Vox racconta perché si rese necessaria una quarantena per gli equipaggi delle prime missioni del programma Apollo che raggiunsero la Luna.
L'immagine dei tre astronauti rinchiusi in un caravan Airstream, convertito nel Mobile quarantine facility, a colloquio con il presidente Nixon è entrata nella storia.
Neil Armstrong, Michael Collins e Buzz Aldrin rimasero in isolamento per 21 giorni dopo il loro ritorno sulla Terra e Armstrong festeggiò anche il suo compleanno all'interno del MQF.
La preoccupazione per una qualche forma di malattia aliena o "peste lunare" era tale da consigliare un eccesso di zelo negli ambienti della NASA per proteggere la vita sul nostro pianeta.
Anche gli equipaggi dell'Apollo 12 e 14 subirono la stessa sorte, mentre per l'Apollo 13 non fu necessaria nessuna quarantena visto che non raggiunse mai la superficie del nostro satellite naturale per una serie di sfortunati eventi.
Per tutte le successive missioni lunari, dall'Apollo 15 al 17, la NASA non ritenne più necessario imporre la quarantena forzata al ritorno degli astronauti.
Ancora oggi agli equipaggi di missioni spaziali viene imposta una quarantena, normalmente di una durata di due settimane prima della partenza, per limitare possibili rischi di contagi o di insorgenza di malattie una volta decollati.
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