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I post con tag "Referendum" archivio

Ma quando si vota per i referendum?

Res publica   05.06.11  

Secondo il Tg1 il 13 e 14 giugno.

Referendum, si accende il confronto in vista del voto del 13 e 14 giugno.

Secondo il Post l'11 e il 12 giugno.

La partita referendaria va dunque giocata, però non deve distrarre sul campo di gioco principale, anche perché è molto improbabile che l'esito dell'11 e 12 giugno, qualunque esso sia, possa avere effetti decisivi sul quadro politico.

Sbagliano entrambi, le date giuste sono il 12 e il 13 giugno.
Per capirci di più la scheda informativa sui quesiti referendari del Corriere della Sera.

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Il sistema elettorale attuale funziona bene

Res publica   05.05.11  

Nick Clegg all'uscita di un seggio elettorale

Gli elettori britannici voltano le spalle ai LibDem bocciando il referendum sulla riforma elettorale del voto alternativo, fortemente voluta dal vice premier Nick Clegg durante la campagna elettorale.
La riforma prevedeva di trasformare l'attuale sistema uninominale maggioritario secco, in un semi proporzionale facilitando l'ingresso in parlamento dei partiti minori.

Una consultazione affossata da un voto di protesta proprio contro i liberaldemocratici, giudicati troppi appiattiti sulle posizioni del premier Cameron e poco incisivi nell'azione di Governo, e dagli stessi Tory che hanno condotto una campagna elettorale per il no.
I laburisti avevano invece lasciato libertà di scelta agli elettori, essendo divisi al loro interno tra possibilisti e contrari.

Mal di pancia e fratture che ora andranno ricucite alla svelta tra Clegg e Cameron prima di compromettere ancora di più la popolarità - in caduta libera - dei due partiti di maggioranza.

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Il referendum egiziano

Res publica   20.03.11  

L'Egitto del dopo Mubarak ritrova il gusto della democrazia.

Un'affluenza imponente ha decretato il risultatato del referendum costituzionale di ieri.
Una maggioranza schiacciante di sì - il 77,2% - ha votato per il pacchetto di riforme proposto da un Comitato di saggi insediato dal Consiglio militare supremo.

La riforma prevede la limitazione del numero di mandati presidenziali, sarà più semplice candidarsi alla carica di presidente, il presidente non potrà durare più di due mandati di quattro anni ciascuno, il presidente sarà obbligato a nominare un suo vice, il rafforzamento del controllo della magistratura sulle elezioni e l'abolizione del potere presidenziale di ordinare processi militari contro i civili. E naturalmente elezioni generali entro fine anno. Il desiderio dei Fratelli Musulmani che sperano di avvantaggiarsi in tal modo, grazie alla presenza capillare sul territorio.

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SudSudan il 54esimo stato africano

Res publica   08.02.11  

Il presidente del Sudan, Omar el Bashir, ha accettato il verdetto delle urne e ha dichiarato la nascita del nuovo Stato proclamato dal 98,83% nel referendum di gennaio.
Prenderà il nome di SudSudan, la capitale sarà Juba. Il giorno della proclamazione dell'indipendenza resta ufficialmente il 9 luglio. Salva Kiir ne sarà il presidente provvisorio sino a nuove elezioni.

Ora si dovranno stabilire confini certi nella regione petrolifera dell'Abyei passaggio necessario per risolvere la povertà endemica frutto di decenni di guerra civile. Una sfida per la classe dirigente del nascente stato, ma anche per la credibilità dell'ex madrepatria agli occhi della comunità internazionale e dell'Unione Africana come strumento di stabilità e sviluppo.

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Le riforme che muteranno la Turchia

Res publica   12.09.10  

Un risultato positivo nel referendum sulle riforme costituzionali era scontato, l'unica incognita era la percentuale di favorevoli.
Una maggioranza ampia era quello che voleva Erdogan e il 58% dei votanti (il 77% degli aventi diritto) lo ha accontentato.

La Turchia ha scelto da tempo di dare un taglio al passato e i ventisei quesiti di oggi permetteranno di modificare radicalmente il paese, chiudendo diversi capitoli ereditati dalla visione kemalista dello stato.

Si attenua il potere dell'esercito, mentre la magistratura passerà sotto il controllo dell'esecutivo.
La Corte costituzionale acquisterà sei giudici in più che andranno ad aggiungersi agli undici già presenti. Ben 14 di loro verranno nominati dal capo dello Stato, i restanti tre dal Parlamento.
Saranno i tribunali civili a giudicare i membri delle forze armate accusati di reati contro la sicurezza dello Stato o la Costituzione e la Corte costituzionale potrà mettere in stato d'accusa i massimi gradi militari.
Inoltre nessun civile potrà più essere processato da un tribunale militare.
Il Consiglio Supremo dei Giudici e dei Procuratori aumenterà di numero per raggiungere i 22 membri.
Anche il mondo del lavoro muterà dopo il referendum, concedendo all'azione sindacale una maggiore libertà di azione.

Erdogan non si fermerà qui.
Tra un anno lo aspettano le elezioni e la speranza di ottenere un terzo mandato, dopo i risultati di oggi, è più che concreta.
A quel punto la Turchia dovrà aspettarsi nuove, profonde riforme; e c'è chi teme che la mano posta dall'Akp oggi sulla magistratura sia solo l'inizio di un processo che potrebbe portare a rimettere in discussione la laicità dello Stato, sancita nella costituzione.

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