Seguire le amministrative 2011 sui social media
Social Media Reporting è un aggregatore - basato su hashtag - pensato per raccogliere da blog, Twitter e social network commenti e contenuti sulle amministrative 2011.
Social Media Reporting è un aggregatore - basato su hashtag - pensato per raccogliere da blog, Twitter e social network commenti e contenuti sulle amministrative 2011.
La popolare piattaforma di blogging di Google è down da un giorno per una manutenzione programmata evidentemente sfuggita di mano.
I blog restano visibili, ma è impossibile pubblicare nuovi post o commentare.
Le uniche notizie che trapelano da Blogger segnalano che il team sta lavorando duramente per risolvere il problema. Magra consolazione a un epic fail.
[12:02] La perdita dei post e commenti più recenti sui blog della piattaforma sarebbe da imputare a un ripristino pre-manutenzione. Blogger fa sapere di aver effettuato tutti i backup del caso. Nessun dato sarebbe andato perduto.
[18:49] La piattaforma è tornata online. Molti blog tuttavia segnalano che non tutti i post sono stati ripristinati.
Allora. Mi ascolti bene: la notizia è che io sono stata truffata. Punto e basta. Invece, per assurdo, qui sta passando il concetto che io debba giustificarmi di aver fatto qualche investimento... Pazzesco, non trova?
Senta: non sarà che a lei sembrano pazzesche e anche seccanti, molto seccanti, le critiche che le vengono mosse sul suo blog? Da giorni lei viene accusata, e rimproverata, di aver cercato guadagno facile con i trucchi della finanza...
Ma lo sa bene anche lei, lo sa bene che sui blog scrivono quelli più ossessionati...
Non offenda quelli che scrivono sui blog.
Io non li offendo, ma è esattamente così. Si sono gasati, poverini, hanno letto certi articoli e si sono messi a pontificare, a dirmi quello che avrei dovuto fare e non fare, con i miei soldi.Dall'intervista del Corriere della Sera a Sabina Guzzanti sulla truffa dei Parioli.
Un decennio a discutere su come e se fosse giusto o meno esportare la democrazia per poi scoprire che bastava un blog, 140 caratteri e Facebook per sovvertire la stabilità di decenni di regimi impermeabili ad ogni riforma.
Intanto nel mondo là fuori i ribelli libici, grazie all'intervento delle Nazioni Unite e della NATO, avanzano riconquistando città e posizioni alle truppe lealiste del colonnello Gheddafi.
In Siria la protesta divampa, minacciando ora direttamente il regime baatista e portando con se la folle e feroce repressione di un terrorizzato Bashar al-Assad.
L'Unità ha organizzato un diretta per discutere di Unità d'Italia con alcuni blogger. Come siamo cambiati, cosa c'è ancora da cambiare nel paese e su internet.
Le premesse erano interessanti, ma le conclusioni fanno cadere le braccia.
Ne esce un'autoreferenzialità trita.
Un giornalismo che ancora oggi non ha capito nulla di comunicazione in rete. Nativi digitali che cianciano di digital divide. Quel non contare una ceppa portato con orgoglio sul bavero. La lobby degli sfigati. Quel menare il torrone fatto di follower e amici. L'identità dei nickname. Nel 2011.
Emerge una visione di ragazzetti brufolosi e incazzati nascosti dietro uno schermo contrapposta a un'internet rivoluzionaria meritevole del Nobel per la pace.
Un discorso sui massimi sistemi che non approda mai a nulla, se non a sporadici prolungamenti virtuali del pene. Se questa diretta fosse davvero rappresentativa della realtà, la rete italiana sarebbe già condannata.
Per fortuna fuori da quelle quattro mura c'è un'Italia silenziosa che usa internet per quello che è. Un semplice strumento.
Un elettrodomestico dai mille usi.
Un ambiente cognitivo fruito da un'eterogenea massa di individui.
Suggerimento per la prossima volta. Mettete su uno streaming serio. Non si può fare la rivoluzione digitale quando non funzionano neppure i microfoni.
Ritorna sulle pagine del New York Times il tormentone sulla presunta morte dei blog sostituiti dai più veloci e immediati servizi di microblogging e dal pervasivo Facebook.
L'errore è confondere lo strumento con la piattaforma.
Quando scrivete una nota su Facebook non fate altro che bloggare. Allo stesso modo un tweet non è diverso da un post, tanto che lo stesso Twitter viene associato ai servizi di microblogging.
Sono le piattaforme a definire gli stili.
Dove su Facebook e Twitter si premia la facilità d'uso e l'immediatezza, su piattaforme di blogging più tradizionali come Wordpress o Blogger si vanta una maggiore personalizzazione di layout e servizi, seppur con una curva di apprendimento più alta per il neofita.
Alcuni blog si sono evoluti - la spinta dei social network è occasione di dibattito - in qualcosa che molto assomiglia, se non addirittura supera, i media tradizionali, ma la blogosfera è vasta ed eterogenea e sarebbe miope non considerarla tale.
Oggi continuiamo a bloggare quanto e più di ieri, solo abbiamo nuovi strumenti per faro e altri nomi per definirlo.
Scoopertino è il blog satirico su Apple più divertente dai tempi di The Secret Diary of Steve Jobs.
Some 1,600 word blog posts are better off paired down to epigrammatic tweets.
Via Tomorrow Museum.
I gestori di blog sono 1,7 milioni (nel 2009 erano 1,2 milioni)
Lo stato della rete e della blogosfera italiana nello studio di Human Highway e Liquida.