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I post con tag "Universo" archivio

Come si misurano le distanze nell'universo

Geek   08.03.25  

Sin dai tempi degli antichi greci, l'umanità ha cercato un modo per stabilere l'esatta distanza tra gli oggetti nello spazio.
Be Smart esplora la storia della ricerca che ci ha permesso di misurare e calcolare le distanze dell'universo.
Gli astronomi utilizzano una pluralità di metodi per raggiungere questo scopo di solito dipendono dalla distanza dell'oggetto da misurare e dal tipo di oggetto, come stelle, galassie, pianeti o oggetti più esotici. I metodi più diretti, come la parallasse stellare, funzionano per oggetti relativamente vicini, mentre per oggetti più lontani si utilizzano metodi indiretti come la legge di Hubble e l'analisi dello spostamento verso il rosso. Con l'avanzare delle tecnologie, nuovi metodi di misura delle distanze cosmiche sono in continua evoluzione.

La parallasse stellare si basa sul principio che, quando la Terra si muove lungo la sua orbita, una stella vicina sembra spostarsi rispetto alle stelle di fondo più distanti. Misurando l'angolo di questo spostamento, la parallasse, si può calcolare la distanza usando una formula trigonometrica.
Il metodo delle candele standard si basa sul concetto che alcuni oggetti celesti, come le stelle variabili, hanno una luminosità intrinseca ben conosciuta. Misurando la loro luminosità apparente si può determinarne la distanza. Poiché la luminosità diminuisce con il quadrato della distanza, si può utilizzare questa relazione per calcolare la distanza.
Per oggetti molto lontani, come le galassie, gli astronomi utilizzano la legge di Hubble, la quale afferma che la velocità di recessione di una galassia, ovvero la velocità con cui si allontana da noi a causa dell'espansione dell'universo, è direttamente proporzionale alla sua distanza. Misurando la velocità di recessione delle galassie tramite lo spostamento verso il rosso è possibile calcolare la loro distanza.
Lo spostamento verso il rosso è un cambiamento nelle lunghezze d'onda della luce proveniente da un oggetto in movimento, che si sposta verso lunghezze d'onda più lunghe se l'oggetto si sta allontanando dalla Terra. Misurando il redshift di una galassia gli astronomi possono determinare la sua velocità di recessione e di conseguenza la sua distanza utilizzando la legge di Hubble.
In alcuni casi, come nella misurazione della distanza di oggetti vicini come la Luna, si utilizzano segnali luminosi inviati da telescopi o riflettori posti sulla superficie dell'oggetto. Per esempio, i riflettori lasciati dalle missioni Apollo sulla Luna permettono agli astronomi di misurare la distanza Terra-Luna con estrema precisione.
Il rilevamento delle onde gravitazionali da collisioni di buchi neri o stelle di neutroni offre un nuovo metodo per misurare distanze cosmiche, in particolare per oggetti estremamente lontani che potrebbero non essere osservabili con metodi ottici tradizionali.

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I paradossi di un universo finito o infinito

Geek   03.03.24  

La domanda su cosa si trovi al di fuori dell'universo è un interrogativo complesso che ha affascinato filosofi, scienziati e pensatori per secoli. L'universo, come lo conosciamo, comprende tutto ciò che esiste: spazio, tempo, materia ed energia. Quindi, se ci riferiamo a ciò che si trova oltre l'universo, stiamo implicitamente cercando di comprendere cosa esista al di fuori di tutto ciò che esiste. È un concetto che sfida la nostra comprensione e supera i confini della nostra esperienza.

Kurzgesagt si interroga sulla natura dell'universo, prendendo in esame sia la teoria di un universo finito in espansione e virtualmente senza confini e l'ipotesi di un universo veramente infinito.
Sappiamo che l'universo ha avuto origine circa 13,8 miliardi di anni fa e che da allora ha continuato a espandersi. Quando parliamo dell'espansione dell'universo, ci riferiamo al fatto che le galassie e le strutture cosmiche che le uniscono gravitazionalmente si stanno allontanando l'una dall'altra nello spazio. Tuttavia, è importante sottolineare che l'espansione dell'universo non implica necessariamente l'esistenza di un bordo o di un limite fisico. Se l'universo avesse la forma di un'ipersfera, di una sella o toroidale potremmo attraversarlo senza percepire mai una fine. Inoltre la sua costante espansone potrebbe anche rendere impossibile ritornare al punto di partenza compiendo un giro completo, proprio perché il punto di origine si allontanerebbe sempre di più man mano che avanziamo verso di esso.
Se invece fosse finito, a seconda della sua forma, ci troveremmo d'innanzi a continui paradossi spaziotemporali.

La teoria di un'universo infinito è ancora più complessa da afferrare.
Un universo infinito presuppone anche infinite possibilità. Uno spazio infinito può diventare più grande. In uno spazio infinito potremmo scoprire infinite varianti di noi stessi, ma non riuscire mai a incontrarle.

Data la natura di questi problemi, gli astronomi tendono a definire lo spazio secondo i concetti di universo osservabile, in questo caso è ragionevole definirne una dimensione conosciuta seppur senza bordi, e la totalità dell'universo che non ci è dato sapere se sia finito o infinito.

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La fine dell'universo

Geek   22.11.23  

Kurzgesagt analizza una delle teorie sul destino ultimo dell'universo, il Big Freeze.
Attualmente l'universo brulica di vita e di energia. Tuttavia, come ogni ciclo naturale, anche questo avrà la sua fine tra molti miliardi di anni. Arriverà un momento in cui la notte calerà definitivamente. Tutto ciò che un tempo era vibrante e pieno di vita si addormenterà pacificamente per sempre.
Ma cosa accadrà veramente nell'ultimo istante dell'universo? È una domanda affascinante e misteriosa. La morte entropica prevede un momento in cui l'energia si disperderà completamente, le stelle si spegneranno e i buchi neri evaporeranno lentamente nel nulla.

In questo scenario lontano nel tempo, l'universo sarà un luogo freddo e desolato. Tutte le fonti di calore e luce si esauriranno, lasciando solo il silenzio e l'oscurità. Gli atomi stessi si disintegreranno, poiché l'energia che li tiene insieme verrà dispersa. Non ci saranno più interazioni fisiche, né movimenti o cambiamenti. L'universo diventerà un vuoto statico, privo di vita e di ogni forma di esistenza.
Mentre immaginiamo questo momento finale, dobbiamo riflettere sul fatto che il concetto stesso di tempo perderebbe significato. In una realtà così estremamente alterata le leggi della fisica che conosciamo oggi potrebbero non essere più valide e questo crea l'incertezza sull'ultimo istante del nostro universo in bilico tra una fine eterna o un modello oscillante, in cui l'universo nasce e finisce per poi rinascere ancora in un ciclo infinito.

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La storia del tempo rappresentata in un modello in scala

Geek   03.06.23  

Alex Gorosh e Wylie Overstreet, di To Scale, hanno affrontato la sfida di creare un modello in scala che illustra la storia del tempo del nostro universo nel corso degli ultimi 13,8 miliardi di anni.

Ogni persona di cui hai mai sentito parlare è raccolta nell'ultimo centimetro di spazio del modello. E, in questa scala, l'intera esistenza di una persona è inferiore alla larghezza di un capello. Questa è la tua vita rispetto alla storia dell'universo... Questo è tutto ciò che abbiamo. Siamo vivi per un breve momento. Ma quel tempo è un dono dell'universo.

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Una mappa interattiva dell'universo

Geek   28.11.22  

Gli astronomi della Johns Hopkins University hanno realizzato una nuova mappa interativa dell'universo conosciuto, basata sui dati estratti nel corso di due decenni dallo Sloan Digital Sky Survey, che raffigura la posizione effettiva e a colori reali di 200.000 galassie, rappresentate come singoli pixel colorati.

La scala di questa mappa è davvero sconvolgente.
La parte superiore rivela il primo lampo di radiazioni emesse subito dopo il Big Bang, 13,7 miliardi di anni fa. Sul fondo il punto di osservazione. Un unico pixel che non rappresenta soltanto la Terra, ma l'intera nostra Via Lattea.

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Comprendere le dimensioni dell'universo

Geek   28.01.22  

Da un picnic sulla spiaggia di Torre Faro, in Sicilia, sino ai confini dell'universo e ritorno. La BBC, con il contributo del fisico Brian Cox, hanno omaggiato il cortometraggio di Charles e Ray Eames Powers of Ten, del 1977, realizzandone una versione aggiornata che riflette ciò che abbiamo appreso sull'universo negli ultimi 45 anni.
Il nuovo corto amplia i limiti della nostra capacità di osservazione fino a 100 miliardi di anni luce di distanza, una distanza 1.000 volte superiore rispetto all'originale.

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Una mappa 3D dell'universo conosciuto

Geek   21.07.20  

Lo Sloan Digital Sky Survey (SDSS) ha pubblicato la più grande mappa tridimensionale dell'universo conosciuto che aiuterà gli astronomi a comprendere più a fondo la storia della sua espansione.
I ricercatori saranno ora in grado di misurare i modelli nella distribuzione delle galassie per provare a comprendere l'energia oscura, l'ipotetica forma di energia diffusa omogeneamente nello spazio e per ora non direttamente rilevabile che potrebbe giustificare l'espansione accelerata del nostro universo.

I nuovi dati provengono dall'extended Baryon Oscillation Spectroscopic Survey (eBOSS), il frutto di una collaborazione internazionale di oltre 100 astrofisici, che ha fornito misurazioni dettagliate di oltre due milioni di galassie e quasar che coprono un arco di tempo pari a 11 miliardi di anni di espansione dell'universo.

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L'evoluzione dell'universo durante 13 miliardi di anni

Geek   25.02.20  

Il progetto Illustris ha simulato l'evoluzione cosmica di un volume di spazio di 35 milioni di anni luce cubici in 13 miliardi di anni.

Questa simulazione dell'evoluzione di un frammento dell'universo fornisce informazioni su come si sono formate le galassie seguendo l'espansione della materia e le forze gravitazionali, dai primi filamenti agli ammassi di galassie, dall'evoluzione della materia oscura, alla nascita degli elementi pesanti come l'elio e il carbonio.

Alcune differenze tra la simulazione di Illustris e l'universo reale sono state prese come spunto per approfondire gli studi teorici di astrofisica. Per esempio in Illustris si è creata una sovrabbondanza di stelle vecchie rispetto alla realtà.

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La tesi di Stephen Hawking

Geek   23.10.17  

La tesi di dottorato di Stephen Hawking sulle implicazioni dell'espansione dell'universo, discussa a Cambridge nel 1966, è gratuitamente scaricabile dal sito dell'università.

By making my PhD thesis Open Access, I hope to inspire people around the world to look up at the stars and not down at their feet; to wonder about our place in the universe and to try and make sense of the cosmos.
Anyone, anywhere in the world should have free, unhindered access to not just my research, but to the research of every great and enquiring mind across the spectrum of human understanding.

Each generation stands on the shoulders of those who have gone before them, just as I did as a young PhD student in Cambridge, inspired by the work of Isaac Newton, James Clerk Maxwell and Albert Einstein. It's wonderful to hear how many people have already shown an interest in downloading my thesis - hopefully they won't be disappointed now that they finally have access to it!

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