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I post con tag "Onu" archivio

L'UNESCO e la Palestina

Res publica   31.10.11  

Tatticismi in vista del pronunciamento all'Assemblea Generale per il riconoscimento dello stato di Palestina hanno portato allo storico voto di oggi dell'UNESCO, a Parigi, che ha riconosciuto il ruolo del paese medio orientale come membro a pieno titolo dell'organismo culturale delle Nazioni Unite.

Contrari gli americani - che congeleranno per protesta la prossima tranche di finanziamenti all'UNESCO - e altri 13 stati, tra cui ovviamente Israele.
L'Europa si presenta divisa con la Francia a condurre il fronte del sì, la Germania a votare no e l'Italia che si astiene indebolendo la sua storica forte relazione con il Medio Oriente.

Un voto che regolarizza uno status quo in seno all'UNESCO, ma che complica e non poco il percorso di pace tra Israele e stato palestinese.

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Diritto di reprimere

Res publica   05.10.11  

Il voto contrario di Russia e Cina alla risoluzione, proposta dall'Europa, che chiedeva la cessazione delle repressioni in Siria, dove le vittime sono ormai più di 2.700, evidenzia una volta ancora il problema di avere due dittature in seno al Consiglio di Sicurezza dell'ONU con diritto di veto.

La riforma in senso democratico delle Nazioni Unite è quanto mai urgente.

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La Palestina alle Nazioni Unite

Res publica   16.09.11  

Daniel Levy tenta di ricostruire i possibili scenari che si svilupperanno quando Mahmoud Abbas, presidente dell'ANP, presenterà la richiesta per un seggio palestinese all'Assemblea Generale dell'ONU.

While the relentless pace of developments in the Middle East shows little sign of flagging, the region will briefly cast its gaze to New York next week -- with the backdrop for the next installment on Israel-Palestine being provided by Manhattan's East side digs of the United Nations. Any thoughts of the Arab awakening "proving" that Palestine was in fact a marginal concern in the region were unequivocally banished in recent weeks. To imagine that a popular Arab push for democracy, freedom, and dignity would ignore Israel's denial of those same aspirations for Palestinians was a flight of fancy. The opposite is unsurprisingly proving true -- Arab democracy will be less tolerant of Palestinian disenfranchisement than was Arab autocracy.

What is actually likely to happen to the Palestinian effort at the United Nations and what might it mean for all concerned?

Even at this late stage it is unclear exactly which U.N. option, if any, the Palestinian Liberation Organization (for it is the PLO that is still the diplomatic-political address for the Palestinians) will pursue. That should not be such a surprise -- opacity is part of any negotiation and last minute decisions are the bread and butter of international diplomacy, in this case compounded by the uncertainty and absence of a clear strategy on the part of the Palestinian leadership. Their U.N. options basically fall into three baskets: do nothing, go for membership at the Security Council, or go for an upgrade at the General Assembly.

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L'Europa parlerà all'ONU

Res publica   04.05.11  

Le Nazioni Unite cambiano idea concedendo il diritto di parola all'Assemblea Generale al rappresentante dell'Unione Europea, grazie al nuovo status di super osservatore.
Nessun diritto di voto e il candore di Catherine Ashton sul futuro diplomatico dell'UE all'ONU.

I believe in the collaboration between the European Union and the United Nations and I have made it part of my remit to ensure that the European Union works as closely as possible with the United Nations as we seek to rise to the challenges that we face across the world.

Una svolta epocale che inciderà sulla struttura stessa dell'organizzazione.
Permettere a Herman Von Rompuy di parlare dal palco dell'Assemblea rappresentando buona parte del continente apre le porte ai blocchi regionali dall'Unione Africana alla Lega Araba, superando il concetto di Stati.

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Uno stato palestinese a settembre

Res publica   13.04.11  

E' probabile che a settembre, quando si riunirà l'Assemblea Generale dell'ONU, una forte maggioranza di stati possa pronunciarsi - così come chiesto dall'Autorità nazionale palestinese - a favore del riconoscimento di uno stato di Palestina all'interno dei confini del 1967.

L'analisi del giornalista francese Bernard Guetta ripresa da Internazionale.

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Andiamo a prendere Gheddafi

Res publica   17.03.11  

Il ministro francese Alain Juppé alle Nazioni Unite

Mentre le truppe del colonnello Gheddafi si preparano a bombardare Bengasi, in quello che fino a qualche ora fa era considerato l'atto finale della rivoluzione libica, le Nazioni Unite approvano la risoluzione 1973 che prevede tutte le misure necessarie per proteggere i civili in Libia, tranne l'occupazione militare. Dieci i voti a favore e cinque gli astenuti, Russia, India, Brasile, Germania e Cina.
Via dunque alla no fly zone. Le operazioni per istituirla potrebbero partire già dalle prossime ore.
NATO, Lega Araba e paesi africani saranno i principali attori sul campo.
Sigonella e Napoli molto probabilmente potrebbero diventare le basi di punta per le missioni di guerra e ricognizione.

Le sorti del leader libico si ribaltano ancora una volta e ora nella città assediata la folla può tornare a scendere in strada per festeggiare.

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La risposta del mondo alla crisi libica

Res publica   09.03.11  

Resta confusa la situazione strategica nella parte occidentale della Libia, dove le truppe fedeli al colonnello Gheddafi da quasi una settimana tentano una controffensiva per riprendere le città conquistate dai ribelli.
Zone d'ombra che si riproporrebbero anche all'interno della stessa famiglia del leader libico, dove non tutti sarebbero d'accordo a continuare il sistematico massacro contro i rivoltosi.

Si delinea meglio invece, ad ogni ora che passa, la strategia della comunità internazionale in risposta alla crisi. USA e UE sembrano ormai d'accordo nello stabilire una zona di interdizione al volo sopra la Libia.
Una risoluzione per istituirla sarebbe pronta per essere presentata al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Unione Africana e Lega Araba - in un primo momento contraria all'ipotesi - avrebbero raggiunto un accordo di massima per un intervento a guida NATO, ascoltate anche le richieste degli stessi ribelli.
La Cina fa sapere, in via del tutto confidenziale, di essere pronta a sostenere la no-fly zone. La Russia tentenna in attesa di capire quale opzione favorirebbe maggiormente i suoi interessi.
Verrebbe esclusa per il momento ogni azione militare di terra, considerata controproducente sia sotto il profilo politico dall'Unione Europea sia dal punto di vista militare dalla stessa Alleanza atlantica.

Per rendere efficace e sicura la no-fly zone sarebbe comunque necessaria una preventiva missione aereo navale per colpire stazioni radar, difese antiaeree e antimissile e un bombardamento delle piste di decollo dei caccia libici.
Una missione che necessariamente vedrebbe in prima linea le basi aeree italiane e il upporto logistico della portaerei Cavour, nonché l'impiego di unità navali della NATO con manovre dalla base di Napoli. Gli USA sono già presenti davanti alle coste della Libia con due navi portaelicotteri e intercettori a decollo verticale.

Questo spiega la confusione delle dichiarazioni ministeriali in una crescente paura per la mancanza di capacità e strategie che possano preservare gli interessi del paese davanti agli impegni internazionali e dall'imbarazzo per gli stretti legami personali tra il premier Berlusconi e Gheddafi. ENEL intanto fa sapere che il protrarsi della crisi potrebbe causare problemi di approvigionamento a partire dal prossimo inverno.

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Ora l'ONU bracca Gheddafi

Res publica   27.02.11  

L'ONU si esprime all'unanimità. La risoluzione numero 1.970 stabilisce le sanzioni contro Gheddafi e i suoi familiari, mentre Stati Uniti e Unione Europea sono pronti a sostenere gli insorti.

In dettaglio si prevede il blocco dei beni del rais, otto dei suoi figli, due cugini e undici esponenti del regime di Tripoli.
L'embargo alle vendite di armi.
Un possibile e auspicabile coinvolgimento della Corte penale internazionale dell'Aja per i crimini di guerra e contro l'umanità.
Per il momento l'uso delle armi è escluso esplicitamente nel documento. Il riferimento esplicito all'articolo 41 della Carta non lascia dubbi. A volerlo Russia e Cina.

Il mondo non concederà l'impunità al leader libico per i suoi crimini. Il messaggi è forte. Il Consiglio di Sicurezza compatto.
E' un primo passo, ma è quello nella giusta direzione.

A Bengasi si forma il governo provvisorio sotto la guida dei comitati che gestiscono le città liberati e l'influenza dell'ex ministro della Giustizia Mustafa Abdeljalil.
Il governo provvisorio ha decretato che la capitale resterà Tripoli e che il clan Gheddafi è stato perdonato. Solo il rais pagherà per le sofferenze del popolo.
Intanto nella capitale regna una clama irreale, mentre truppe fedeli al regime cercano di sfondare con una controffensiva a Misurata.

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L'interventismo in Libia

Res publica   24.02.11  

Le ragioni di Rocca, dalle pagine del Sole 24 Ore, per un auspicato intervento italiano e internazionale in Libia, mentre il regime di Gheddafi è intento a sedare la rivolta a colpi di artiglieria ad al-Zawiyah, trenta chilometri a ovest di Tripoli.

Le dichiarazioni italiane, le prese di posizione europee, le condanne delle Nazioni Unite non bastano. Mettere in guardia sul rischio del fondamentalismo islamico, nel caso il regime quarantennale di Muammar Gheddafi dovesse finalmente cadere, non serve assolutamente a nulla se, nel frattempo, a Bengasi e a Tripoli e nelle altre città libiche le milizie del Colonnello continuano a sparare ad altezza d'uomo sui manifestanti. La priorità è fermare il massacro, poi contenere gli effetti dell'inevitabile caduta del regime e, infine, aiutare il processo di ricostruzione del paese. Questo è il nostro interesse nazionale, oltre che la cosa giusta, etica e morale da fare.

[...] L'idea del ministro Franco Frattini, secondo cui non è compito dell'Europa interferire negli affari interni della Libia, non è solo miope, sbagliata e fondata sull'illusione che il regime alla fine si salverà. E' anche diametralmente opposta a un'ormai consolidata politica estera italiana, condivisa dai governi di centro-sinistra (Somalia, Serbia, Albania, Libano) e di centro-destra (Iraq e Afghanistan) e incentrata sul diritto all'ingerenza democratica e sul dovere d'intervenire per fermare i massacri a pochi chilometri di distanza da casa nostra.

[14:34] Secondo Anders Fogh Rasmussen, segretario generale della NATO, l'Alleanza atlantica non ha alcun piano di intervento in Libia.

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