Il trio sciagura
Monti, Fini e Casini secondo la definizione di Berlusconi, loro ex alleato. Quell'uomo è un comico nato.
Monti, Fini e Casini secondo la definizione di Berlusconi, loro ex alleato. Quell'uomo è un comico nato.
Casini, Montezemolo, Fini, Monti e la sua agenda. Il nuovo che avanza in politica ha un sapore antico.
Abbondonato un posto quasi sicuro al Quirinale, Monti spenderà la sua rinnovata verginità in campagna elettorale a favore della variegata coalizione di centro che passerà da FLI all'UDC per approdare in una lista di tecnici.
Un azzardo. Velleitario pensare un ritorno del Professore a Palazzo Chigi, ma c'è chi avanza l'ipotesi che la contropartita del premier potrebbe valere una sua candidatura alla presidenza dell'Unione Europea o della Commissione, entrambe in scadenza nel 2014.
Storicamente la carriera politica dei presidenti del Consiglio tecnici diventati successivamente leader di partito non è mai andata bene. Non si capisce perché questa volta dovrebbe essere diverso.
Qualunque nome assumerà la nuova creatura di centro Fini, Casini e Rutelli hanno trovato la quadra per presentarsi alle elezioni del 2013.
Concita De Gregorio torna sulla sconfitta elettorale di Emma Bonino nel Lazio raccontando un intricato piano di un alto dirigente del PD (D'Alema, n.d.r.) per rafforzare Fini, accelerare la scissione all'interno del PdL, innescare l'implosione del Governo con l'aiuto della crisi e puntare ad un'alleanza con il nascituro Terzo Polo.
Tutto poi puntualmente avvenuto.
Quando Emma Bonino si autocandidò a Roma per assenza di candidati del centrosinistra aveva tutte le possibilità di vincere, lo dicevano i sondaggi e le esperienze di vita. Siccome il PD non sembrava di voler sostenere la candidatura di Bonino, sono andata da un altissimissimo dirigente nella sede del Pd e ho chiesto «Siccome esiste un candidato del centrosinistra ed uno del centrodestra, io vorrei sapere se per caso voi avete deciso di non sostenere questa candidatura. Siccome mi sembra che sia cosi, diciamocelo, è ipocrita e inutile che l'Unità faccia la campagna quando nei circoli del PD arrivano indicazioni di non fare volantinaggio». L'alto dirigente mi ha risposto così «A noi questa volta nel Lazio ci conviene perdere. Perché, siccome la Polverini è la candidata di Fini e siccome è l'unica sua candidata della tornata, se vince, Fini si rafforza all'interno della sua posizione critica del centrodestra e, finalmente, si decide a mollare Berlusconi e a fare il terzo polo, insieme a Casini. E noi avremmo le mani libere per allearci con Fini e Casini e andare al governo. Senza ovviamente che gli elettori ci mollino, senza perdere troppo consenso. Perché non saremo noi a condurre questa operazione, noi perdendo oggi daremo solo il via, il resto lo farà la crisi economica.
Fini sorpreso ancora una volta a pescare in acque protette. Questa volta si tratta di un mollusco bivalve della lunghezza di 30-40 centimetri e una stella marina al largo dell'isola di Giannutri.
La pesca miracolosa del presidente della Camera, che ora rischia sanzioni amministrative e penali, sarebbe poi stata ributtata in mare.
Ora che la campagna acquisti si avvia alla conclusione e la maggioranza è tornata più solida che mai, messe da parte velleità di leader in erba e elezioni anticipate, compito della sinistra sarebbe quello di ricostruire un progetto forte attorno al quale trovare un leader credibile, capace di porre le basi per un successo elettorale contro una destra stanca e senza idee.
La sinistra ha a disposizione uno massimo due anni per uscire dalla crisalide. Meglio non perdere ulteriore tempo.
Mentre il Parlamento si appresta a discutere l'agghiacciante decreto sul fine vita che annulla l'autodeterminazione e le volontà del malato, il gruppo di Fini Futuro e Libertà evapora al Senato e sopravvive in stato comatoso alla Camera, aspettando l'assalto al Secolo d'Italia.
Il senatore Pontone lascia Futuro e Libertà, Saia e Baldassarri ci stano pensando.
E' il drammatico epilogo del congresso fondativo iniziato con l'abbandono di Menardi e la votazione in ordine sparso alla fiducia sul decreto Milleproroghe.
Una campagna acquisti che rafforza la maggioranza Cavaliere. Una maggioranza pronta a salvare il vecchio sultano e le sue perversioni pur di restare ancorata al potere.
Non è attendendo l'esito dei processi che si supera Berlusconi o lo si archivia, ma agendo nella società italiana.
Si conclude con scintille il congresso fondativo di Futuro e Libertà.
La formazione di Fini è viva, in apparenza, dopo le sistematiche batoste politiche degli ultimi mesi non era così scontato, ma rischia nuova abbandoni.
Arriva l'affondo su Berlusconi. Dimissioni per entrambi, federalismo, legge elettorale ed elezioni anticipate nel 2012.
Si riafferma lo spirito futurista e la volontà di essere il motore di una destra nuova e liberale. Arriva infine la chiusura alla grande alleanza trasversale in chiave anti-Cavaliere.Fini chiude il nodo presidenza autosospendosi dalla guida del partito per dedicarsi al suo incarico istituzionale, ma è proprio sulle nomine della segreteria che si consuma l'ennesima spaccatura del neonato partito.
Urso e Viespoli si dicono sconcertati per l'organigramma stravolto e deciso dall'alto, minacciando la fuoriuscita.
Domani nel pomeriggio l'attesa conferenza stampa.L'intermezzo con contestatore ballerino placato sul palco non distende gli animi.