La Germania ha scelto la stabilità, la responsabilità e l'Europa premiando per la terza volta Angela Merkel (la seconda donna nella UE dopo Margaret Thatcher a ottenere un mandato di dodici anni) e i partiti maggiori.
La CDU, vicinissima alla maggioranza assoluta dei seggi al Bundestag, ottiene il miglior risultato dalla Riunificazione con oltre 9 punti percentuali in più rispetto alle elezioni 2009 e sopra il 40% come non capitava da 20 anni.
La SPD di Peer Steinbrueck cresce di un 3% rispetto alle scorse elezioni, ma si ferma a poco più di un quarto dell'elettorato.
I liberali del FDP, guidati dal ministro degli esteri Guido Westerwelle e dal vicecancelliere Philipp Roesler, per la prima volta dalla metà degli anni '40 restano fuori dalla camera bassa perdendo quasi il 10% dei consensi. È l'unica nota stonata della giornata per la cancelliere Merkel probabilmente costretta a formare un governo di larghe intese.
Pessimo risultato di Verdi e Linke. Puntare sulla crisi dell'euro e dell'Unione non ha retto di fronte all'esperienza quotidiana dell'elettore medio e ha spaventato quella parte della base meno nostalgica. I Pirati evaporano dal panorama politico tedesco e il partito anti integrazione europea AFD, da molti indicato come il termometro del sentimento europeista in Germania, non riesce a entrare in parlamento.
L'euroscetticismo nella dinamica Germania non paga. Archiviate le elezioni possiamo tornare a concentrarci sul rilancio dell'Europa, dell'euro e dell'unione bancaria.
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