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I post con tag "Palestina" archivio

Uno stato palestinese a settembre

Res publica   13.04.11  

E' probabile che a settembre, quando si riunirà l'Assemblea Generale dell'ONU, una forte maggioranza di stati possa pronunciarsi - così come chiesto dall'Autorità nazionale palestinese - a favore del riconoscimento di uno stato di Palestina all'interno dei confini del 1967.

L'analisi del giornalista francese Bernard Guetta ripresa da Internazionale.

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La crisi di governo in Palestina

Res publica   14.02.11  

Secondo la tv satellitare al-Arabiya il primo ministro palestinese Salam Fayyad, in carica dal 2007, ha presentato le dimissioni del suo governo.
Il presidente dell'ANP, Mahmoud Abbas, sarebbe comunque intenzionato a riconsegnare alle stesso Fayyad l'incarico per formare un nuovo esecutivo di emergenza, in grado di durare fino a settembre quando sono previste nuove elezioni politiche.

Si aggrava la situazione politica e sociale in una Palestina sempre più divisa tra West Bank e Striscia di Gaza, con la seconda controllata da Hamas che rifiuta sistematicamente il riconoscimento della figura istituzionale di Abbas.
Una crisi interna, che nel clima di incertezza portato dai recenti moti rivoluzionari che stanno attraversando il mondo arabo, rischia di indebolire ancora di più il già fragilissimo ecosistema palestinese minandone la credibilità.

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Un anno di tempo per il Medio Oriente

Res publica   20.08.10  

E' l'intervallo stabilito per giungere ad un accordo duraturo di pace in Medio Oriente, risolvendo la questione dello status finale della Palestina a partire dal 2 settembre.

L'impegno dell'amministrazione Obama è chiaro: appoggiare la creazione di due stati che vivano in pace e sicurezza l'uno accanto all'altro, attraverso negoziati diretti che dovranno svolgersi senza precondizioni (come richiesto da Israele).

Dopo il fallimento di Annapolis la road map sembra essere tutta in salita.
E se dal terzetto composto da UE, ONU e Russia c'è poco da aspettarsi, la ferrea volontà dell'amministrazione Obama di raccogliere un successo potrebbe favorire la spinta necessaria - e si spera decisiva - verso la volontà di progettare in comune un nuovo assetto della regione.

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Il filo spezzato in Palestina

Res publica   16.03.10  

David Bromwich su Huffington Post cerca di far luce sulle tese relazioni tra Washington e Israele.

There have been some voices in the past decade to remind us that the United States is endangered by the aggressive expansionist policies of Israel. Amy Goodman, Philip Weiss, M.J. Rosenberg, Glenn Greenwald, Tony Karon, Daniel Luban --- but it is an ungrateful subject and not many have had the nerve or the pockets to look at it steadily. And yet, if one takes stock of more recent stories and columns, one has to add to the list Bill Moyers, Joe Klein, Chris Matthews. It seems possible that a nationwide self-censorship which has lasted more than forty years, on a subject of enormous importance -- a "friendly silence" that is contrary to the spirit of democracy itself -- is at last beginning to lift.

And those, from the vice president down, who have now begun to speak openly, have a new ally in General David Petraeus. For what Biden said behind closed doors to Netanyahu---that your actions are "dangerous for us"--did not come from Biden alone or from himself and the president but also from General Petraeus. A recent story in Stars and Stripes reported, that Petraeus has been struck by clear evidence that American troops are at risk from America's supply of weapons and approval to a policy that grinds down the Palestinians.

Goldberg ha una sua idea su come l'amministrazione Obama sta tentando di forzare la mano a Netanyahu per costringerlo a lasciare a terra gli estremisti e formare un governo più moderato con Kadima e Tzipi Livni.

So what is the goal? The goal is force a rupture in the governing coalition that will make it necessary for Netanyahu to take into his government Livni's centrist Kadima Party (he has already tried to do this, but too much on his terms) and form a broad, 68-seat majority in Knesset that does not have to rely on gangsters, messianists and medievalists for votes. It's up to Livni, of course, to recognize that it is in Israel's best interests to join a government with Netanyahu and Barak, and I, for one, hope she puts the interests of Israel ahead of her own ambitions.

Mentre Andrew Sullivan parte da lontano.

By the end of the British mandate, and an influx of Jewish refugees and Zionists, the proportions were roughly 70 percent Muslims and 30 percent Jews. Jews were concentrated in urban areas along the coast but, as the first map shows, some were indeed in the West Bank, although as a tiny minority.

This isn't propaganda; it's fact.

The maps show what has happened since - in sixty years in terms of growing sovereignty and accelerating Israeli control. The Muslim population is expanding as the geographic extent of their political self-government keeps diminishing. While Jerusalem was once in the center of Palestinian territory - and the Israelis agreed to this, while the Arabs refused - it is now not only in Israel but all of it will soon be under sole Israeli control, as Netanyahu continues, despite pleas from his American benefactors and allies, merely to freeze them.

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Non volevano stravincere

Res publica   18.01.09  

I palestinesi hanno trionfato contro le truppe israeliane registrando una grande vittoria. [...]
Dio ci ha dato una grande vittoria, non solo per una fazione, o un partito o un movimento ma per il nostro intero popolo. Abbiamo fermato l'aggressione e il nemico non è riuscito a raggiungere i suoi obiettivi.

Ismail Haniyeh, leader di Hamas a Gaza.

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La guerra di Michele

Multimedia   16.01.09  

Si ricorda a Santoro Michele che tra la piazza e i politici, a metà strada, c’è il punto esatto dove dovrebbe stare sempre un giornalista. Certo che il martellamento della destra italiana su Santoro/Medio Oriente deve essere una roba da impazzire, lo capisco, visto anche che dietro ci sono tassi di ipocrisia e opportunismo politico che sono da defibrillatore. Ma questa puntata era costruita coi piedi. Il titolo La guerra dei bambini parlava chiaro.

Via Freddy Nietzsche.

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Indignazione da salotto

Res publica   11.01.09  

E' quella che non vorrei vedere mai. E' quella che preferirei non leggere. E' quella che desidererei non sentire.

E' quella che immancabilmente riemerge ad ogni accenno di conflitto mostrato in tv per poi spegnersi appena perde il suo hype mediatico.

E' successo per il Darfur, per il Libano, per il Tibet e per mille altri conflitti.
A sto giro tira Gaza.

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