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I post con tag "Milano" archivio

Milano in hyperlapse

Geek   18.09.16  

Una delle più affascinanti metropoli europee viste con la tecnica dell'hyperlapse da Yury Sirri, dove le stratificazioni antiche e moderne di Milano si fondono per creare un paesaggio architettonico unico e affascinante.

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La lettera aperta a Pisapia sul Vigorelli

Res publica   26.07.12  

La lettera da sottoscrivere paragrafo per paragrafo di Alberto Biraghi a Giuliano Pisapia sul velodromo Vigorelli e sul movimento pistard milanese.

Non ci vuole tanto a capire cosa fare col Vigorelli. Basta avere come obiettivo l'interesse della collettività e quel po' di onestà intellettuale che serve a informarsi, a chiedere alle persone che conoscono storia e attualità del ciclismo su pista. Ammessi e non concessi questi presupposti, la soluzione per il Vigorelli è già pronta. Per la miseria Giuliano, una volta che sia una, si possono fare le cose ∗per i cittadini∗ anziché per qualcuno aggregato a un carrozzone? Il Vigorelli lo merita. Allora, se hai pazienza un attimo ti dico la mia.

La trasformazione della pista da 400 metri a 250 è un'ipotesi assurda. Perché stravolgerebbe un monumento, il Vigorelli, ne violerebbe la luce, le geometrie, le tribune, l'anima. Perché la zona non è in grado di garantire viabilità e ospitalità necessarie in caso di eventi internazionali. Perché non ha senso spendere 15 o più milioni di euro, di questi tempi, per devastare un monumento (piuttosto, se Milano vuole tornare ai vertici del ciclismo professionistico su pista, si costruisca una struttura nuova in una zona appropriata).

La soluzione migliore è anche la più semplice ed economica, ovvero il restauro della pista da 400 metri, delle gradinate, dei locali annessi. Esiste un enorme popolo di appassionati della del ciclismo classico su strada (mai sentito parlare di Eroica?) che sognano di poter rivivere anche le classiche su pista. E' una comunità enorme, con forti interazioni internazionali, che riporterebbe il Vigorelli ai fasti dei record di Coppi, Maspes, Anquetil, Moser, restituendo finalmente dignità a un monumento milanese dello sport. Il sistema potrebbe mantenersi e addirittura generare utili grazie ai servizi accessori: bar, ristorante, officine, negozi specializzati, luoghi di incontro e proiezione, biblioteca sul ciclismo. Ed è certo che alcuni dei personaggi illuminati dell'industria lombarda sarebbero entusiasti di sostenere economicamente il progetto.

Guardati attorno Giuliano, ascolta e considera ciò che accade all'estero, con coraggio e onestà intellettuale. Milano ha più bisogno di persone che pratichino uno sport magnifico come il classico ciclismo su pista piuttosto che di un paio di kermesse professionistiche all'anno. Guardate il Mondo Nuovo, guardate Berlino. Loro non spendono milionate per promuovere il "brand" o per creare cittadini "smart", loro fanno le cose normali, sensate. Ma le fanno bene. E infatti il ciclismo su pista là è alla portata di tutti, in tutte le sue possibili declinazioni, tra cui quella classica è la più gettonata.

Ecco. Casomai ti venisse in mente di provare a ragionare su questa ipotesi, suggerirei l'affidamento del progetto a un gruppo di persone selezionate nei movimenti che hanno la bicicletta da pista come proprio riferimento. Quindi NON Ciclobby (massimo rispetto, ma di bici da pista ne sanno quanto ne so io di ingegneria aerospaziale), non l'ennesimo intrallazone legato a Baruffi o Maran, non un cacciatore di consulenze, non la Federazione. Ci sono gruppi sempre più numerosi di milanesi frequentatori abituali di Montichiari e Fiorenzuola che sarebbero felici di mettersi a disposizione per un progetto come questo.

Giuliano, dammi un colpo di telefono, te li indico io, nel massimo riserbo (che con noi sfascisti, diffamatori e stalker si sa di non dover avere relazioni) e ti do anche i nomi di alcuni potenziali sponsor.

Grazie, Alberto Biraghi.

PS: Giuliano, cazzo ci hanno suonato i Beatles, ci hanno sudato sangue i grandi della pista. Una volta, una sola, facciamo le cose bene, per Milano e per i milanesi, non per qualcuno che allunga le mani. Questa fottuta rivoluzione arancione al Vigorelli si può fare. Se la merita il Vigorelli e se la merita il magnifico mondo milanese del ciclismo classico in pista. Si può fare, basta volere.

PPS: come dice Mattia Curto, pistard dilettante Milanese, "l'attività amatoriale del velodromo di Fiorenzuola è seguita da un solo volontario il quale riesce ad organizzare due sessioni di allenamento settimanali e una gara ogni mese; Montichiari con tutto lo staff e il supporto della Federazione ha organizzato una sola gara dall'inizio dell'anno e chiuso agli allenamenti da marzo".

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L'Area C di Milano sospesa dal Consiglio di Stato

Res publica   26.07.12  

La congestion charge del comune di Milano è stata sospesa dai giudici del Consiglio di Stato che hanno accolto il ricorso dell'autorimessa del centro Mediolanum Parking che ne aveva chiesto il blocco motivando danni economici dalla diminuzione degli ingressi delle auto.
Da oggi le telecamere all'interno di Area C sono spente e lo stop rischia di prolungarsi fino a ottobre.

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L'occupazione della Torre Galfa

Res publica   15.05.12  

La Torre Galfa, grattacielo milanese abbandonato da anni e occupato da sette giorni con il progetto di costruire un grande spazio culturale per la città, è stata sgomberata questa mattina.
Le impressioni su Macao, così era stata ribattezzata la torre dagli occupanti, di chi c'è stato.

Attualmente di proprietà della SAI di Ligresti (che l'ha comprata nel 2006 per 48 milioni di euro), il palazzo, architettato da Melchiorre Bega nel 1956, risulta essere abbandonato al suo destino da oltre quindici anni. Poi, il 5 maggio 2012, un gruppo di - come si auto-definiscono - "lavoratori dell'arte" ne ha preso possesso occupandolo. Non coltivando nessun particolare preconcetto rispetto alla parola "occupazione", la mia prima reazione alla notizia è stata: "Wow!". Purtroppo o per fortuna sono e resto ingenuamente convinto che la "bellezza possa salvare il mondo" e sia un fine che giustifica sempre i mezzi. E, in trentadue piani, se ne può progettare di bellezza.
[...] E così ieri pomeriggio sono andato a Macao - come è stato ribattezzato il grattacielo dagli occupanti - con la speranza, anzi la precisa intenzione di farmi investire da questa freschezza, da questa voglia di pensare e progettare qualcosa di bello e duraturo, magari non in termini di tempo assoluto ma di impronta lasciata sul terreno. Sono andato così, inerme e senza scudi, e ci hanno lanciato dietro le parole "dispositivo biopolitico". C'era un'"assemblea cittadina" e ci hanno lanciato addosso espressioni come "la repressione poliziesca". Mi aspettavo di sentire "comitato scientifico" e invece mi sono giunte alle orecchie cose come "assemblea senza un fronte". Mi aspettavo di sentire parlare di progetti, idee e curatori, ma ho ascoltato solo distinguo tra un non meglio precisato "noi" e  un ben definito "loro", i cattivi senza volto là fuori. Più che l'alveo di un neonato fiume di cultura contemporanea, una risacca del peggio che si può ricavare mandando di traverso l'opera di Michel Foucault. Non lo nego, ci sono rimasto male. Specie perché sono quindici anni che assisto in varie forme e contesti a questo genere di sproloqui senza un punto e speravo sinceramente che, per una volta, Macao fosse qualcosa di diverso da un'Okkupazione con il placet "semi-ufficiale" del Comune.

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