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Il caso Paola Caruso e il precariato in Italia

Res publica   14.11.10  

Screenshot di Macchianera

Il caso di Paola Caruso - l'abbiamo segnalato ieri notte - è diventato mainstream.
In questo momento Macchianera ha deciso di sospendere il blog e annunciare quanto segue.

Macchianera in questo momento se ne frega degli accessi, dell'audience e delle pagine viste.

Lo fa perché è più importante essere solidali con Paola, precaria da anni nella redazione di un importante quotidiano.

Sabato 13 novembre Paola ha iniziato uno sciopero della fame per protestare contro un'azienda che a suo dire sfrutta il precariato sostenendo di avere bloccato le assunzioni in tempi di crisi, e invece non si fa problemi nel caso in cui sia necessario assicurare un posto di lavoro a qualcuno perché per qualche ragione conviene.

Non lasciatevi ingannare, però: il problema non è solo di Paola o del giornale di Paola. Nel nostro paese una legislazione del lavoro assolutamente inadeguata e ingiusta permette alle aziende di fare ciò che gli pare e giocare al ribasso con la vita delle persone e con un diritto sancito dalla Costituzione.

Quante persone riuscite a contare, tra le vostre conoscenze, che abbiano un posto fisso?

Se la questione preoccupa anche voi, capirete perché Macchianera tace, per lasciare parlare Paola.

Sulla vicenda si sta allargando la discussione su Facebook, blog, Twitter - con hashtag #iosonopaola - e su FriendFeed, dove non mancano i sostenitori e gli scettici. E Bordone.

In tutta questa situazione, la solidarietà a una sconosciuta di cui nessuno conosce la professionalità, travestita da raccoglitrice di cotone della Louisiana, si mescola alla possibilità di spendere generosamente il passepartout della santità laica contemporanea: la parola "precario", usata per tutto quello che non è un contratto a tempo indeterminato. Passa l‘idea che tutti quelli che non sono a tempo indeterminato dovrebbero ribellarsi, perché subiscono un'ingiustizia strutturale profonda, in spregio, ancora prima che della legge, del buon senso e della bontà.

Come se non bastasse, Paola lavora per la stampa, cioè quello che vorrebbero fare tantissimi blogger, convinti in parecchi casi di essere ingiustamente ostacolati sulla strada di mattoni gialli verso il giornalismo da raccomandazioni, anzianità, ingiustizie. Prendendo le parti di Paola, sia i retaioli frustrati che i nostalgici dei posti fissi del parastato si sentono una cosa sola, uniti in social catena, pronti a far saltare col loro grido i palazzi del potere vecchio, analogico e cattivo. Sono pronti a tutto. Avessimo a che fare con una testata Mondadori, si darebbero fuoco sulle piazze di Second Life, come quel tizio su una copertina dei Rage Against The Machine.

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Precariato, raccomandazioni e scioperi della fame al Corriere

Multimedia   14.11.10  

La storia è questa: da 7 anni lavoro per il Corriere e dal 2007 sono una co.co.co. annuale con una busta paga e Cud. Aspetto da tempo un contratto migliore, tipo un art. 2. Per raggiungerlo l'iter è la collaborazione. Tutti sono entrati così. E se ti dicono che sei brava, prima o poi arriva il tuo turno. Io stavo in attesa. 

La scorsa settimana si è liberato un posto, un giornalista ha dato le dimissioni, lasciando una poltrona (a tempo determinato) libera. Ho pensato: "Ecco la mia occasione". Neanche per sogno. Il posto è andato a un pivello della scuola di giornalismo. Uno che forse non è neanche giornalista, ma passa i miei pezzi. 

Ho chiesto spiegazioni: "Perché non avete preso me o uno degli altri precari?". Nessuna risposta. L'unica frase udita dalle mie orecchie: "Non sarai mai assunta".

Non posso pensare di aver buttato 7 anni della mia vita. A questo gioco non ci sto. Le regole sono sbagliate e vanno riscritte. Probabilmente farò un buco nell'acqua, ma devo almeno tentare. Perché se accetto in silenzio di essere trattata da giornalista di serie B, nessuno farà mai niente per considerarmi in modo diverso.

Via Paola Caruso.

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I luddisti della carta stampata

Multimedia   01.10.10  

In questi mesi abbiamo compiuto significativi passi avanti nell'arricchire la nostra informazione, non solo sulla carta, ma anche e in particolar modo sul web. Sono state lanciate nuove iniziative. Edizioni del giornale sono disponibili, per la prima volta anche a pagamento, su iPhone e smartphone. A due mesi dal lancio degli abbonamenti al giornale su iPad, abbiamo già toccato la soglia delle settemila adesioni, la metà delle quali per un periodo di sei mesi o un anno. Gli streaming di Corriere tv sono ormai largamente superiori a molti, e importanti, canali televisivi. L'industria alla quale apparteniamo e la nostra professione stanno cambiando con velocità impressionante. In profondità. Di fronte a rivolgimenti epocali di questa natura, l'insieme degli accordi aziendali e delle prassi che hanno fin qui regolato i nostri rapporti sindacali non ha più senso. Questo ormai anacronistico impianto di regole, pensato nell'era del piombo e nella preistoria della prima repubblica, prima o poi cadrà. Con fragore e conseguenze imprevedibili sulle nostre ignare teste.

Non è più accettabile che parte della redazione non lavori per il web o che si pretenda per questo una speciale remunerazione. Non è più accettabile che perduri la norma che prevede il consenso dell'interessato a ogni spostamento, a parità di mansione. Prima vengono le esigenze del giornale poi le pur legittime aspirazioni dei giornalisti. Non è più accettabile che i colleghi delle testate locali non possano scrivere per l'edizione nazionale, mentre lo possono tranquillamente fare professionisti con contratti magari per giornali concorrenti. Non è più accettabile l’atteggiamento, di sufficienza e sospetto, con cui parte della redazione ha accolto l'affermazione e il successo della web tv. Non è più accettabile, e nemmeno possibile, che l'edizione Ipad non preveda il contributo di alcun giornalista professionista dell’edizione cartacea del Corriere della Sera. Non è più accettabile la riluttanza con la quale si accolgono programmi di formazione alle nuove tecnologie. Non è più accettabile, anzi è preoccupante, il muro che è stato eretto nei confronti del coinvolgimento di giovani colleghi. Non è più accettabile una visione così gretta e corporativa di una professione che ogni giorno fa le pulci, e giustamente, alle inefficienze e alle inadeguatezze di tutto il resto del mondo dell’impresa e del lavoro.

De Bortoli sulla vertenza che sta paralizzando il Corriere della Sera.

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Il prezzo dell'informazione

Multimedia   25.03.10  

L'accesso ai contenuti della versione mobile del Corriere diventa a pagamento, ma questo nel medio periodo difficilmente cambierà di una virgola il deficit di RCS e di certo non risolverà la crisi del sistema editoriale.

Ad essere ottimisti non più del 3% degli utenti sceglierà di pagare le flat proposte. Vuoi per la qualità dei contenuti, vuoi per la facilità di trovare una pluralità di fonti gratuite, vuoi per l'incapacità di offrire un servizio mobile premium convincente.
RCS dichiara circa 450.000 utenti unici in mobilità ogni mese. Con le tariffe attualmente in vigore significherà raccogliere briciole e al contempo vedere concretizzarsi il rischio reale di perdere un numero importante di lettori pronti a spostarsi su altri quotidiani nazionali con la semplicità di un tap.

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Giornalista per sbaglio

Multimedia   28.02.10  

Un articolo colmo di errori, quello Ennio Caretto, sulla rinuncia alla rielezione del governatore dello stato di New York Paterson.

A partire dal nome dello sfidante repubblicano, Rick Lazio e non "Fazio" come più volte citato dal Caretto.
Si prosegue con il nome di battesimo della moglie dell'attuale procuratore generale - e dato per favorito come candidato democratico - Andrew Cuomo. Nell'articolo Caretto la chiama Terry Kennedy, quando invece sarebbe Kerry.

Tralasciamo imprecisioni e refusi per pietà.

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