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Buone notizie dalla Turchia

Res publica   12.06.11  

Il premier Erdogan si riconferma alla guida del paese, ma con un risultato molto al di sotto delle attese e che non gli permetterà di riformare la Costituzione del 1982, trasformando la Turchia in una repubblica presidenziale sul modello francese, in piena autonomia.
Con meno di 330 seggi il suo obiettivo di modificare la Carta senza ricorrere a consultazioni referendarie appare sfumato. Sarebbero stati necessari almeno 367 seggi, i due terzi del Parlamento.

Crescono i partiti di opposizione, anche se restano molto distanti da AKP in termini di voti assoluti.
Altra buona notizia della giornata è l'elezione di Leyla Zana. L'attivista della causa curda è riuscita a conquistare un seggio.

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Le riforme che muteranno la Turchia

Res publica   12.09.10  

Un risultato positivo nel referendum sulle riforme costituzionali era scontato, l'unica incognita era la percentuale di favorevoli.
Una maggioranza ampia era quello che voleva Erdogan e il 58% dei votanti (il 77% degli aventi diritto) lo ha accontentato.

La Turchia ha scelto da tempo di dare un taglio al passato e i ventisei quesiti di oggi permetteranno di modificare radicalmente il paese, chiudendo diversi capitoli ereditati dalla visione kemalista dello stato.

Si attenua il potere dell'esercito, mentre la magistratura passerà sotto il controllo dell'esecutivo.
La Corte costituzionale acquisterà sei giudici in più che andranno ad aggiungersi agli undici già presenti. Ben 14 di loro verranno nominati dal capo dello Stato, i restanti tre dal Parlamento.
Saranno i tribunali civili a giudicare i membri delle forze armate accusati di reati contro la sicurezza dello Stato o la Costituzione e la Corte costituzionale potrà mettere in stato d'accusa i massimi gradi militari.
Inoltre nessun civile potrà più essere processato da un tribunale militare.
Il Consiglio Supremo dei Giudici e dei Procuratori aumenterà di numero per raggiungere i 22 membri.
Anche il mondo del lavoro muterà dopo il referendum, concedendo all'azione sindacale una maggiore libertà di azione.

Erdogan non si fermerà qui.
Tra un anno lo aspettano le elezioni e la speranza di ottenere un terzo mandato, dopo i risultati di oggi, è più che concreta.
A quel punto la Turchia dovrà aspettarsi nuove, profonde riforme; e c'è chi teme che la mano posta dall'Akp oggi sulla magistratura sia solo l'inizio di un processo che potrebbe portare a rimettere in discussione la laicità dello Stato, sancita nella costituzione.

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