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Come stimare la massa della Via Lattea

Geek   17.03.19  
La Via Lattea
La Via Lattea

Combinando i dati di del telescopio spaziale Hubble e del satellite Gaia dell'ESA, i ricercatori hanno migliorato la stima della massa della Via Lattea ora fissata a 1,5 trilioni di masse solari con un'estensione di circa 129.000 anni luce dal centro galattico.
Circa l'84% dell'intera massa è costituita da materia oscura. I 200 miliardi di stelle della galassia rappresentano il 4% del totale. Il restante 12% consiste in materiale non stellare come nebulose, pianeti, comete, asteroidi, ecc.
Secondo la stima il buco nero supermassiccio nel centro della Via Lattea rappresenta circa 4 milioni di masse solari.

Per misurare la massa della materia oscura, il team di astronomi e fisici guidato da Laura Watkins dell'European Southern Observatory ha rilevato le velocità e i movimenti degli ammassi globulari che orbitano attorno alla Via Lattea.

Quanto più massiccia è una galassia, tanto più velocemente i suoi ammassi globulari si muovono sotto la spinta della sua gravità. La maggior parte delle misurazioni precedenti ha rilevato la velocità con cui un gruppo si avvicina o si allontana dalla Terra, cioè la velocità lungo la nostra linea di vista. Tuttavia, siamo stati in grado di misurare anche il moto laterale degli ammassi da cui è stato possibile calcolare la velocità totale e di conseguenza la massa galattica.

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Il Pi greco e il concetto di infinito

Geek   14.03.19  
Le prime cifre decimali del Pi greco
Le prime cifre decimali del Pi greco

Nel suo libro di prossima uscita Infinite Powers: How Calculus Reveals the Secrets of the Universe, Houghton Mifflin Harcourt racconta come la costante Pi abbia aperto all'umanità la strada per familiarizzare e comprendere matematicamente il concetto di infinito.

Come proporzione, il Pi greco è stato usato fin dai tempi dei Babilonesi, ma fu il geometra greco Archimede, circa 2.300 anni fa, che per primo dimostrò come stimare rigorosamente il valore di pi. Tra i matematici del suo tempo, il concetto di infinito era tabù; Aristotele aveva cercato di bandirlo per essere troppo paradossale e logicamente infido. Nelle mani di Archimede, tuttavia, l'infinito divenne un cavallo di battaglia matematico.

Lo ha usato per scoprire l'area di un cerchio, il volume di una sfera e molte altre proprietà di forme curve che avevano messo in discussione i migliori matematici prima di lui. In ciascun caso, ha approssimato una forma curva utilizzando un gran numero di piccole linee rette o poligoni piatti. Le approssimazioni risultanti erano oggetti poligonali e sfaccettati che davano una visione fantastica delle forme originali, specialmente quando immaginava di usarne infiniti, con lati infinitesimamente piccoli nel processo.

Nel cercare di domare l'infinito Archimede ha aperto la strada al mondo moderno.

In ogni campo dello sforzo umano, dalla chirurgia plastica ricostruttiva alla simulazione dell'aria che scorre oltre l'ala di un jet, miliardi di minuscoli elementi discreti rappresentano una realtà intrinsecamente fluida e analogica. Tutto è iniziato con il calcolo di Pi. Il Pi greco rappresenta un limite matematico: un'aspirazione verso la curva perfetta, un progresso costante verso una stella irraggiungibile. Esiste, chiaro come la notte, senza una fine.

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Il futuro del web attraverso le sue sfide attuali

Geek   12.03.19  
Tim Berners-Lee
Tim Berners-Lee

Nel 30° anniversario di una delle tecnologie più dirompenti della civiltà umana, il suo creatore Tim Berners-Lee affronta le sfide che il web dovrà superare per continuare a evolversi in un ambiente aperto e costruttivo capace di connettere e non dividere, di diffondere conoscenza e non propaganda.

Il web è diventato una piazza pubblica, una biblioteca, uno studio medico, un negozio, una scuola, uno studio di progettazione, un ufficio, un cinema, una banca e molto altro ancora. Ovviamente con ogni nuova funzionalità, ogni nuovo sito web, il divario tra chi è online e chi non lo fa aumenta, rendendo ancora più indispensabile rendere disponibile il web per tutti.

E mentre il web ha creato opportunità, dato voce a gruppi emarginati e reso più facile la nostra vita quotidiana, ha anche creato opportunità per i truffatori, dato voce a coloro che diffondono odio e reso più facile commettere ogni tipo di crimine.

Sull'onda continua di notizie riguardanti l'uso improprio del web è comprensibile che molte persone si sentano spaventate e diffidino dei reali benefici di questo strumento. Ma dato quanto il web è cambiato negli ultimi 30 anni sarebbe disfattista e privo di fantasia assumere che il web come lo conosciamo non possa essere cambiato in meglio nei prossimi 30. Se rinunciamo a costruire un web migliore ora non sarà stato il web ad averci deluso. Noi avremo deluso il web.

Per affrontare questo problema dobbiamo comprendere quali meccanismi si siano inceppati. Ne vedo chiaramente tre che interessano il web di oggi:

1. Intenzioni deliberate e malevoli, come attacchi e violazioni dirette da stati sovrani, comportamenti criminali e molestie online.

2. Un sistema progettato per creare incentivi perversi in cui viene sacrificato il valore dell'utente, come i modelli di reddito basati su annunci che premiano commercialmente il clickbait e la diffusione virale di disinformazione.

3. Conseguenze negative e non intenzionali nei rapporti sociali, come la facile indignazione e la polarizzazione delle idee e la qualità delle conversazioni online.

Mentre la prima categoria è impossibile da sradicare completamente, possiamo creare sia leggi che codici per minimizzare questo problema, proprio come abbiamo sempre fatto offline. La seconda categoria ci impone di ridisegnare i sistemi in modo tale da modificare gli incentivi. E infine per l'ultima categoria si richiede una ricerca per capire i sistemi esistenti e modellarne di nuovi o modificare quelli già esistenti.

Non si può incolpare un solo governo, un social network o lo spirito umano. Le narrazioni semplicistiche rischiano di esaurire la nostra energia mentre inseguiamo i sintomi di questi problemi invece di concentrarci sulle loro cause profonde. Per farlo, avremo bisogno di unirci come una comunità web globale.

In momenti cruciali, generazioni prima di noi hanno intensificato il lavoro insieme per un futuro migliore. Con la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, diversi gruppi di persone sono stati in grado di concordare principi essenziali. Con la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare e il Trattato sullo Spazio Extra-Atmosferico, abbiamo preservato nuove frontiere per il bene comune. Anche ora, dal momento che il web rimodella il nostro mondo, abbiamo la responsabilità di assicurarci che sia riconosciuto come un diritto umano e costruito per il bene pubblico. Questo è il motivo per cui la Web Foundation sta lavorando con i governi, le aziende e i cittadini per costruire un nuovo contratto per il web.

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Il fenomeno atmosferico chiamato STEVE

Geek   05.03.19  
STEVE, Strong Thermal Emission Velocity Enhancement
STEVE, Strong Thermal Emission Velocity Enhancement

STEVE, per gli amici Strong Thermal Emission Velocity Enhancement, è stato scoperto per caso grazie alle immagini scattate da alcuni fotografi che osservavano aurore boreali.
Questo particolare fenomeno atmosferico era stato inizialmente confuso proprio con una comune aurora polare, sino a quando non è stato osservato anche molto più a sud nei cieli del Canada a latitudini dove questi fenomeni si presentano di rado.
STEVE si manifesta nel cielo notturno come una striscia sottile e luminosa color porpora con propaggini bianche e verdi.

L'unicità di Steve risiede in alcuni dettagli: mentre il processo di creazione su larga scala è lo stesso di quello di un'aurora, Steve percorre linee del campo magnetico terrestre diverse rispetto all’aurora. Tutte le immagini e i video raccolti mostrato che Steve appare a latitudini molto più basse. Ciò significa che le particelle cariche che creano Steve si collegano a linee di campo magnetico che sono più vicine all'equatore terrestre, ed è per questo che Steve viene spesso visto anche nel Canada meridionale. Forse la sorpresa più grande è apparsa nei dati satellitari, dai quali si evince che Steve è originato da un flusso di particelle estremamente calde che si muovono rapidamente, chiamate Said (sub auroral ion drift, deriva sub aurorale di ioni). Gli scienziati stanno studiando queste particelle dal 1970, ma non pensavano che avessero una controparte ottica. I satelliti Swarm hanno registrato informazioni sulle velocità e le temperature delle particelle cariche, ma non avendo imager a bordo, non hanno potuto fare foto dall'alto.

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I microrganismi protagonisti nella produzione del formaggio

Geek   22.02.19  

Il formaggio ha una storia plurimillenaria che ha le sue radici culturali in Europa, ma solo di recente gli scienziati hanno iniziato a sollevare il velo di mistero che copriva l'esatto apporto funzionale dei batteri lattici e degli altri microrganismi durante il processo produttivo e di stagionatura.
Sequenziando il DNA di questi microrganismi i ricercatori saranno in grado di comprendere in che modo la crescita batterica e le differenti specie sono capaci di favorire e modificare il gusto, la consistenza, gli aromi e l'intero processo produttivo del formaggio.

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La foto della Luna composta da 50.000 scatti

Geek   21.02.19  
La Luna fotografata da Andrew McCarthy
La Luna fotografata da Andrew McCarthy

Questa fotografia della Luna è composta da circa 50.000 scatti e ha una risoluzione di 81 megapixel.
Per realizzarla l'astrofotografo amatoriale Andrew McCarthy ha utilizzato una fotocamera Sony A7 II per catturare la terra e le stelle, mentre ha impiegato una ZWO ASI 224 MC abbinata a un telescopio Orion XT10 per fotografare ogni singolo dettaglio del nostro satellite naturale.
McCarthy ha avuto bisogno di scattare così tante immagini per ottenere una fotografia più nitida possibile riducendo al minimo l'effetto del seeing, ovvero gli effetti dovuti all'atmosfera che peggiorano la qualità delle immagini di oggetti astronomici scattate dalla superficie terrestre.

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I 15 anni di esplorazione marziana del rover Opportunity

Geek   14.02.19  

Il riassunto dei 15 anni trascorsi dal rover Opportunity a esplorare la superficie di Marte nel video del JPL e nell'infografica del New York Times.

Atterrato sul quarto pianeta del sistema Solare il 25 gennaio 2004 alle 05:05 UTC, tre settimane dopo il rover gemello Spirit, Opportunity ha prolungato la durata della sua missione di oltre cinquanta volte il tempo stimato.
Durante la sua lunga attività, la più longeva della storia marziana con più di 5498 sol, ha rilevato il primo meteorite precipitato su un altro pianeta lo Heat Shield Rock, ha esplorato e analizzato per due anni il cratere Victoria e successivamente il cratere Endeavour.
Il 13 febbraio 2019 la NASA ha ufficialmente concluso la missione dopo i falliti tentativi di contatto con il rover, bloccato dal 10 giugno 2018 a seguito di una tempesta di sabbia che ne aveva oscurato i pannelli solari.

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Un sorvolo ravvicinato della luna Europa

Geek   12.02.19  

In attesa dell'arrivo delle sonde Jupiter Icy Moons Explorer (JUICE) dell'ESA ed Europa Clipper della NASA, i cui lanci sono pianificati tra il 2022 e il 2025, l'ingegnere del JPL Kevin Gill ha utilizzato le immagine raccolte dalla sonda Galileo per realizzare questa animazione del flyby di Europa.

Europa è il quarto satellite per dimensioni di Giove e il sesto dell'intero sistema Solare.
Di poco più piccola della Luna, Europa è composta principalmente da silicati con una crosta costituita da acqua ghiacciata che probabilmente ricopre uno o più oceani liquidi; la sua tenue atmosfera è composta principalmente da ossigeno.
Un'altra particolarità di questo satellite naturale è rappresentata dalla sua superficie così poco craterizzata e liscia da non avere eguali tra gli oggetti del nostro sistema stellare.

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Facebook ha 15 anni

Geek   07.02.19  
I 15 anni di Facebook in emoticon
I 15 anni di Facebook in emoticon

Dai successi eclatanti alle rovinose ritirate. Il business planetario del più utilizzato e influente social network a quindi anni dal lancio.

L'era di Facebook raccontata da Wired.

Quindici anni fa questa settimana, lo studente di Harvard Mark Zuckerberg creava TheFacebook.com, un social network per studenti universitari che somigliava molto a Friendster o Myspace. La società si trasferì dalla sua stanza nel dormitorio del campus alla Silicon Valley pochi mesi dopo e iniziò ad espandersi in altre università. All'inizio, Zuckerberg non aveva preso troppo sul serio il suo ruolo. Il suo primo biglietto da visita recitava: "I'm CEO... bitch".

Un decennio e mezzo dopo, le app di Facebook ogni mese sono utilizzate da circa un terzo della popolazione mondiale. La società ha acquisito o schiacciato la maggior parte dei suoi principali concorrenti, tra cui Instagram, WhatsApp e Snapchat. Ora è equivalente a circa sette Twitter in termini di utenti attivi mensili. Facebook è il sito dove quasi la metà degli americani cerca notizie di attualità, il luogo in cui milioni di organizzazioni non profit raccolgono donazioni, la sede per la propaganda di stato e dove le persone annunciano i loro impegni, la nascita dei loro figli o persino i loro divorzi. È forse il più grande archivio di informazioni personali sull'umanità che sia mai esistito.

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L'evoluzione dell'alfabeto

Geek   04.02.19  
L'evoluzione dell'alfabeto in infografica
L'evoluzione dell'alfabeto in infografica

Matt Baker grazie a una comoda infografica mostra e riassume l'evoluzione degli alfabeti a partire dal proto-sinaitico, un alfabeto lineare formato da 23 segni distinti ipoteticamente derivato dai geroglifici egizi in cui più della metà dei segni può essere fatta risalire a un prototipo egiziano.
I segni del proto-sinaitico usano per acrofonia una derivazione dai geroglifici fonetici egiziani per trascrivere una lingua semitica assegnando il suono del geroglifico al segno della lingua semitica. Un esempio è il pittogramma pronunciato *bēt, che rappresenta una casa, trascritto nel fonema /b/. Questo nome è rimasto per designare la lettera nell'alfabeto ebraico e successivamente trasmesso al greco antico. La lettera β si pronuncia infatti βητα, beta.

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