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I post con tag "Egitto" archivio

L'anno della rivoluzione del mondo arabo

Res publica   07.02.11  

L'interessante speciale di El Pais sulla voglia di riscatto e di democrazia dei popoli arabi dal nord Africa allo Yemen.

El polvorín tenía que estallar tarde o temprano. Lo está haciendo en 2011 y en un sentido más próximo a lo que ocurrió en los años ochenta en la Europa del Este que a cualquier otra cosa. Hastiadas del falso dilema entre autocracia y teocracia en el que quieren encerrarlas tantos sus gobernantes como el cinismo de la realpolitik occidental, esas juventudes quieren democracia.

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La domenica dei martiri

Res publica   06.02.11  

In piazza i manifestanti ricordano le vittime delle proteste contro il regime di Mubarak. Nel palazzo del governo si pensa alla sua successione.

Gli incontri tra il vicepresidente Suleiman, le opposizioni - ElBaradei e Fratelli Musulmani in testa - e le elite del paese pongono alcuni paletti per normalizzare la situazione nel paese e intavolare un dialogo per gestire la transizione.
Fine dello stato d’emergenza, come già annunciato dallo stesso Mubarak nell'ultimo intervento televisivo.
Pugno di ferro contro i responsabili delle violenze.
Riforme costituzionali garantite da un apposito comitato che vedrà lal luce entro marzo e di cui faranno parte anche i rappresentanti dell'opposizione.
Fine delle restrizioni a web e media. Più in generale verrà garantita una sostanziale libertà di espressione e informazione in vista delle prossime elezioni presidenziali.
Verrà aperto un dibattito tra opposizioni e governo sullo stato dei detenuti politici.

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Il venerdì della partenza

Res publica   04.02.11  

Le elite politico e militari mettono a punto una strategia per il dopo Mubarak nel giorno della scadenza dell'ultimatum lanciato da piazza Tahrir.

Il comitato dei saggi, composto da personalità del mondo politico economico e culturale egiziano, suggerisce al vicepresidente Suleiman di assumere il controllo del paese relegando il rais a una mera funzione rappresentativa.
In cambio Suleiman dovrebbe impegnarsi sulla via delle riforme, con la promessa dei Fratelli Musulmani di non partecipare con un loro candidato al voto previsto per settembre.

Una proposta di compromesso che dovrebbe mettere tutti d'accordo e per questo non accontentare nessuno.

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Caos Egitto

Res publica   03.02.11  

Un manifestante egiziano improvvisa un casco

Tra cecchini che sparano sulla piazza, l'ONU che decide di lasciare il paese, giornalisti stranieri picchiati, scontri tra sostenitori del rais e manifestanti anti Mubarak, la proposta del vicepresidente Suleiman di anticipare le elezioni ad agosto, agenti di Hamas e dell'Iran, il cuscinetto dell'esercito, ancora morti e saccheggi se ne va l'ultimo giorno della rivoluzione egiziana prima della scadenza dell'ultimatum al faraone.

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La manifestazione al Cairo per immagini

Res publica   01.02.11  

Veduta aerea di piazza Tahrir

Cartelli contro Mubarak

Cartelli contro Mubarak

Un carro armato egiziano tra la folla di manifestanti

Circa due milioni per le strade del Cairo hanno inscenato l'ostinazione di un popolo oppresso che ha voglia di cambiare pagina e la prova di forza di oggi potrebbe portare alla svolta tanto attesa.
Niente marcia, pochi scontri. Tanti cartelli, tanti colori, tante lingue. Giovani e anziani, cristiani e musulmani, donne e uomini insieme per gridare al mondo la loro voglia di democrazia.

L'attesa ora è per il messaggio televisivo di Mubarak attesto per le prossime ore. E c'è già qualcuno pronto ad affermare che il rais si sarebbe già dato alla fuga.

[23:50] Mubarak ha parlato in diretta tv. Non si ricandiderà alle elezioni previste in settembre, ma neanche lascerà l'Egitto. "Ho sempre lavorato per questo Paese e continuerò la mia vita, fino alla morte, su questa terra", ha annunciato. Una dichiarazione irricevibile secondo le opposizioni che hanno concesso al rais un ultimatum per abbandonare il potere che scadrà venerdì.

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La marcia del milione in diretta

Res publica   01.02.11  

L'opposizione a Mubarak oggi è pronta a mostrare i muscoli. L'obiettivo è portare almeno un milione di persone in piazza Tahrir per poi marciare compatti verso il palazzo presidenziale.
Nel giorno decisivo per il futuro dell'Egitto i militari hanno annunciato che non faranno uso della forza contro i manifestanti e il vicepresidente Suleiman si è detto pronto a aprire un dialogo con le opposizioni.

Il Guardian segue in diretta l'evolversi della situazione.

Intanto Google, con la collaborazione di Twitter, aggira la censura del regime permettendo di inviare twit vocali via telefono.

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Chi è Omar Suleiman

Res publica   29.01.11  

Omar Suleiman durante un incontro con Barak

Omar Suleiman, 74 anni, uomo forte e capo dei servizi segreti, è stato nominato vicepresidente egiziano da Mubarak. Il paese non ne aveva uno dal 1981.
Una mossa verso la successione, un scelta che protegge l'alleanza tra regime e esercito. Una figura su cui anche l'Occidente potrebbe contare.

Ian Black ne traccia un profilo sul Guardian.

Omar Suleiman, Hosni Mubarak's intelligence chief, is the keeper of Egypt's and the president's secrets, a behind-the-scenes operator who has been intimately involved in the most sensitive issues of national security and foreign policy for nearly 20 years.

Suleiman's appointment as vice-president carries two highly significant messages: for the first time since coming to power in 1981 Mubarak has a designated successor – finally quashing speculation that it will be his son Gamal; and that successor has the full confidence of the military. Its role will now be crucial as the Egyptian drama unfolds.

Suleiman, 74, is bald and moustachioed and despite his military bearing has a penchant for discreet dark suits and striped ties. Acquaintances often remark on his exquisite manners. In 1995, two years after taking over Egypt's General Intelligence Service (known, as in all Arab countries, as the mukhabarat) he saved the president's life during an assassination attempt in the Ethiopian capital Addis Ababa. He also played a key role in defeating the insurrection mounted by Egyptian armed groups such as Islamic Jihad.

For 30 years before that he served in the army, fighting in Yemen as well as in the 1967 and 1973 wars against Israel, rising to be director of military intelligence. Like many Egyptian officers of his generation he was trained in the then Soviet Union.

In recent years one of Suleiman's biggest preoccupations has been dealing with the volatile Palestinian file, mediating between the western-backed Fatah movement and the Islamists of Hamas – a group with special resonance in Egypt because of its control of the Gaza Strip and their links to the Muslim Brotherhood. He has also been involved in mediation attempts between rebels and the government in Yemen.

Suleiman figures often in US diplomatic cables released by Wikileaks. In a meeting with a US military delegation in April 2009 he explained that "his overarching regional goal was combating radicalism, especially in Gaza, Iran, and Sudan." The US and other western governments will see him as a safe pair of hands. But for how long is impossible to say.

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