre in pochi si avventurano alla chiesa di San Giorgio che sorge su una scogliera a picco sul mare, in uno dei punti più panoramici di Portofino. La chiesa, edificata su di una più antica cappella votiva a pianta quadrata per volere dei pescatori di corallo nel XIX secolo, è difatti al centro di una oscura leggenda.
A mezzanotte dal fondo alla scogliera si leva la sconcertante processione dei morti affogati. Questa fila di anime perdute risale lungo le rocce ed entra in chiesa. Dopo essersi inginocchiati davanti all'altare in un sepolcrale silenzio, i defunti si incamminano in direzione del balcone naturale, tristemente noto per il suo terribile fascino che induce al suicidio, e si gettano nelle fredde e buie acque del Mar Ligure.

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Leggende e Miti della Liguria: I fantasmi del mare ad Albisola (-9)

Wow   16.12.20  

Ad Albisola Superiore si narra che durante la Notte dei Morti le anime di tutti coloro che morirono in mare e che non vennero più ritrovati si radunano presso la collina del Bricco Spaccato, risalendo dalle acque sotto forma di fuochi fatui sospinti dal vento.
Al primo rintocco della mezzanotte le anime trasfigurano, assumendo l'aspetto di evanescenti forme umane che cercano di afferrare per i capelli chiunque incontrino, fino al canto del gallo quando lentamente si dissolvono in nebbia per poi fare ritorno al mare.

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