Emozioni, sorprese, sensazioni, prime eliminazioni e temporali nella seconda giornata della fase a gironi di Euro 2012.
Le foto del primo turno di Euro 2012.
Emozioni, sorprese, sensazioni, squadre materasso, glorie senza età nella prima giornata della fase a gironi di Euro 2012.
Il liveblog dell'Irish Times sui risultati del referendum che chiede ai cittadini irlandesi di esprimersi sul trattato fiscale europeo.
[12:10] Secondo la Reuters il risultato definitivo del referendum sarà a favore del sì. Una boccata di ossigeno per l'Europa.
Giovedì 31 maggio gli irlandesi saranno chiamati alle urne per esprimersi sul trattato fiscale europeo.
L'Irish Times si schiera per il sì e ne motiva le ragioni.
Come abbiamo fatto in occasione di quasi tutti i sette referendum sull’integrazione alla Cee/Ce/Ue che sono stati proposti al popolo irlandese, l'Irish Times raccomanda di nuovo di votare "sì". E questo non per un'incurabile e acritica eurofilia, bensì per una pragmatica valutazione degli interessi vitali dell'Irlanda e per la sensazione, soprattutto, che ci siano cose che facciamo meglio da soli e altre che possono essere fatte soltanto insieme ai nostri partner europei.
La realizzazione dell'unione monetaria è un caso molto esemplificativo. Il voto di domani verte proprio su questo compito lasciato a metà - un uccello non può spiccare il volo con un'ala sola - quello che ci fornirà le premesse fiscali per una solidità su scala europea che dovrà garantire la sicurezza dei capitali, in cui i paesi dell'euro saranno in grado di ottenere prestiti a tassi di interesse sostenibili. E questo non è uno strano concetto di matrice tedesca, ma un fatto reale della vita economica.
Non esiste niente di gratuito. I soldi facili comportano un prezzo che tutti gli stati membri dell'euro dovranno pagare - con disciplina fiscale, solida gestione e anche qualche sacrificio. Questa è la motivazione di fondo sia del trattato che siamo chiamati a votare sia del carattere condizionale dell’accesso ai fondi dell'Esm, il Meccanismo per la stabilità europea, di cui potremmo benissimo tornare ad avere bisogno.
Questo non è - come i sostenitori del no vorrebbero farci credere - un "trattato delle banche" o un "trattato degli speculatori", ma un trattato che consentirà agli stati europei di associarsi tutti insieme contro i capricci degli speculatori, per dar vita a una valuta di peso e stabilità sufficienti a resistere ai loro attacchi.
La regina Elisabetta II del Regno Unito in visita a Dublino. E' la prima monarca britannica a mettere piede sul suolo irlandese da cento anni.
Gli irlandesi puniscono in massa il Fianna Fail del premier uscente Brian Cowen, accusato di aver portato il paese sull'orlo della bancarotta, che crolla al 15%, e incoronano Enda Kenny del Fine Gael con il 36% dei suffragi.
E' il miglior risultato degli ultimi 28 anni.
L'Irlanda che vuole uscire quanto prima dalla crisi finanziaria si aspetta ora un nuovo governo forte e stabile. Per far questo Kenny dovrà allearsi con i laburisti, dell'ex sindacalista Gilmore (al 20%).
Obiettivo primario del nuovo governo irlandese sarà rinegoziare con Bruxelles il piano di salvataggio messo a punto dal precedente esecutivo e giudicato negativamente da tutta l'opposizione per i suoi effetti lacrime e sangue nelle tasche dei cittadini e sullo sviluppo.
Il partito dei Verdi irlandesi ha annunciato l'uscita dall'esecutivo guidato dal primo ministro Brian Cowen, dopo che lo stesso Cowen ieri aveva annunciato di rinunciare alla leadership del partito per concentrarsi sugli impegni del governo.
I Verdi hanno comunque assicurato l'appoggio esterno al pacchetto di austerity, le misure di stimolo all'economia per risollevare il paese dalla crisi finanziaria.
Con l'uscita dei Verdi le elezioni anticipate si avvicinano; la precedente data, fissata all'11 marzo, appare infatti ormai troppo lontana.
Nel frattempo mercoledì pomeriggio si riunirà la direzione del Fianna Fail per eleggere un nuovo leader.
Quattro i candidati in gioco.
L'attuale ministro delle Finanze Brian Lenihan.
Michael Martin, dimessosi la settimana scorsa dall'incarico di ministro degli esteri.
Eamon O Cuiv, ministro della difesa.
Mary Hanafin, ministro per il turismo, la cultura e lo sport e capo del dipartimento del governo per le imprese, il commercio e l'innovazione.
La vittoria del sì nel referendum irlandese sul Trattato di Lisbona vedrà la Francia e la Germania in prima fila a spingere rapidamente verso la piena e completa entrata in vigore della costituzione (mi piace ancora chiamarla così) europea.
I primi passi saranno la nomina del Presidente d'Europa e del "ministro" per gli affari esteri dell'Unione.
A quanto pare la presidenza potrebbe ricadere su Tony Blair, che vanta appoggi in mezza Europa. Sempre che riesca e si riesca a zittire gli altrettanto numerosi nemici.
Nemici che tramano sin nel cuore della cara e vecchia Londra. William Hague, ministro ombra conservatore, ha difatti affermato che i tories sarebbero pronti a cercare alleanze in tutta Europa pur di bloccare la sua nomina.
Il secondo papabile (altamente papabile) alla presidenza è il premier belga Hermann Van Rompuy. Lì in zona si distinge anche Jan-Peter Balkenende, attuale primo ministro olandese.
Sarà un voto di scambio tra socialdemocratici e cristiano-democratici. Una carica a testa.
Il posto di capo della politica estera dell'Unione Europea (e vice-presidente della Commissione europea), attualmente diviso tra il socialdemocratico spagnolo Javier Solana e Benita Ferrero-Waldner, austriaca e cristiano-democratica, andrà alla parte avversaria. Qualcuno punta sul ministro degli Esteri britannico David Miliband, un azzardo? Resta il fatto che per il momento Miliband non è disponibile.
Tra un mese, nel vertice di Bruxelles, il destino dell'Europa verrà deciso a porte chiuse. Klaus permettendo.
A quanto pare - dal primo exit poll - l'Irlanda si avvia alla ratifica del Trattato di Lisbona.
E' bastato sbattere il naso su una crisi economica globale per mettere la testa a posto.