tizianocavigliablog

I post con tag "Leggende" archivio

Il mito di Merlino attraverso i secoli

Multimedia   07.11.22  

Merlino è il mago archetipico, la sua origine risale alle tradizioni gallesi e celtiche, ma ha anche collegamenti con racconti emersi in Cornovaglia e nel centro Europa e naturalmente è tra i protagonisti del ciclo bretone e delle leggende arturiane.
Il folklore attribuisce al potente mago molti poteri, incluso quello di mutaforma, ed è noto per essere il mentore di Re Artù, prima e dopo la sua incoronazione al trono di Camelot.

In questo documentario, Chronicle esplora il fantastico mondo di Merlino e la sua influenza sulla società odierna, analizzando questa complessa figura sospesa tra storia e leggenda.

LEGGI ALTRO...

Il legame tra montagne e mitologia

Res publica   25.09.22  

In quasi tutte le culture del mondo le montagne hanno sempre destato un senso di maestosità e mistero. Irraggiungibili dimore di possenti divinità, terreni sacri e fenomeni soprannaturali, le montagne con la loro imperscrutabilità hanno catturato l'immaginazione collettiva dei nostri avi.
PBS Storied racconta il legame che intercorre tra montagne e mitologia.

LEGGI ALTRO...

La leggenda del statua dell'isola del Corvo

Wow   22.09.22  

L'isola del Corvo è la più piccola tra quelle dell'arcipelago delle Azzorre e custodisce una tra le più antiche e tramandate leggende marinare su una statua e un tesoro di monete cartaginesi, come racconta Rare Earth.

Le radici di questo racconto risalgono all'anno 1567, quando Damien de Goes, biografo dei re portoghesi del XVI secolo, riferì che all'isola del Corvo era stata trovata una statua di pietra di un uomo dalla testa calva a cavallo vestito con un mantello moresco. Il suo braccio sinistro poggiava sulla gnocca del cavallo, mentre il suo braccio destro si allungava dritto con il dito indice rivolto verso ovest. Il re Emanuele del Portogallo (1495-1521) mandò a cacciare la statua, ma i responsabili del progetto la smontarono a pezzi. Tuttavia, si dice che le teste dell'uomo e del cavallo, e il braccio destro con il dito puntato siano stati portati al palazzo per essere mostrati al re. De Goes aggiunse che nel 1529 fu notato che sulla base della statua c'era un'iscrizione. Sono state fatte stampe di cera dell'iscrizione, ma risultarono illeggibili in quanto le lettere erano molto consumate e "quasi senza forma".

Nel 1628, Manoel de Faria y Sousa, un altro storico portoghese, ripeté il racconto di de Goes. La storia sarebbe morta lì, ma nel 1778 Johan Podolyn, uno svedese nato in Portogallo, pubblicò un racconto notevole. Egli sosteneva che nel 1761 andò a Madrid per vedere P. Henrique Flores, professore di teologia e collezionista di monete, che gli diede due monete d'oro e cinque di bronzo di Cartagine e due monete di bronzo di Cirene, in Nord Africa, datate 200 a.C. circa. Egli affermò che le monete erano i resti di un tesoro trovato nel novembre 1749 in una pentola nera vicino alle fondamenta di un edificio distrutto sull'isola del Corvo. Podolyn aggiunse a questo racconto una descrizione della statua del Corvo, citando Faria y Sousa come sua fonte, e discusse la possibilità che marinai cartaginesi si fossero stabiliti lì, erigendo la statua e sotterrando il tesoro. Podolyn aggiunse anche che i coloni avrebbero intrapreso una spedizione "a ovest", come indicava il dito della statua.

La statua di De Goes e le monete di Podolyn hanno generato una letteratura propria. Alcuni accettarono le scoperte come autentiche; altri rifiutarono l'idea dei viaggi atlantici dei Fenici o dei loro successori, i Cartaginesi, e offrirono altre spiegazioni: la statua non era mai esistita, o era solo una formazione naturale; le monete erano una bufala, o sotterrate nell'isola del Corvo in epoche più recenti da parte di arabi, normanni, spagnoli. Tuttavia c'è chi crede a entrambe le storie, la statua e le monete, possono risalire a una leggenda fenicia che è sopravvissuta sotto varie forme sino ai giorni nostri.

LEGGI ALTRO...

La leggenda medievale di un mitico regno cristiano perduto

Wow   22.03.20  

Sul finire del XII secolo iniziò a circolare la leggenda di un regno cristiano nestoriano perduto. L'origine del mito risale a una lettera scritta in latino secondo la quale un sedicente re e sacerdote di nome Prete Gianni descriveva i suoi possedimenti in una lontana terra orientale.
Il suo regno era immenso, straordinariamente ricco e popolato, secondo l'immaginario medievale, da esseri mitologici.
La figura di questo personaggio divenne talmente popolare nelle cronache e nella tradizione europea che la sua leggenda perdurò sino al XVII secolo, ispirando racconti e canzoni.

Nel corso dei secoli fiorirono ipotesi e indizi che appassionavano storici e ricercatori. Per Jacques de Vitry, Prete Gianni, altri non era se non Gengis Khan. Vincenzo di Beauvais credeva fosse un imperatore indiano. Ludovico Ariosto, nell'Orlando furioso, lo immagina quale re d'Etiopia di nome Senapo, che Astolfo libera da una maledizione divina che lo costringeva a soffrire la fame. Odorico da Pordenone era convinto che si trattasse di un principe cinese. Secondo gli Annales sancti Rudberti Salirburgensis il leggendario re sarebbe stato Abaka, il secondo re mongolo di Persia. Infine Marco Polo e Alberico delle Tre Fontane affermavano trattarsi di un sovrano keraita, una popolazione mongola convertita al cristianesimo nestoriano.
Innumerevoli furono anche i tentativi di cercare il regno, spostando di volta in volta i confini man mano che le esplorazioni avanzavano, dalla Persia all'India, dalla Nubia all'Etiopia, dalla Mongolia alla Cina, dall'Indocina alla Manciuria.

LEGGI ALTRO...