Dicevano non sarebbe mai finita
Ricordando Scajola.
Repubblica prepara il conto alla rovescia per le dimissioni di Scajola.
Tra la mozione di sfiducia chiesta da Di Pietro e l'attesa per l'audizione del 14 maggio, con il successivo passaggio alle camere, l'affaire Scajola diventa sempre più incontenibile ogni giorno che passa.
Sempre più indifendibile. Sempre più isolato.
Si allarga l'inchiesta di Repubblica attorno all'affaire Scajola e ai 900 mila euro in nero che avrebbe ricevuto da Diego Anemone - uno dei costruttori al centro dello scandalo che interessa la Protezione Civile - per l'acquisto di una casa nel centro storico di Roma, di fronte al Colosseo.
Quattro testimonianze, un atto notarile e numerose tracce bancarie documentano ora che il ministro per lo Sviluppo economico conosceva la provenienza degli 80 assegni "neri" che, nel luglio del 2004, per un valore di 900 mila euro, pagarono più della metà della sua casa al 2 di via del Fagutale. Le testimonianze – oggi agli atti dell'inchiesta di Perugia sulla "cricca" dei Grandi Appalti – provano che di quegli assegni, il giorno del rogito, il ministro era materialmente in possesso. Di più: dimostrano che Scajola, pure assolutamente consapevole del prezzo reale di vendita – 1 milione e 710 mila euro – di quel magnifico appartamento che affaccia sul Colosseo, dispose che quella cifra venisse dissimulata, dichiarando di fronte a un notaio che era pari a soli 600 mila euro. Perché il Fisco non vedesse, ma, soprattutto, perché venisse così cancellata ogni traccia di almeno due circostanze: i 200 mila euro in contanti che, poco tempo prima dell'acquisto, aveva consegnato alle venditrici e il suo legame con l'architetto Angelo Zampolini, la "tasca" del costruttore Diego Anemone, il professionista, oggi indagato per riciclaggio, da cui aveva ricevuto quegli 80 assegni.
Bersani, sulla destra, nella "fanga" dell'alluvione di Firenze.
A Bertolaso consiglierei un po' più di umiltà - replica il leader del Pd al termine dei lavori d'aula alla Camera - meno arroganza e di volare un po' più basso, perché con me capita male: io a quindici anni spalavo a Firenze, non so lui cosa facesse.
Per temere un terremoto politico alle Regionali non è essenziale che scoppi una nuova Tangentopoli, è sufficente che l'idea si insinui nella mente dell'elettore.
Berlusconi lo sa bene e la reazione si preannuncia devastante, come sempre quando il premier si trova in difficoltà.
Il modo in cui il PD saprà reagire al contraccolpo e mantenere la barra a dritta darà una buona indicazione sulle potenzialità della gestione Bersani.
Berlusconi "Bertolaso non si tocca". C'è chi è pagato profumatamente per farlo al posto suo.
Via demopazzia.
Il giorno in cui si avvia il criticato iter per la privatizzazione della Protezione Civile è stato arrestato Balducci, presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici - ed ex vice di Bertolaso -, e indagato lo stesso Bertolaso per l'inchiesta sugli appalti del G8 che si sarebbe dovuto tenere alla Maddalena, in Sardegna, spostato poi a L'Aquila.
Dopo quello che ha fatto qui a L'Aquila, il minimo che possiamo fare per Guido Bertolaso è di nominarlo subito ministro.
Silvio Berlusconi.
Vale come frase del giorno.
Hillary Clinton dà dell'incompetente a Bertolaso, a seguito delle critiche del nostro sulla gestione dei soccorsi ad Haiti.