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I post con tag "Onu" archivio

Com'è nata la Giornata Mondiale della Bicicletta

Res publica   03.06.21  

Nel 2018 le Nazioni Unite hanno istituito la prima Giornata Mondiale della Bicicletta per celebrare l'unicità, la longevità e la versatilità di questo mezzo di trasporto, in uso ormai da due secoli, sostenibile, economico, affidabile, rispettoso dell'ambiente e responsabile per una corretta attività fisica regolare.
Tuttavia l'idea di dedicare un giorno alla bici è da attribuire a Leszek Sibilski, ciclista olimpionico e scienziato, che si è impegnato per fondare un movimento di opinione pubblica capace di promuovere una risoluzione alle Nazioni Unite e condividere in tutto il mondo la cultura delle due ruote.

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La facciata continua del Palazzo di vetro dell'ONU

Geek   24.10.20  

In occasione della Giornata delle Nazioni Unite e del 75° anniversario dell'Organizzazione, Evangelos Kotsioris, assistente curatoriale presso il Dipartimento di Architettura e Design del MoMA, parla delle innovazioni e delle imperfezioni nella facciata di vetro dell'iconico grattacielo progettato dagli architetti Oscar Niemeyer e Le Corbusier. Il primo edificio a New York a utilizzare una facciata continua.

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L'accordo sul nucleare iraniano spiegato in breve

Res publica   02.04.15  

Il riassunto di Vox sull'accordo quadro tra l'Iran e i 5+1 per rimandare di qualche lustro la minaccia atomica di Teheran.

An important note: the deal is not yet finalized, and it is not particularly detailed. Thursday's announcement is only for the basic framework. Negotiators will continue to meet over the coming months to develop a complete, detailed agreement based on these terms. The deadline is June 30, but negotiations could collapse before then. However, this is a major step toward reaching a full agreement and thus potentially ending the world's yearslong standoff with Iran over its nuclear program.

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Essere femminista

Res publica   23.09.14  

Quello di Emma Watson è uno dei discorsi più potenti mai pronunciati all'ONU sull'uguaglianza di genere e sul femminismo.

Io voglio che gli uomini si prendano questo mantello. Così le loro figlie, sorelle e madri potranno essere libere da pregiudizi, ma anche i loro stessi figli avranno il permesso di sentirsi vulnerabili e recuperare quelle parti di sé che hanno abbandonato ritornando così ad essere completi.

Un discorso che ha anche la qualità di far emergere il machismo ipocrita dell'uomo della strada; a leggere i commenti a riguardo sul Corriere della Sera si capisce infatti quanto il maschilismo sia strisciante e che non lo si avverta come tale, nascondendolo tra le pieghe di una più moralmente accettabile esaltazione della diversità.
Il sessismo come ultimo baluardo di persone terrorizzate, perché impreparate ai naturali cambiamenti dell'evoluzione sociale. Niente che una buona dose di istruzione (a suo tempo) non avrebbe potuto sanare.

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Le Nazioni Unite condannano l'annessione della Crimea

Res publica   27.03.14  

La votazione sulla Crimea alle Nazioni Unite

Con 100 voti a favore, 11 contrari e 58 astenuti l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione non vincolante nella quale si condanna il referendum in Crimea e l'annessione russa della penisola.
Tra i dieci sostenitori della Russia si annoverano alcune tra le più acclamate dittature e oligarchie mondiali: Siria, Corea del Nord, Venezuela, Bielorussia, Cuba, Bolivia, Armenia, Sudan, Nicaragua e Zimbabwe. Il club Putin.

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L'hanno rubato a Putin e Barilla

Res publica   11.10.13  

Oggi c'è gente che si indigna (si indigna!) nell'apprendere la notizia del Premio Nobel per la pace assegnato all'OPCW, l'agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di contenere, verificare e debellare la minaccia delle armi di distruzione di massa chimiche.
Devono essere gli stessi convinti che sia bastato evitare l'intervento americano per fermare la guerra in Siria.

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La messa al bando delle mutilazioni genitali femminili

Res publica   21.12.12  

Un gran bel giorno per le donne, i diritti civili, l'impegno politico e la comunità internazionale.
Lo storico voto di ieri all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite per la messa al bando delle mutilazioni genitali femminili nelle parole di Emma Bonino.

Con il voto di oggi sulla Risoluzione di messa al bando universale delle mutilazioni genitali femminili, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite potrà decidere se schierarsi dalla parte del diritto e contribuire al suo perfezionamento, o dell’impunità di chi taglia e/o cuce le bambine e le adolescenti nella convinzione che questo salvaguardi l’onorabilità della “famiglia”. Un voto positivo espresso per consenso, avrà il valore di una presa di coscienza di portata analoga al riconoscimento dello stupro etnico e di massa come crimine di guerra e contro l'umanità, interrompendo una tendenza che spesso vede l'Onu sacrificare la tutela dei diritti umani in nome di altre e più "stringenti" questioni internazionali.

Ci sono voluti dodici anni di campagna e la straordinaria generosità d’impegno di molte persone, alcune attiviste altre con responsabilità istituzionali, perché il mondo riconoscesse che le mutilazioni genitali femminili, proprio perché lesive dell’integrità fisica e psichica della donna, con le note conseguenze sul piano sanitario e della vita sessuale, costituiscono una violazione dei diritti umani da prevenire e sanzionare penalmente.

Costruire il consenso politico e diplomatico attorno a questo risultato non è stato facile; non solo per la consueta reticenza di alcuni paesi sulle questioni che riguardano la garanzia dei diritti umani, ma anche per l'atteggiamento lassista di chi, in Occidente, confonde il rispetto delle tradizioni altrui con la compiacenza verso pratiche criminali dannose per la vita delle persone. Da Radicale sostengo da tempo che l'unico modo che abbiamo oggi, in una società sempre più interdipendente a livello globale, di creare i presupposti della pacifica e democratica convivenza dei popoli, non sia di chiudersi in un dato identitario, ma saper fare tesoro della ricchezza che culture diverse dalla nostra possono portare al vissuto di ciascuno. In altre parole, penso che nel XXI secolo dobbiamo imparare a vivere insieme nella diversità. Questo però non significa chiudere gli occhi dinanzi a comportamenti violenti che non hanno alcuna attinenza con la cultura, poiché impediscono il pieno sviluppo della persona privandola del controllo del proprio corpo, o rimanere sordi alle richieste di aiuto di chi non ha strumenti per difendersi perché non ha diritti di cui pretendere il rispetto.

Ricordo ancora con emozione la gioia delle donne di Tourela, un villaggio del Mali dove venni invitata nel 2000 per assistere ai canti e balli tradizionali che avevano preso il posto della mutilazione genitale come celebrazione rituale del passaggio delle ragazze dall'adolescenza all'età adulta. In quella occasione, e in altri incontri che ebbi al Parlamento europeo con donne che avevano subito questa pratica, quello che mi veniva chiesto era di usare le mie libertà per promuovere le loro.

All'epoca la campagna contro le mutilazioni genitali andava avanti da circa un ventennio, tra scarsi risultati e crescente frustrazione delle attiviste. Il loro lavoro consisteva nell'andare di villaggio in villaggio a spiegare gli effetti nefasti della pratica, cercando di convincere le comunità locali della necessità di abbandonarla. Immaginate cosa significhi un lavoro così capillare da espletare su un territorio grande quasi quanto un intero continente. Occorreva pertanto un cambio di strategia che coinvolgesse le istituzioni nazionali dei singoli paesi; bisognava portare la battaglia sul piano dei diritti della persona. Da allora il Partito Radicale e Non c'è Pace Senza Giustizia hanno lavorato con caparbietà per aiutare le attiviste a recuperare un dialogo con i rispettivi governi, spingendoli a dotarsi dei necessari strumenti normativi. Negli ultimi dieci anni, 21 su 28 paesi hanno approvato leggi che puniscono le mutilazioni genitali come reato contro la persona.

Il voto di oggi alle Nazioni Unite, segna la vittoria del coraggio e della tenacia ed è un risultato di cui essere orgogliosi, in particolare noi italiani, cittadini ed istituzioni, che abbiamo contribuito più di chiunque altro a questa conquista di civiltà.

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Il clima di Durban

Res publica   11.12.11  

Dalla conferenza COP17 sui cambiamenti climatici a Durban emergono tre punti chiave.

Oltre il protocollo di Kyoto c'è un domani e da oggi ha il cappello delle Nazioni Unite.
Principalmente lo si deve a una presa di coscienza globale sulle potenzialità ormai certe della rivoluzione verde. L'economia verde trainerà il mondo nei prossimi decenni e nessuno vuole perdersi la festa.
L'ambiente salvato dal capitalismo. A qualche distratto suonerà strano.

La sempre bistrattata Europa detta legge e resta il faro mondiale dello sviluppo sostenibile e delle energie rinnovabili.
Autorevole nel mediare tra posizioni divergenti e capace di assumersi la responsabilità di porsi sempre all'avanguardia nella difesa dell'ambiente.

L'Italia torna protagonista, all'interno del quadro della diplomazia europea, lasciandosi alle spalle la politica ambientale di stampo tardo medievale dei governi Berlusconi.
Una ventata di aria fresca respirata anche a Durban.

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