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Venticinque aprile. Doppio grazie

Res publica   25.04.10   di Giuseppe Brescia
Brisbane

Mio nonno era uno dei tanti contadini-operai dell'Italia del dopoguerra. Quando non era in fabbrica, era nei campi. Il venticinque aprile, però, non lavorava. Era l'unico giorno dell'anno in cui non lavorava. Partigiano sulle Alpi Liguri alla tenera età di diciassette anni, quel giorno per lui aveva un significato particolare.
Sarà il suo esempio, saranno questi anni di strisciante revisionismo, ma di tutte le giornate di festa nazionale, questa è forse quella che sento di più.

Poi, com'è come non è, finisco in Australia, e addio giorno di festa, direte voi. E invece, bizzarra coincidenza, oggi quaggiù è ANZAC Day, la giornata in cui Australiani e Neozelandesi commemorano lo sbarco delle proprie truppe – sotto il comando britannico – a Gallipoli, nel 1915, nell’ambito della Campagna dei Dardanelli. Per farla breve, il solito Churchill aveva grandi progetti, assumere il controllo della penisola di Gallipoli, aprendo la via del Mar Nero agli alleati allo scopo di conquistare Istanbul e mettere fuori gioco l’Impero Ottomano. Non andò proprio così, visto che un certo Mustafa Kemal, un tenente colonnello trentaquattrenne che pochi anni dopo sarebbe diventato noto con il nome di Atatürk, riuscì a prevedere il luogo dello sbarco (peraltro tardivo) e ad approntare le difese necessarie. Dopo otto mesi, le forze alleate si ritirarono, incapaci di portare a termine la missione. Furono oltre 10.000 i caduti fra i soldati dell’ANZAC, più di 8.000 australiani e di 2.700 neozelandesi. Fu una sconfitta, ma l’importanza di quel sacrificio nell'evoluzione del sentimento nazionale australiano va ben al di là del peso di quegli eventi dal punto di vista strettamente bellico. Australia e Nuova Zelanda non erano più remote colonie britanniche, erano nazioni alleate bisognose di quella mitologia che ogni paese sembra doversi costruire per trovare un'identità.

Trent'anni dopo, in Italia, si cominciava a scrivere una mitologia nuova, e mai come oggi – con gente (sedicente) di sinistra che quasi quasi si aggrappa a un ex-missino – sento la necessità di ricordare cosa successe.

Quindi, mentre intorno a me, avviluppati nei bandieroni blu con la croce del sud, i miei futuri concittadini ricordano il sacrificio dei caduti dell'ANZAC, io, pur unendomi volentieri a loro, approfitto di questa giornata per ricordare il sacrificio dei nostri caduti, specialmente partigiani, per ricordare mio nonno, e per ricordare a me stesso che, sessantacinque anni dopo, abbiamo ancora tanto lavoro da fare.

Buona Festa della Liberazione a tutti.

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Ristabilire il peso della storia

Res publica   24.04.10  

Il presidente della provincia di Salerno, Edmondo Cirielli (PdL, ça va sans dire), dimentica il ruolo della resistenza partigiana nella Liberazione, attribuendo il merito al solo esercito alleato.

Un ripasso accelerato di storia ricorderebbe a Cirielli che tra il 23 e il 25 aprile Genova e la Liguria si liberarono dal giogo dell'occupazione nazista grazie all'insurrezione dei partigiani del Comitato di Liberazione Nazionale sino alla resa senza condizioni del generale tedesco Meinhold.
Nella sola Genova si arresero ai partigiani 6.000 soldati del Reich.
Il tutto prima che l'esercito alleato iniziasse le operazioni nella regione, concludendo oltre vent'anni di moti e insurrezioni contro il regime fascista.

Giusto per fare un esempio.

Testo dell'atto di resa delle forze tedesche a Genova:
In Genova il giorno 25 aprile 1945 alle ore 19:30, tra il sig. Generale Meinhold, quale Comandante delle Forze Armate Germaniche del settore Meinhold, assistito dal Capitano Asmus, Capo di Stato Maggiore, da una parte; il Presidente del Comitato di Liberazione Nazionale per la Liguria, sig. Remo Scappini, assistito dall'avv. Errico Martino e dott. Giovanni Savoretti, membri del Comitato di Liberazione Nazionale per la Liguria e dal Maggiore Mauro Aloni, Comandante della Piazza di Genova, dall'altra; è stato convenuto:

1. Tutte le Forze Armate Germaniche di terra e di mare alle dipendenze del sig. Generale Meinhold SI ARRENDANO alle Forze Armate del Corpo Volontari della Libertà alle dipendenze del Comando Militare per la Liguria;
2. la resa avviene mediante presentazione ai reparti partigiani più vicini con le consuete modalità e in primo luogo con la consegna delle armi;
3. il Comitato di Liberazione Nazionale per la Liguria si impegna ad usare ai prigionieri il trattamento secondo le leggi internazionali, con particolare riguardo alla loro proprietà personale e alle condizioni di internamento;
4. il Comitato di Liberazione Nazionale per la Liguria si riserva di consegnare i prigionieri al Comando Alleato anglo-Americano operante in Italia.

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