Per segnare l'anniversario dello scoppio del conflitto Reuters ha raccolto 45 immagini della guerra in Iraq.
I post con tag "Iraq" archivio
Le vacanze passatele in Iraq
Le sfide del ministro del turismo iracheno Liwass Semeism.
The man with the hardest job in Iraq works out of a warren of cluttered Baghdad offices lined with calendars from 2008 ("Iraq’s Year of Progress and Reintegration") and yellowing ads touting the city's finest pre-war hotels. His name is Liwass Semeism and he is Iraq's minister of tourism and antiquities, charged with persuading foreigners that a country beset by years of brutal warfare and political instability is the perfect place for their next vacation.
La biografia di un tiratore scelto
Si chiama Chris Kyle e viene dal Texas.
Arruolato nei Navy SEAL ha al suo attivo 255 bersagli, di cui 160 confermati dal Pentagono, diventando il cecchino più letale degli Stati Uniti.
Ora ha scritto un libro sul suo servizio in Iraq.
Missione compiuta?
L'annuncio del presidente Obama di riportare a casa tutte le truppe americane dal suolo iracheno entro la fine dell'anno non convince proprio tutti.
President Obama announced on Friday that all 41,000 U.S. troops currently in Iraq will return home by December 31. "That is how America's military efforts in Iraq will end," he said. Don’t believe him.
Now: it's a big deal that all U.S. troops are coming home. For much of the year, the military, fearful of Iranian influence, has sought a residual presence in Iraq of several thousand troops. But arduous negotiations with the Iraqi government about keeping a residual force stalled over the Iraqis' reluctance to provide them with legal immunity.
But the fact is America's military efforts in Iraq aren't coming to an end. They are instead entering a new phase. On January 1, 2012, the State Department will command a hired army of about 5,500 security contractors, all to protect the largest U.S. diplomatic presence anywhere overseas.
La moda dei falsi Apple Store
E' tutta una questione di badge
Si chiama Kimberly Johanek. E' tenente colonnello dell'esercito degli Stati Uniti. E' lei che controlla gli accessi alla Green Zone di Baghdad.
Slate racconta la sua storia.
La rivoluzione non è finita
democrazia e la fine del regime di Bouteflika, che gioca la carta della repressione.
Lì dove tutto è iniziato come una protesta per il carovita, trasformatosi rapidamente in movimenti per maggiori diritti civili, riprende vigore la protesta di un popolo stremato da decenni di corruzione, terrorismo e repressione.
Intanto in Giordania re Abdullah deve ancora nominare un governo dopo aver sciolto l'esecutivo a inizio gennaio ai primi sentori dei moti di protesta.
In Yemen le manifestazioni nella capitale San'a e nell'importante porto commerciale di Aden non accennano a diminuire. Nonostante la promessa del presidente Ali Abdullah Saleh di non ricandidarsi non si fanno accenni a riforme strutturali e civili in grado di risollevare un paese allo sbando.
In Siria si da respiro a internet. Cessano i blocchi su Twitter, YouTube, Facebook e Myspace, mentre il presidente Bashar al-Assad firma l'approvazione di sussidi per il riscaldamento.
In Iraq il premier Nouri al-Maliki conferma di non volersi ricandidare per un terzo mandato e ordina tre mega-generatori da installare a Baghdad per supplire alla carenza cronica di elettricità nella capitale.
Iraq: the war logs
Stanno uscendo i documenti riservati sulla guerra in Iraq pubblicati da Wikileaks.
Il Guardian e il New York Times hanno la copertura migliore.
Vale la pena darci un'occhiata.
According to the reports, most Iraqi civilians were killed by other Iraqis in violence that was driven by sectarian cleansing.
Reports of the beatings surfaced in the documents, giving the impression that such treatment was not an exception.
The political struggle between the United States and Iran to influence events in Iraq continues today.