I leader dei separatisti filorussi
I profili dei capi dei separatisti filorussi in Ucraina stilati dal Wall Street Journal.
I profili dei capi dei separatisti filorussi in Ucraina stilati dal Wall Street Journal.
Per gli amanti del Risiko, la mobiltazione delle truppe russe e ucraine, in seguito all'annessione russa della Crimea, visualizzata in un'infografica del Washington Post.
Ovviamente ci siamo assicurati che il referendum si svolgesse in maniera onesta. Quindi sì, le nostre truppe erano dietro alle milizie di autodifesa in Crimea.
Putin, intervistato da Itar Tass, tra le altre provocazioni rivolte all'Ucraina ha ammesso per la prima volta l'intervento delle forze armate russe in Crimea.
Ricordate? Quegli uomini a volto coperto, equipaggiati con armi e divise dell'esercito russo erano... guarda caso... soldati russi.Il primo caso al mondo di un referendum per la
annessioneautodeterminazione di una regione tenuto sotto laminacciaprotezione di milizie di un esercito straniero da quella volta inOstmarkAustria.
La perfetta sintesi di Enver Hoxhaj, ministro degli Esteri del Kosovo intervistato da La Stampa, sulla crisi ucraina, sul perché la Crimea non è paragonabile alla soluzione Kosovo (se ne parlava qui) e sul futuro del paese nell'Unione Europea insieme alla Serbia.
Ciò che accade in Crimea è nient'altro che occupazione e aggressione nei confronti di un territorio indipendente di un altro Paese, l'Ucraina. [...] C’è una lunga lista di argomenti che mostrano come il Kosovo e la Crimea non siano paragonabili: nella Yugoslavia il Kosovo era uno stato come la Grecia, la Slovenia, il Montenegro, la Bosnia, la Macedonia, e come tutti questi Stati aspirava a un'autonomia. L'Ucraina è uno Stato, la Yugoslavia era una federazione, in Kosovo sono stati commessi crimini di guerra, e solo per questo la Nato decise di intervenire senza l'autorizzazione del Consiglio di Sicurezza. Ma a parte questi eventi tragici, il Kosovo è stato posto sotto la giurisdizione delle Nazioni Unite. Noi abbiamo avuto la nostra indipendenza in conformità con la corte di Giustizia internazionale e con il diritto internazionale.
[...] Bisogna avere la forza di guardare oltre le crisi, ogni paese del Mondo, dall'Asia all'Africa, attraversa crisi più o meno gravi e profonde. Ma l'Europa deve tenere alti i suoi valori, e in particolare una "cultura della speranza". E' la speranza che fa sì che le cose cambino, che le leadership si strutturino. L'Europa è il più importante potere di riferimento per indicare la strada alla modernizzazione degli Stati. Non è quello che sta facendo la Russia ora, per intenderci.
Secondo il documento presentato dal ministero della cultura di Mosca la Russia non deve essere considerato un paese europeo, affermando che i valori della tolleranza e del multiculturalismo propugnati dai paesi industrializzati sono (e devono essere) alieni alla civiltà putiniana.
La comunità dei tatari di Crimea vuole indire un referendum per l'autonomia dopo l'annessione della penisola ucraina alla Russia.
Durante la seconda guerra mondiale, l'intera popolazione tatara della Crimea fu vittima della politica di oppressione staliniana. Nel 1944 furono infatti accusati di collaborazionismo coi nazisti e furono deportati in massa nelle regioni dell'Asia centrale e in altre parti dell'Unione Sovietica. Un gran numero morì per malattia e malnutrizione, solo in pochi riuscirono ad adattarsi alle nuove condizioni di vita. Anche se un decreto sovietico del 1967 si premurò di far cessare l'esilio forzato dei Tatari il governo non fece nulla per facilitare il loro ristanziamento in Crimea e per risarcirli delle proprietà perse.
Putin ha telefonato al presidente Obama per cercare una soluzione diplomatica alla crisi in Crimea segno delle sanzioni e dell'isolamento internazionale, ma sul comunicato rilasciato sul sito del Cremlino si legge una differente interpretazione con tanto di accenno colonialista verso la Transnistria, la striscia di territorio filo-russa della Moldavia e de facto indipendente sebbene non riconosciuta da nessun membro delle Nazioni Unite.
Con 100 voti a favore, 11 contrari e 58 astenuti l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione non vincolante nella quale si condanna il referendum in Crimea e l'annessione russa della penisola.
Tra i dieci sostenitori della Russia si annoverano alcune tra le più acclamate dittature e oligarchie mondiali: Siria, Corea del Nord, Venezuela, Bielorussia, Cuba, Bolivia, Armenia, Sudan, Nicaragua e Zimbabwe. Il club Putin.
Il viaggio di Repubblica nella città fantasma che ha ospitato il villaggio olimpico di Sochi 2014. Il buco nero di Putin costato 40 miliardi di euro e sette anni di lavori è già un deserto.
Le urne trasparenti per il referendum sull'annessione della Crimea alla Russia. La glasnost riveduta e corretta da Putin.