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I post con tag "Italia" archivio

Uno studio scientifico sulla pasta ripiena italiana

Wow   07.08.24  
Evolution of the Italian pasta ripiena: the first steps toward a scientific classification
Evolution of the Italian pasta ripiena: the first steps toward a scientific classification

La pasta ripiena italiana fa parte di una vasta famiglia di gnocchi eurasiatici, come i tedeschi maultaschen, i giudaici kreplach, i polacchi pierogi, i georgiani khinkali, i tibetani momo, i giapponesi gyoza e molti altri.
Sebbene non sia chiaro se tutti questi tipi di pasta abbiano avuto un'origine comune o si siano evoluti indipendentemente, la diversità di forme e ripieni osservata in Italia è di certo unica.

Evoluzione della pasta ripiena italiana: i primi passi verso una classificazione scientifica è un paper che si propone di fornire una classificazione delle forme di pasta ripiena italiane e di tracciare la loro diffusione ed evoluzione su quello che oggi è il territorio italiano, utilizzando metodi generalmente impiegati per seguire l'evoluzione e la diffusione delle piante e degli animali nel tempo e nello spazio.

I nostri risultati hanno mostrato che, ad eccezione dei Culurgiones sardi, tutti gli altri tipi di pasta ripiena italiana hanno probabilmente avuto un'unica origine nelle parti settentrionali del paese. Sulla base dell'ipotesi evolutiva proposta, la pasta italiana è divisa in due principali cladi: un clade dei ravioli principalmente caratterizzato da una forma più o meno piatta, e un clade dei tortellini principalmente caratterizzato da una forma tridimensionale.

Per quanto riguarda i ravioli:

In Italia, i ravioli sono probabilmente la pasta ripiena storicamente più antica documentata, anche se le prime versioni di questo piatto evidentemente non includevano la sfoglia di pasta che li chiudeva. Tra il XII e il XIII secolo, un colono di Savona accettò di preparare un pranzo per tre persone al suo padrone, durante la vendemmia, composto da pane, vino, carne e ravioli. Tortelli e agnolotti comparvero in letteratura molto più tardi. Tuttavia, le origini dell'iconico tortellino sono controverse. La lunga disputa storica tra le città di Bologna e Modena su chi abbia inventato il tortellino è stata simbolicamente risolta alla fine del XIX secolo dal poeta e satirico bolognese Giuseppe Ceri, che, nel suo poema "L'ombelico di Venere", dichiarò Castelfranco Emilia, una città a metà strada tra le due città, come luogo di nascita del tortellino. Secondo questa leggenda, un giorno, mentre Venere, Marte e Bacco stavano visitando una locanda a Castelfranco Emilia, il locandiere colse involontariamente Venere in uno stato di seminudità e rimase così stupito dalla vista dell'ombelico della dea che corse in cucina e creò i tortellini in suo onore. Chiaramente, un prodotto così perfetto come il tortellino poteva essere ispirato solo da Venere, la dea della bellezza.

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La città dei mosaici

Wow   01.07.24  

Ravenna, coi suoi splendidi mosaici, ci trasporta indietro nel tempo sino alle radici dell'arte del mosaico. Risalenti all'epoca bizantina, questi capolavori rappresentano la fusione di diverse culture e tradizioni artistiche.
Le pareti delle basiliche, i pavimenti delle cappelle e i soffitti delle dimore nobiliari sono tutti armoniosamente decorati con scene che narrano racconti mitologici, storie religiose e ritratti di personaggi illustri.

Great Big Story ricorda come l'arte del mosaico a Ravenna non sia solo una testimonianza del passato, ma che possieda ancora oggi una sua rilevanza.
Il professor Daniele Torcellini, un esperto di storia dell'arte, ci guida attraverso il contesto storico di queste opere, svelando i segreti dell'epoca in cui sono state realizzate e le influenze culturali che le hanno plasmate, tra innovazioni tecniche e artigiani che hanno dedicato la loro vita a creare questi straordinari mosaici.
L'artista Luca Barberini ci dimostra come i mosaici possono essere utilizzati per affrontare questioni attuali, come i temi sociali, politici e ambientali. Attraverso la sua arte, riesce a trasmettere un messaggio potente, coinvolgendo lo spettatore e stimolandolo a riflettere sulle sfide del nostro tempo.

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Un angolo di tradizione scozzese nel cuore delle Alpi italiane

Res publica   08.05.24  

La storia narra che la popolazione di Gurro, in provincia di Verbano-Cusio-Ossola, discenda da soldati scozzesi che si imbatterono nell'area mentre fuggivano dalla battaglia di Pavia del 1525 tra Francesco I e Carlo V. Ma non sono solo i loro presunti antenati a sventolare la bandiera scozzese: gli abitanti indossano ancora oggi il tartan tradizionale, si ritrovano nel locale pub scozzese e mescolano un pizzico di gaelico scozzese al dialetto piemontese.

Great Big Story racconta la vita della comunità di Gurro, dove la musica delle cornamuse risuona tra le montagne, i balli tradizionali scozzesi trovano una nuova casa e le usanze italo-scozzesi vengono tramandate di generazione in generazione.
Gurro è un richiamo alla diversità e all'accoglienza, all'evoluzione e all'adattamento di un'eredità culturale. Un luogo dove è possibile ricordare come le tradizioni possano essere tramandate e celebrate non solo dai popoli che ne sono originari, ma anche da coloro che scelgono di abbracciarle e farle proprie.

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L'idea che ha salvato la Torre di Pisa

Geek   13.03.24  

Milioni di turisti si sono fatti immortalare mentre fingono di sorreggere la Torre di Pisa. A partire dal 1990 qualcuno lo ha fatto davvero.
Nel corso dei suoi circa sei secoli l'iconica inclinazione della torre in piazza del Duomo continuò ad aumentare fino a quando, nel 1990, la torre fu chiusa al pubblico per timore che fosse vicina al collasso. Il governo italiano nominò una commissione di ingegneri, architetti ed esperti di restauro conservativo per decidere come riparare definitivamente la struttura.
Grady Hillhouse, di Practical Engineering, analizza come un team di ingegneri perseveranti ed estremamente creativi utilizzarono tutto ciò che avevano a disposizione per mantenere la torre in piedi, riducendone l'inclinazione.

Tre idee si erano alternate su come preservare la Torre di Pisa.
La prima consisteva nel pompare l'acqua sotterranea dalla sabbia sotto il lato nord della torre, ma questa soluzione rischiava di peggiorare ancora di più la situazione.
La seconda ipotesi prendeva in esame l'elettrosmosi, ma si scoprì che il terreno era troppo conduttivo e tutti gli altri effetti della combinazione di elettricità e terreno saturo rendevano il processo praticamente inutile.
La commissione si trovò dunque concorde su una terza possibilità: lo scavo sotto la torre. Se non riuscivano a far consolidare il terreno sotto la torre, potevano semplicemente rimuoverne una parte. Alla fine, l'idea dello scavo sotto la torre funzionò bene e le tecniche innovative sono utilizzate ancora oggi. L'intento non era quello di raddrizzare perfettamente la torre, ma di evitare che si inclinasse così tanto da diventare pericolosa per il pubblico e di preservarne la sua caratteristica almeno per tre secoli a venire.

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I segreti della preparazione della focaccia genovese

Wow   19.12.23  

La focaccia calda, con la sua crosta dorata e croccante, la mollica soffice, il suo sapore sapido e ricco di olio d'oliva è uno dei prodotti culinari più iconici di Genova. In Liguria la focaccia viene consumata praticamente a qualsiasi ora del giorno: a colazione, come antipasto, piatto principale, spuntino e persino come dessert.
Nonostante sia un cibo veloce da mangiare, preparare la focaccia è tutt'altro che un processo rapido. Richiede diverse fasi e tempi di lievitazione lunghi che possono arrivare anche a durare molte ore.

Insider Food ci porta in uno dei panifici più antichi di Genova, l'Antico Forno della Casana nel cuore del centro storico più esteso d'Europa, dove l'esperto panettiere Ivan Sacchi ha condiviso i suoi consigli per preparare la perfetta focaccia genovese.

Uno dei segreti per ottenere una focaccia perfetta è la pazienza. Ivan Sacchi sottolinea l'importanza di lasciare lievitare l'impasto a lungo, consentendo ai lieviti di fare il loro lavoro e sviluppare i sapori distintivi della focaccia genovese. Questo processo di lievitazione lenta conferisce alla focaccia una consistenza leggera e alveolata, che si scioglie in bocca.
Un altro elemento fondamentale nella preparazione della focaccia è la distribuzione uniforme dell'olio d'oliva sulla superficie. Sacchi consiglia di versare l'olio sull'impasto durante la fase di stesura, facendo attenzione a coprire tutti gli angoli. Questo passaggio contribuisce a creare quella caratteristica crosta dorata e croccante che rende la focaccia irresistibile.
La focaccia genovese può essere arricchita con vari ingredienti, come olive, cipolle, rosmarino o sale grosso. Tuttavia Sacchi sottolinea l'importanza di non esagerare con gli ingredienti aggiunti, in modo da non coprire il sapore delicato dell'impasto. La semplicità è la chiave per apprezzare appieno la bontà della focaccia genovese.

E no, non si può chiamare pizza bianca.

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Cosa rende così speciale l'alta velocità italiana

Geek   12.04.23  

Railways Explained propone una panoramica completa del sistema ferroviario italiano ad alta velocità. Uno dei più efficienti, complessi e tecnologicamente avanzati al mondo. Esplorando le linee attualmente in esercizio, quelle in costruzione e presentando fatti e cifre sul trasporto passeggeri e merci.

Costruirla è stata un'impresa straordinaria in tutti i sensi, tuttavia l'alta velocità si è rivelata essere un pilastro essenziale della mobilità del paese. Con la sua rete efficiente e moderna, l'Italia ha dimostrato di essere un leader nel settore dei trasporti su rotaia.
Il successo dell'alta velocità può essere attribuito a vari fattori, come l'ottimo rapporto qualità-prezzo, la competitività del mercato, ma anche la disposizione geografica del paese che, a dispetto delle sfide ingegneristiche per superare Appennini e Alpi, è influenzata significativamente da un asse nord-sud, con la maggior parte delle città più popolose del paese situate in un allineamento quasi perfetto lungo questa dorsale.

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Sorvolare il Cervino

Wow   06.03.23  

Joshua Turner ha pilotato un drone fino sulla vetta del monte Cervino per catturare una ripresa mozzafiato in 5K.

Ho lanciato il drone dal Rifugio Hörnli e sono stato in grado di farlo volare per i restanti 4.000 piedi (1.200 m) di verticale e 1 miglio (1,6 km) di distanza fino alla cima e poi sorvolare in discesa lungo la cresta.

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