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I post con tag "Misteri E Leggende Della Liguria" archivio

Il dio albero di Santo Stefano d'Aveto (-10)

Wow   15.12.12  

Santo Stefano d'Aveto fu l'ultima roccaforte della libertà ligure contro i romani, i liguri furono sconfitti nel 157 a.C. alle pendici del monte Penne dalle milizie di Marco Fulvio Nobilione. Santo Stefano fin dal medioevo fu passeggio e terra di conquista per numerosi popoli barbari e tutti lasciarono nella tradizione del territorio una traccia della loro presenza.
I primi abitanti di Santo Stefano furono le tribù degli Illuati, dei Veilati e degli Ambrones, questi ultimi di stirpe celtica vennero dal nord portando l'ambra e si stabilirono nella frazione di Ambronasco.
L'ambra era considerata dei Liguri una pietra sacra che veniva dai grandi alberi di conifere della foresta millenaria dove abitava il dio Peu, adorato dalle prime popolazioni liguri. Il dio non aveva templi di pietra, ma era presente in ogni grande albero dalla chioma ondeggiante, il vento e il tuono erano la sua voce e nel tronco e nei rami stavano i suoi poteri, anche quelli taumaturgici.
A metà del XIX secolo era ancora viva un'usanza locale per guarire gli ammalati, anche se la pratica veniva tacciata di stregoneria. L'infermo, portato alla centenaria quercia del Mulino a Villa Cella, veniva legato a una biforcazione dei rami con dei tagli su mani e piedi cosicché la linfa dell'albero potesse entrargli nel sangue e guarirlo.
Nella Liguria dei monti vi sono ancora oggi delle tracce del culto dell'albero, la corteccia del castagno è impiegata per immobilizzare gli arti fratturati, i decotti di resina di pino sono indicati per le affezioni polmonari e quelli di resina di ciliegio per quelle intestinali.
Nel costume tradizionale delle ragazze liguri il mezzaro, il rettangolo di cotone indossato come copricapo e scialle, ha stampato a colori vivaci l'Albero della vita con fiori, frutti e animali fantastici.

Misteri e leggende della Liguria. Santo Stefano d'Aveto.

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Le gatte stregate di Ellera (-11)

Wow   14.12.12  

Nelle rocce del territorio di Ellera, in una zona che i rovi rendono impenetrabile, vi è una caverna dove secondo la tradizione locale è da sempre abitata da streghe.
Si tratta di donne bellissime, con lunghi capelli e orecchie a punta, che se rispettate hanno un ottimo rapporto con gli abitanti del luogo. Mostrano la strada a chi si perde, guariscono i bambini ammalati, fanno quagliare il latte per il formaggio e se si avvicina una tempesta soffiano fino a che il vento non si placa.
Quando i soldati di Napoleone invasero i domini della Repubblica di Genova alcune di loro furono sorprese a danzare nude in un prato. I soldati francesi, ebbri di vino, le violentarono scambiandole per fanciulle. Le streghe si mutarono allora in grosse gatte selvatiche del volto di donna.
Sotto le sembianze feline avvicinarono gli abitanti di Ellera e promisero di far loro trovare ogni mattina delle monete d'oro sotto i cuscini, a patto che fossero spese in giornata, se fossero riusciti ad allontanare i soldati.
Ben presto l'esercito napoleonico lasciò Ellera e le streghe ripresero le loro sembianze femminili, ma alcune erano rimaste incinte e quando fu il momento partorirono dei basilischi che si dice vivano ancora oggi sul fondo della caverna.

Misteri e leggende della Liguria. Ellera.

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La processione di morti a Portofino (-12)

Wow   13.12.12  

In uno nei punti più panoramici di Portofino, l'antica Portus Delphini descritta da Plinio, sorge la chiesa di San Giorgio, le cui reliquie sono murate dietro l'altare maggiore. Lì scavi archeologici hanno riportato alla luce un'antichissima cappella votiva a pianta quadrata fatta edificare dei pescatori di corallo nel XIX secolo.
La chiesa è a perpendicolo su un tratto di scogliera assai pericolosa. Sulla destra del portone della chiesa si affaccia sul Mar Ligure un balcone naturale tristemente noto per il suo terribile fascino che induce al suicidio.
La notte del 31 ottobre, se si ha il coraggio di guardare il mare, in fondo alla scogliera si può scorgere l'orrenda processione dei morti affogati risalire lungo le rocce ed entrare in chiesa per poi tornare gettarsi nel mare gelido e buio dopo aver recitato una preghiera.

Misteri e leggende della Liguria. Portofino.

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Gli scheletri guardiani a Sassello (-13)

Wow   12.12.12  

Le origini del borgo di Sassello risalgono all'alto medioevo.
Nel XII secolo fu un possedimento della famiglia Del Carretto quindi passò ai Doria e dal 1612 diventò dominio di Genova e centro per la lavorazione del ferro.
Vi è una possente torre saracena e la chiesa della S.S. Trinità, ricca di stucchi e custode di parecchie opere di grandi artisti.
Fino al secolo scorso nella chiesa vi ero curioso dipinto di Alessandro Magnasco che illustrava un fatto accaduto nel 1731. Alcuni ladri sacrilegi avevano cercato di penetrare nottetempo nella chiesa, ma furono messi in fuga da un esercito di scheletri armati di torce usciti dalle tombe del vicino campo santo.
Misteriosa rimane la sorte del dipinto che tuttavia ha lasciato un vivido ricordo di terrore.

Misteri e leggende della Liguria. Sassello.

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Il demone nero di Moneglia (-14)

Wow   11.12.12  

A Moneglia nel 1396 Monna Benvenuta, moglie di un ricco mercante Leonardo di Solarolo di Lavagna, fece un lascito testamentario ai frati francescani perché fosse eretta una chiesa votiva a San Giorgio.
I frati la gestirono per circa due secoli arricchendola con numerose opere di grande prestigio, come maestoso polittico dedicato a San Ludovico da Tolosa eseguito dal pittore genovese Giovanni Barbagelata nel 1503. Si tratta di una tavola ricoperta di foglie adoro raffigurante nella parte mediana San Ludovico in trono con un ricco manto ricamato con i gigli di Francia e ai lati i santissimi Ambrogio, Stefano, Nicola e Antonio Abate.
Originariamente nella pala d'altare non era raffigurata la mostruosa bestia nera che oggi appare ai piedi di Sant'Antonio e che comparve misteriosamente al parroco e ai fedeli durante la prima messa in una livida alba del 7 gennaio 1550; in quel periodo dell'anno che va fino al mercoledì delle ceneri in cui streghe, diavoli, spiriti immondi e divinità pagane scorrazzano per il mondo.
La notte tra il 6 e il 7 gennaio a Monglia era scoppiata una terribile burrasca, tuoni e fulmini squarciavano un cielo di nubi gonfie di pioggia. La furia del mare minacciava le barche nel porto e il vento di mare, che aveva spezzato alberi e comignoli, si era portato via la croce del campanile della chiesa di San Giorgio. Al suo posto, uscito da una saetta sulfurea, sedeva ghignando malvagiamente un piccolo demone nero.
Il demone prese a percorrere gli stretti vicoli del paese seminando rovine e disgrazie. Tanto fece che tutto il paese infuriato prese a inseguirlo con torce, forconi e amuleti.
Il demonio spaventato si tramutò allora in una bestia nera e si rifugiò in chiesa ai piedi di Sant'Antonio abate, protettore degli animali, ma il santo riconoscendolo lo immobilizzò con il suo lungo bastone.
Oggi il demone nero è ancora là tremante di paura.

Misteri e leggende della Liguria. Moneglia.

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I fantasmi della cattedrale di Genova (-15)

Wow   10.12.12  

Vi è una storia di fantasmi legata alla cattedrale di San Lorenzo. Alla mezzanotte della vigilia di San Giovanni Battista, patrono di Genova, una statua della facciata detta "L'arrotino" si anima per aprire il portale della navata centrale da dove entrano in silenzio tutti gli spettri degli artisti, dei capomastri, dei fabbri e degli artigiani che presero parte alla costruzione del Duomo.
Le apparizioni si dispongono in un lungo corteo e lentamente salgono alla cupola e sino alla croce.
La processione dura un'ora, durante la quale ogni fantasma controlla la condizione della sua opera dopodiché si dissolve nella notte.

Misteri e leggende della Liguria. Genova.

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Il fantasma del teatro Carlo Felice di Genova (-16)

Wow   09.12.12  

Sul terreno di quella che è oggi piazza De Ferrari nell'alto medioevo vi era la basilica di Sant'Egidio primi cristiani avevano ricavato da un tempio sotterraneo con un vostro reticolo di catacombe dedicato al dio Mitra. Alla fine del 1300 la basilica fu trasformata nella chiesa e nel convento di San Domenico che nel 1540 furono designati come sede e camera delle torture dell'Inquisizione.
In vico del Filo vivena Leyla Carbone, la figlia sedicenne di un liutaio, che nel 1580 fu accusata e condannata ingiustamente per stregoneria. Morì di spavento ancora prima di subire la tortura e il suo corpo fu sepolto nelle catacombe e dimenticato.
Nel 1797 i cannoni francesi distrussero insieme alla Repubblica genovese la chiesa e il convento di San Domenico. La Liguria passò sotto il Regno di Savoia e il governo del re Carlo Felice, il quale fece costruire sulle rovine di San Domenico il bellissimo omonimo teatro dell'opera, inaugurato il 7 aprile 1828 con Bianca e Fernando di Vincenzo Bellini.
Quella sera, dopo un limbo grigio senza tempo, la musica destò il sonno del fantasma di Leyla che da allora compare ovunque in teatro con la lunga veste di velluto scuro della sua sepoltura e ogni apparizione è accompagnata da un lieve sentore di rosa.
Durante i bombardamenti dell'ultima guerra furono in molti a vedrla abbracciata alla statua marmorea di ricerca del Genio dell'Armonia del pronao, che rimase miracolosamente intatta mentre il teatro bruciava per un giorno e una notte.
Soltanto il 7 aprile 1987 venne posata la prima pietra del nuovo Carlo Felice. In molti nel cantiere incontrarono la pallida fanciulla vestita di scuro che fece in modo che i lavori terminassero dopo soli mille giorni e senza alcun incidente.
Per la sera dell'inaugurazione, il 18 ottobre 1991, fu scelto Il Trovatore di Verdi e durante la canzone di Manrico si udì qualcuno che prolungò intenzionalmente gli accordi del liuto, mentre durante l'intervallo fu notata nel foyer una pallida fanciulla con una veste di velluto scuro ma senza scarpe.
Leyla è diventata l'anima della musica del teatro e per quanto sul suo apparire siano stati scritti molti articoli e libri è stata lei stessa a rivelare la verità a uno spettatore che ignaro le aveva posto alcune domande; "Questa è da sempre e sarà per sempre la mia dimora", per poi fuggire e svanire nel buio delle antiche catacombe.

Misteri e leggende della Liguria. Genova.

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I fantasmi del mare ad Albisola (-17)

Wow   08.12.12  

Il Bricco Spaccato è una collinetta nell'entroterra di Albisola Superiore dove durante la notte dei Morti si danno convegno le anime di tutti coloro che morirono in mare e che non vennero più ritrovati.
Risalgono dalle acque sotto forma di piccoli fuochi fatui, sospinti prima dalle onde e poi dal vento.
Al primo rintocco della mezzanotte assumono l'aspetto di evanescenti forme umane che cercano di afferrare per i capelli chiunque incontrino, fino al canto del gallo quando si dissolvono in nebbia per ritornano al mare.

Misteri e leggende della Liguria. Albisola Superiore.

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Il pozzo scomparso di Arenzano (-18)

Wow   07.12.12  

Nel centro storico di Arenzano vi era un pozzo assai profondo che nel medioevo riusciva a dissetare tutti gli abitanti con la sua abbondante acqua fresca e dolce. Nel luglio del 1262 vi fu una tale calura che il pozzo si inaridì così quando all'orizzonte comparvero le scure vele dei pirati saraceni si decise di nascondere nel pozzo insieme alle monete d'oro gli oggetti più preziosi degli arenzanesi, che poi coprirono il coperchio con zolle di terra fiduciosi di riaprirlo al più presto.
Quando finalmente i saraceni furono scacciati dalla spiaggia, fuggendo a bordo dei loro agili sciabecchi, gli abitanti di Arenzano cercarono di aprire il pozzo, ma non riuscirono più trovarlo avendone cancellato così bene ogni traccia.
Ancora nel XIX secolo non si erano perse le speranze di ritrovarlo e infatti nei contratti di vendita dei terreni era d'uso inserire una clausola in cui il venditore si riservava il contenuto del pozzo se questo fosse stato ritrovato.

Misteri e leggende della Liguria. Arenzano.

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Il banchetto degli scheletri a Pignone (-19)

Wow   06.12.12  

L'antica pieve di pignone nel XVI secolo ospitò le sepolture di un ramo della famiglia dei marchesi Da Passano fino a che a Levanto non venne costruito il palazzo con una grande cappella gentilizia. Da allora il sepolcro di Pignone fu murato e non se ne seppe più nulla, ma dopo quel tempo intorno alla chiesa fiorirono leggende e storie di visioni d'oltretomba. Figure evanescenti spaventavano i viandanti sul far della sera. Di notte luci e canti provenivano dai sotterranei e il suono di un armonium e il fruscio dei passi di una danza macabra terrorizzavano anche i più coraggiosi.
Negli anni '50 un'infiltrazione d'acqua fece sprofondare parte dell'antico pavimento della pieve mostrando un piano sotterraneo vasto tanto quanto la chiesa e profondo cinque metri.
Nella cripta vi era una tavola rotonda circondata da sedili in pietra dove erano seduti alcuni scheletri riccamente abbigliati. Alcuni avevano vesti femminili in seta e raso con le trecce disfatte ancora attaccate al cranio e le perle attorno alle ossa del collo, altri in pantaloni e farsetti di velluto calzavano alti stivali di cuoio e sui fianchi avevano appesi degli spadini d'argento e tutti avevano un che di beffardo nell'orribile ghigno della morte, tanto che sembravano aspettare qualcosa o qualcuno.
Il parroco di allora non cedette alle lusinghe degli storici che avrebbero voluto studiare gli abiti e gli ornamenti dei partecipanti al funereo banchetto, ma li seppellì nel sepolcro sotterraneo dopo aver celebrato un rito funebre.
Da allora scese la pace sulla piccola pieve, ma la notte di tanto in tanto si ode ancora un flebile pianto di neonato. Si dice che un minuscolo scheletro di infante, avvolto nelle fasce, sia stato dimenticato in un angolo di quell'antico sepolcro, incapace di trovare quiete.

Misteri e leggende della Liguria. Pignone.

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